Walter Veltroni è il primo politico italiano a scrivere sul successo dei manga

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Walter Veltroni | Foto: Andreas Caranti via Wikipedia

Walter Veltroni, vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 1996 al 1998, segretario del Partito Democratico dal 2007 al 2009 e sindaco di Roma dal 2001 al 2008, ha dedicato una riflessione al fenomeno dei manga.

Sulle pagine del Corriere della sera dell’1 novembre, ha scritto infatti un articolo intitolato “Perché i manga hanno conquistato i nostri ragazzi”, in cui descrive il recente exploit dei fumetti giapponesi, che negli ultimi mesi hanno conquistato spazio tra gli scaffali delle librerie generaliste – «alcuni direttori di libreria mi hanno detto che il settore ormai arriva a costituire quasi il trenta per cento del loro fatturato», scrive – e scalano le classifiche di vendita dei libri, arrivando perfino nelle prime posizioni.

Per un leader politico di primo piano come Walter Veltroni, che comunque in passato è stato attento ai fenomeni e alle culture giovanili, questo interesse verso il manga è qualcosa se non inedito quantomeno inaspettato. Veltroni nel suo articolo analizza il successo del fumetto giapponese cercando di farne un racconto per tutti. Parte dal verso di lettura – da destra a sinistra – e arriva ai contenuti: «Le storie sono sempre intrise di una violenza parossistica e perciò irreale ma c’è chi scorge, nella struttura narrativa, una critica ai modelli formativi giapponesi fondati esclusivamente sull’agonismo sociale e, in generale, una sollecitazione alla dimensione comunitaria come risposta alla società violenta che viene evocata e sublimata».

Veltroni cita inoltre Dead Tube di Mikoto Yamaguchi e Tota Kitakawa (J-Pop) come esempio di manga che parla ai più giovani attraverso una storia incentrata su un gioco mortale, il web e i social media e ne traccia un parallelismo con il successo della serie tv Squid Game di Netflix, che lo porta a spingersi più in là fino al soft-power coreano trascinato dalla passione per il K-Pop, musica che pian piano in Italia sta conquistando sempre di più ragazze e ragazzi.

Veltroni parla poi di cambio di influenze generazionali e globalizzazione. Se nella storia dell’attenzione politica verso i nuovi fenomeni culturali giovanili in Italia ci si è concentrati quasi sempre sull’immaginario americano, negli ultimi due decenni di globalizzazione la cultura orientale, tra cui manga e anime, ha conquistato uno spazio e una rilevanza di cui la politica finora si è perlopiù disinteressata, con una breve eccezione negli anni Novanta per ragioni di preoccupazioni morali relative alla violenza e all’erotismo di alcuni cartoni animati, che al tempo generarono diverse polemiche giornalistiche.

«Non ho un giudizio definitivo sul fenomeno culturale in corso. Forse mi inquieta, ma non mi indigna», chiosa Veltroni. «Non sempre il passato che abbiamo conosciuto è migliore del presente. Se i Camaleonti non erano peggiori di Luciano Tajoli, forse i Måneskin non sono peggiori dei Camaleonti.»

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