“La divina congrega”: gli Avengers di Dante secondo Bonelli

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Prendete una dose abbondante di Divina commedia. Aggiungete una buona cucchiaiata di storia del Rinascimento italiano, un po’ di storia dell’arte, un pizzico di Shakespeare e uno di Omero. A parte, saltate in padella George Romero con Alan Moore e i film degli Avengers. Unite il tutto e pubblicatelo a colori in occasione dell’anno dantesco che si sta per chiudere. Il risultato è La divina congrega di Marco Nucci, Giulio Antonio Gualtieri, Giorgio Spalletta, Matteo Spirito e Francesco Segala. Ovvero il fumetto più chiassoso che abbia mai pubblicato la Bonelli dai tempi di Brad Barron.

Dante novello Nick Fury

La trama ideata da Gualtieri e Nucci è molto semplice (almeno in questo primo episodio, ma dubito che si complicherà troppo): Lucifero vuole conquistare il mondo dei vivi con le sue orde diaboliche. Dante Alighieri, rimasto bloccato all’Inferno dopo aver scritto la Commedia, lo scopre e torna sulla Terra per avvisare gli umani. Sbuca dal Vesuvio quasi due secoli dopo la sua presunta morte e si adopera per organizzare un supergruppo per combattere il maligno.

La sua scelta ricade sui personaggi più straordinari del tardo XV secolo, che messi insieme formano un classico party da gioco di ruolo:

  • Lorenzo il magnifico, ricco, bello, intelligente, onesto, corretto e pure poeta. Il classico frontman combattente legale-buono, insomma.
  • Leonardo da Vinci, l’inventore del gruppo, armato di pistole e bombette.
  • Silvia, la modella della Venere del Botticelli, sexy assassina con la balestra.
  • Otello, mercenario moro a cui si sarebbe ispirato Shakespeare un secolo più tardi, guerrierone con spadone a due mani infuocato (2d6+1 danni + 1d6 danni da fuoco, a spanne).
  • Circe, proprio la stessa maga, immortale, che incontrò Odisseo. Perché serve un caster nel gruppo.
  • Dante stesso, incantatore divino i cui poteri derivano dalla poesia.
  • Cristoforo Colombo, che è solo annunciato in chiusura di volume e che conosceremo nel prossimo.

Chi non è avvezzo a giochi di dadi e schede personaggio perdonerà i termini tecnici, necessari però per far capire lo stile del fumetto. Assomiglia da vicino a una campagna di Dungeons & Dragons che potrebbe scrivere uno studente di Lettere o un liceale rimasto troppo sotto per le spiegazioni del suo prof di italiano.

La storia è davvero lineare, come nelle più classiche sessioni introduttive delle nuove avventure. Il gruppo di sconosciuti assemblato per combattere la minaccia, un primo scontro, una spiegazione del background dell’avventura (e momento per aggiornare le schede, salire di livello e recuperare nuovi equipaggiamenti), un secondo scontro. Se i miei amici non fossero dispersi per il Globo quasi quasi proporrei di masterarla per la 5a edizione 

Dialoghi, disegni e colori sono altrettanto lineari, al servizio della trama. Non ci sono momenti particolarmente estrosi, in cui i disegnatori si sbizzarriscono in trovate inedite. Bastano poche splash page e qualche inquadratura più ardita della media Bonelli per vivacizzare il racconto. Funziona tutto bene come deve, senza picchi né cadute. 

L’unico vero vezzo dei disegnatori si trova nelle scene con i demoni, inventati con un buon gusto per il grottesco dal copertinista Spirito: le tavole “infernali”, e soltanto quelle, sono disegnate da lui a quattro mani (sei mani con il colorista Segala) insieme al collega Spalletta, che da solo ha invece realizzato il resto del volume.

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L’era del fantasy all’italiana

Indubbiamente questo è il momento giusto per pubblicare un fumetto così. Non solo ricorrono i 700 anni dalla morte di Dante, come ci ha abbondantemente ricordato la sequenza di ristampe, nuove pubblicazioni, mostre, mostre, mostre, mostre… (e solo per rimanere in ambito fumettistico), ma è anche un periodo d’oro per il fantasy italiano

C’è tutto un movimento di storie fantastiche ambientate nella nostra penisola o in una sua versione distorta, spesso in un medioevo imprecisato e stereotipato sull’esempio dell’Armata Brancaleone: il cosiddetto “spaghetti fantasy”. Tra gli esempi, il gioco Bruti, di Gipi e il fumetto Aldobrando, suo e di Luigi Critone; l’antologia/manifesto Zappa e spada; Brancalonia, ambientazione per la 5a edizione del gioco di ruolo più famoso, protagonista di un crowdfunding dall’esito più che positivo.

Un filone di questo movimento di scoperta di nuove radici italiane per il fantastico coinvolge proprio l’Alighieri, ad esempio con Inferno, ambientazione dantesca sempre per D&D realizzata dagli stessi autori di Brancalonia, oppure il ciclo Eternal War di Livio Gambarini, con protagonista Guido Cavalcanti e il giovane Dante.

La divina congrega, quindi, entra a pie’ pari in questa nicchia di mercato, che negli ultimi anni si è ritagliata una fetta di pubblico sempre più consistente, grazie soprattutto all’editore Acheron Books che sta dietro alla maggior parte di questi progetti. Sembra chiaro, leggendo il fumetto Bonelli, che gli autori non cerchino di conquistare il pubblico di Tex o quello di Dylan Dog, ma chi si trova le sere intorno a un tavolo a interpretare personaggi dai nomi tipo Marcione il Segaossa o Scannabuoi da Testacava.

Tutta colpa di Philip José Farmer

Se l’ambientazione è tutto sommato poco frequentata – unico fumetto rinascimentale che ricordi è Dago, ma ambientato 100 anni dopo -, l’idea alla base di riunire gli individui notevoli di un’epoca, reali o immaginari, è roba vista e rivista. I lettori di Fumettologica penseranno subito ad Alan Moore e alla Lega degli straordinari gentlemen, team up tra Mina Murray da Dracula, Mr. Hyde, l’uomo invisibile di H.G. Wells, il Capitano Nemo e Allan Quatermain da Le miniere del re Salomone

In realtà gli esempi si sprecano, a partire dai romanzi del ciclo della World Newton Family di Philip José Farmer, scrittore statunitense che nei primi anni Settanta (25 anni prima di Moore) giocava con i personaggi letterari dell’epoca Vittoriana, immaginando che fossero tutti imparentati o comunque legati tra loro: Sherlock Holmes e Watson, Tarzan, Phileas Fogg di Il giro del mondo in 80 giorni, Nemo… Degli stessi anni è La guerra dei mondi di Sherlock Holmes, dei britannici Manly Wade Wellman e Wade Wellman, in cui il detective, insieme al professor Challenger di Il mondo perduto, sconfigge i marziani che invadono la Terra.

Anche in casa Bonelli c’era già un “farmeriano”, ovvero Alfredo Castelli, che dagli anni Settanta, dai tempi di Gli Aristocratici sul Corriere dei Ragazzi, ha organizzato incontri tra i suoi protagonisti e personaggi storici e letterari. Il suo Docteur Mystère è venuto addirittura prima della Lega di Moore, e la serie Storie da Altrove, spin off di Martin Mystère, gioca spesso su questo aspetto: pensate che uno dei numeri migliori ha per protagonista nientemeno Giuseppe Garibaldi che combatte il Fu Manchu. Di recente, sempre in Bonelli, abbiamo avuto persino Cesare Lombroso che indaga sull’assassinio di un protagonista del Libro cuore.

La cosa bella di questo format sono le sue potenzialità infinite. L’importante è stupire con la combinazione più assurda che possa venire in mente: spesso basta questo per portare a casa il risultato. E, in questo, La divina congrega funziona, perché Nucci e Gualtieri shakerano un bel cocktail di personaggi reali e di fantasia

Giocando con la mitologia e le pieghe della storia sono riusciti anche a inventarsi due personaggi femminili bizzarri in un periodo storico che ne era decisamente povero. L’unico difetto, però, è che non hanno rispettato una delle poche regole del gioco: la verosimiglianza storica.

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Il samurai e il fax a Lincoln

Sembra assurdo parlare di verosimiglianza storica in un fumetto in cui Dante torna dall’Inferno per avvisare i vivi di un’invasione di demoni, lo so. Eppure è un meccanismo importante nel gioco ideato da Farmer. Quando scrivi un’opera “alla Newton Family” devi assicurarti che tutti i pezzi si incastrino alla perfezione dal punto di vista temporale, soprattutto se fai uso di personaggi reali. È il principio alla base di quel meme che sostiene che un samurai avrebbe potuto mandare un fax a Lincoln: assurdo, ma plausibile.

Se mandi Garibaldi in missione in America, ad esempio, devi ambientare il fumetto negli anni in cui è stato davvero negli USA. In questo modo sarà più facile menare per il naso il tuo lettore, che godrà doppiamente a immaginare che l’Eroe dei due mondi avrebbe potuto davvero andare in Cina a combattere uno stregone per conto del governo statunitense. Nucci e Gualtieri peccano invece di leggerezza, forse pensando che per un’opera frivola come la loro non sarebbe saltato fuori un precisino a controllare con pignoleria le date. Purtroppo esiste, e ora vi sorbite due paragrafi noiosi.

Non è chiaro quando è ambientata la vicenda raccontata nel fumetto, ma abbiamo due date limite: dopo il 1485, data ipotizzata per la Venere del Botticelli, quadro per cui Silvia ha posato e che Lorenzo dice di aver visto; prima dell’8 aprile 1492, morte del Magnifico. In questi 7 anni, sia Leonardo che Colombo erano in attività, e questo torna. Mentre altri particolari no.

Ad esempio, c’è una grossa discrepanza tra le età di Leonardo e del Magnifico: il primo nel libro è un uomo maturo, e spesso si parla della sua età avanzata, l’altro è giovane e aitante, mentre in realtà l’inventore era più giovane di tre anni rispetto al signore di Firenze, ed entrambi nella storia dovrebbero essere sulla quarantina. Sempre Leonardo parla poi del suo soggiorno a Milano, ormai terminato, ma che invece durò fino al 1499. E ancora, cita un’invenzione che avrebbe realizzato solo nei primi anni del secolo successivo.

Sono ben conscio che si tratta di minuzie, probabilmente licenze poetiche degli sceneggiatori per darci un protagonista giovane e forte e un Leonardo più vicino alla sua iconografia tradizionale. E so anche che non pregiudicano il divertimento nella lettura. La divina congrega non ha alcuna pretesa di storicità, né di essere una serie rivoluzionaria, pietra miliare del fumetto italiano. Non vuole essere più di quello che è, un fumetto divertente, scanzonato, caciarone, in cui Dante e i suoi Avengers rinascimentali spaccano la testa a un po’ di demoni. Intento, ad ora, sicuramente riuscito. Resta solo un po’ di amaro in bocca pensando che il giocattolo avrebbe potuto funzionare ancora meglio.

La divina congrega 1
di Marco Nucci, Giulio Antonio Gualtieri, Giorgio Spalletta, Matteo Spirito e Francesco Segala
Sergio Bonelli Editore, novembre 2021
cartonato, 72 pp., colori
16,00 € (acquista online)

Leggi anche: L’avventura balorda del Docteur Mystère [Recensione]

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