Demon Slayer: Il treno Mugen
Giappone, primi anni del Novecento. La famiglia di Tanjiro, un giovane commerciante di carbone, viene sterminata dai demoni. Unica superstite del massacro è Nezuko, sospesa tra la condizione umana e quella di mostro sanguinario. Il ragazzo deciderà di intraprendere un lungo viaggio alla ricerca di una cura per la sorella e per debellare la minaccia demoniaca. Nello specifico frangente raccontato nel film diretto da Haruo Sotozaki, il protagonista, assieme ai compagni di avventura, dovrà affrontare l’onirico Enmu durante un terrificante viaggio in treno. La minaccia sarà neutralizzata, ma a un prezzo altissimo.
Demon Slayer: Il treno Mugen è di fatto il sequel della prima stagione della serie anime Demon Slayer, a sua volta tratta dall’omonimo manga dalle vendite record. Per goderne è utile conoscere già l’universo creato dal fumettista Koyoharu Gotōge e non necessitare di essere istruiti sui personaggi o sulla storia già trascorsa. Eppure, il primo lungometraggio dedicato al coraggioso Tanjiro si è dimostrato un fenomeno planetario, arrivando a incassare globalmente oltre 500 milioni di dollari.
Si tratta di un risultato straordinario per quello che, alla fine dei conti, non è che un’enorme puntata di transizione tra la prima e la seconda stagione della serie televisiva. Ma quello con cui abbiamo a che fare è un prodotto tecnicamente quasi ineccepibile, dove la consueta goffaggine nipponica nell’integrare modelli 3D all’interno di un contesto tradizionale si alterna a scene di lotta di qualità molto elevata. Già le singole puntate avevano fatto parlare per la cura riposta nei combattimenti – soprattutto nel celebrato diciannovesimo episodio – ma qui tutto viene elevato a un livello addirittura superiore. Non mancano ovviamente la consueta overdose di melodramma, gente che urla come degli ossessi e le occasionali scenette surreali di Zenitsu a stemperare la tensione.
Demon Slayer: Il treno Mugen, che in Italia è disponibile in streaming su Amazon Prime Video e a gennaio 2022 sarà distribuito per tre giorni nei cinema, è sì un prodotto indirizzato principalmente a chi è già fan del lavoro Koyoharu Gotōge, ma anche a chi vuol conoscere un anime in grado di segnare in maniera indelebile l’annata appena conclusa, superando al box-office quanto fatto in precedenza da autori come Hayao Miyazaki e Makoto Shinkai.
(Marco Andreoletti)