Le 10 migliori serie a fumetti del 2021

Dopo la nostra selezione dei migliori fumetti classici pubblicati nel 2021 in Italia, nel riepilogare il meglio di quest’anno ormai prossimo alla conclusione, spostiamo la nostra attenzione verso i migliori fumetti seriali. Tra le nostre scelte per quest’anno, figurano serie che cercano di essere originali, o nella materia del racconto, o nel modo in cui mettono su carta vicende e personaggi di lungo corso.

È una selezione nella quale dominano i giapponesi (come accaduto spesso in questi ultimi anni), grazie a un mix di importanti ritorni come quello di Naoki Urasawa (l’autore di Monster e 20th Century Boys) e qualche sorpresa come Tokyo Revengers di Ken Wakui. Seguono a ruota tutti gli altri, con un autore in particolare – Alessandro Bilotta – a spiccare con ben due titoli: nonostante la chiusura di Mercurio Loi, sembra che l’autore romano non se ne sia rimasto con le mani in mano, raddoppiando addirittura la sua presenza nella nostra lista.

Al suo fianco, trovano spazio altri “habituée” delle nostre selezioni di fine anno come Tom King e Émile Bravo, tra i più interessanti autori contemporanei, alle prese con le loro versioni aggiornate di due ormai classici personaggi rispettivamente del fumetto americano (Rorschach) e francese (Spirou).

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Gli Uomini della Settimana 1, di Alessandro Bilotta, Sergio Ponchione e Nicola Righi (Panini Comics)

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Gli Uomini della Settimana è un fumetto di supereroi sopra le righe fin dalle sue premesse – parliamo di uno scalcinato gruppo di eroi guidati da un reduce della Seconda guerra mondiale il cui unico punto debole è il colore rosa – colto e raffinato come ci si aspettava dai suoi autori. Nonostante il materiale di partenza derivi chiaramente dalla produzione seriale statunitense, l’insieme risulta profondamente radicato in Italia, senza mai rendere pesante o sforzato questo aspetto. Gli eroi di queste pagine sono talmente irrisori da non poter neppure ambire neppure al titolo di uomini dell’anno e devono accontentarsi del titolo settimanale. Vivono di menzogne credendosi artisti e grandi personalità in un mondo totalmente fittizio.

Gli autori costruiscono attorno a questo concetto una narrazione labirintica dove nulla è vero, eppure le conseguenze degli eventi sono reali. Se a un primo sguardo non si è troppo lontani dalla fase revisionista di Grant Morrison – diciamo tra Flex Mentallo e Seaguy – a un’analisi più attenta ci si accorge che il fattore metanarrativo è molto meno preponderante rispetto ai lavori dello sceneggiatore scozzese.

Al di là di una trama delirante, e che ancora deve trovare una forma compiuta, per adesso a colpire sono le decine di trovate buffe e assurde disseminate tra le pagine, che si tratti di giochi di parole o di idee grafiche. Ponchione e Righi interpretano alla perfezione lo spirito della sceneggiatura e alternano soluzioni prese in prestito al fumetto supereroistico statunitense a omaggi al fumetto popolare italiano, senza rinunciare a soluzioni più moderne.

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