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L’ultima storia del Professionista

È andato alle stampe l'ultimo capitolo della serie di 60 libri scritta da Stefano Di Marino/Stephen Gunn, scomparso il 6 agosto di quest'anno

obiettivo sconosciuto segretissimo di marino

Nel mondo dell’editoria un quadrimestre è appena una goccia nel mare. Un movimento minore di un complesso e grande meccanismo a orologeria che tiene assieme i tempi di scrittura, produzione e vendita. Così, sono passati poco più di quattro mesi dalla scomparsa di Stefano Di Marino, conosciuto soprattutto con il nom de plume di Stephen Gunn, autore di decine e decine di romanzi tra cui quelli della serie del Professionista, il cui ultimo capitolo arriva ora in edicola nella collana Segretissimo di Mondadori.

Era il 6 agosto quando Di Marino ha scelto di “spezzare la penna”, suicidandosi pochi giorni dopo aver consegnato in redazione la sua ultima fatica: il romanzo di 220 pagine Obiettivo sconosciuto, numero 1662 della collana dell’avventura, thriller e spionaggio di Mondadori. La trama? È in realtà un assaggio dello stile dell’autore che ha preso i “grandi” della letteratura di azione e spionaggio come esempio: «Chance Renard ricorda chi è e, soprattutto, ricorda chi ha causato il gravissimo trauma che per mesi gli ha cancellato la memoria. Ora cerca vendetta, ma per compierla deve rivivere una drammatica missione in una Hong Kong agitata dai disordini sociali e ancora sconvolta dagli effetti della pandemia».

Il protagonista, cioè il Professionista, è Chance Renard: ex Legione straniera, lavora spesso per la polizia europea e si è ricavato un luogo “tranquillo” a Milano (la stessa città di Di Marino), posto che lui chiama “Gangland” ed è teatro di furibondi scontri di mafie e squadre di criminali.

La vita di Chance Renard è un susseguirsi di missioni estreme, con una serie di personaggi ricorrenti (come Antonia Lake, sua antagonista e partner) e invenzioni linguistiche continue, con l’azione pennellata sapientemente da un artigiano che è riuscito a salire sulla stessa piattaforma dei Jean Bruce (87 romanzi di OSS 117) e Gérard de Villiers (84 romanzi di SAS, Sua Altezza Serenissa Malko Linge, principe delle spie e agente fuori quadro della CIA).

Entrambi questi autori “classici” sono scomparsi e le loro serie interrotte, così come si è interrotta con quest’ultimo romanzo quella scritta negli ultimi 25 anni da Di Marino per il suo personaggio di maggior successo, il Professionista: 105 volumi (secondo alcune biografie ragionate) e una partenza che doveva essere nel mondo del fumetto, per Granata Press, e che poi si è trasformato in un esperimento per Mondadori (cercando di seguire le orme di SAS) sino a diventare un appuntamento fisso ogni due-tre mesi in edicola.

Velocità di scrittura impressionante, grande mestiere, una lingua pirotecnica: il lavoro di Stephen Gunn è destinato a restare nella storia del romanzo d’azione italiano sicuramente e forse anche internazionale. Oggi in edicola l’ultimo volume della serie, forse ci saranno altre storie da concludere che verranno magari affidate ad altri professionisti, di sicuro con il Segretissimo numero 1662 si conclude un’epoca.

Un assaggio dello stile di Di Marino/Gunn: il principio di Obiettivo sconosciuto, l’ultimo romanzo del Professionista.

Corsica, oggi


L’imbarcazione solcava le acque agitate. Dopo due ore di esercitazioni nautiche non lontano dalla costa, il marinaio riteneva fosse ora di rientrare. Sentiva il fruscio del vento sulla vela, avvertiva gli schizzi salmastri sulla pelle, le dita erano indurite tra le scotte e il timone.

Andare per mare ripuliva la mente, o almeno così sperava. A mano a mano che si avvicinava alla terraferma, le rocce plasmate da secoli di venti furiosi sembravano assumere forme magiche. Orsi, falchi, draghi… O magari erano solo gli incubi che emergevano da chissà dove per venire a tormentarlo.

Da quando aveva recuperato la memoria, gli pareva che il passato fosse un nemico oscuro e feroce che lo divorava con attacchi imprevisti e imparabili. La routine della navigazione, l’attenzione dovuta al mare, severissimo maestro, lo aiutavano a vivere nel presente senza farsi trascinare indietro nel tempo o attirare verso un futuro di dolorose incertezze.

Fece un’ultima virata per dirigere la prua verso la darsena coperta da un tetto di legno scuro incrostato di alghe. Non era una manovra difficile, ma richiedeva precisione e accortezza perché quelle erano acque traditrici e il vento poteva cambiare all’improvviso e spingerlo verso gli scogli. I bruschi mutamenti del mare erano sempre in agguato, pronti a cogliere l’uomo in errore e a punirlo. Come la vita.

Allentò la scotta della randa con gradualità. L’abbrivio, se aveva calcolato bene, lo avrebbe portato ad affiancarsi alla banchina.

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