
Domenica 23 gennaio è morto all’età di 83 anni il disegnatore francese Jean-Claude Mézières, creatore nel 1967 insieme allo scrittore Pierre Christin della serie Valérian e Laureline, una delle opere più influenti della fantascienza moderna.
Nato il 23 settembre 1938 a Parigi, Mézières è stato illustratore e fotografo e ha lavorato spesso nel campo della pubblicità e del cinema. Particolarmente nota è la sua collaborazione alla realizzazione delle scenografie del film Il quinto elemento di Luc Besson, regista che nel 2017 ha diretto anche un adattamento live-action di Valérian e Laureline, intitolato Valerian e la città dei mille pianeti (con protagonisti Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Rihanna e Ethan Hawke).
Vincitore del Grand Prix de la ville d’Angoulême nel 1984, Mézières ha avviato la carriera di fumettista nella metà degli anni Cinquanta e negli anni Sessanta ha iniziato a collaborare con autori come Fred, Reiser, Goscinny e Pierre Christin, col quale ha intrapreso nel 1967, insieme alla colorista Évelyne Tranlé, la realizzazione di Valérian e Laureline sulle pagine della rivista Pilote.
La serie è stata poi raccolta in album da Dargaud dal 1970 ed è durata fino al 2010 per un totale di 22 volumi, che in Italia sono stati tradotti da 001 Edizioni in una edizione in 7 tomi. Durante la sua lunga carriera, Mézières ha pubblicato numerose storie a fumetti, apparse sulle principali riviste di fumetto francesi, non soltanto su Pilote, ma anche su Métal Hurlant, Fluide glacial, Charlie e (À Suivre).
Valérian e Laureline, incentrato sulle avventure di una coppia di agenti spazio-temporali, è un fumetto estremamente importante per il mondo della fantascienza. Come ha scritto Antonio Dini, «la traccia visiva di Valérian e Laureline ha ispirato profondamente molti autori del grande schermo, al limite del plagio». In film come Guerre stellari o Blade Runner, scrive Dini, «Ci sono intere scene che sembrano prese di peso da alcuni episodi della saga cartonata del fumetto di Christin e Mézières. Non soltanto dalle sequenze visive di Valérian e Laureline, ma anche dalle trovate di trama, dagli snodi, da un certo modo di guardare l’infinito».
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