Un webtoon assurdo e disturbante da 40 milioni di visualizzazioni

everything is fine webtoon

Sam e Maggie sono una normalissima coppia da sit-com statunitense. Abitano nella classica villetta monofamiliare fatta con lo stampino, lei casalinga ancora affascinante, lui perfetto padrone di casa. Hanno un cucciolo, organizzano cene con i vicini di casa. Passano piccoli momenti difficili ma nonostante tutto sono felici. Ogni aspetto della loro vita è ampiamente nella norma, compreso un lutto ancora da elaborare. Non ci sarebbe nulla da segnalare nella loro quotidianità, se non fosse per le enormi maschere da gatto che non tolgono mai e l’atmosfera impregnata di violenza e paranoia che ammanta ogni aspetto del loro piccolo mondo di plastica.

Everything is Fine è un fumetto pubblicato sulla piattaforma Webtoon, dove può vantare qualcosa come 850 mila iscritti e quasi 40 milioni di visite. Sebbene lontani dai numeri folli di un Lore Olympus, si tratta comunque di un risultato straordinario. Il fumetto di Mike Birchall è una sorta di Rabbits di David Lynch ambientato in Wayward Pines di Blake Crouch – l’ambientazione ricorda molto la tremenda trasposizione televisiva tratta dai romanzi – con l’aura dei grandi classici come la serie tv Il prigioniero e 1984 di George Orwell a permeare il tutto. 

Il risultato è un’opera autenticamente disturbante, che sfrutta appieno le regole della piattaforma su cui è resa disponibile al pubblico, affermandone tutte le potenzialità e dimostrando quanto possono essere stimolanti le differenze con un fumetto tradizionale. 

Se sfogliamo le classifiche di Webtoon è facile notare come il tratto privilegiato sia, nella maggior parte dei casi, gradevole e pulito. Molto spesso ispirato direttamente alle produzioni orientali, nonostante la piattaforma sudcoreana abbia esteso a livello globale la sua attività dal 2014 attirando disegnatori da ogni parte del mondo. A oggi i generi più letti sono drama, romance e slice of life. Rispetto a queste tendenze, così rassicuranti e legate alla pura evasione, Birchall ha in testa un horror ripugnante, in grado di spingersi sottopelle e dove il senso di sgradevolezza e disagio devono arrivare sottili ma potenti al lettore. 

Ecco quindi la scelta di un’estetica morbida e minimale, fatta di poche linee e colori tenui, sovvertita da una sceneggiatura che si muove agli antipodi di come viene resa a monitor. Il canone di carineria Webtoon è rispettato alla lettera, ma solo nella forma. L’aspetto più rappresentativo di questo aspetto è la scelta di celare i volti dei personaggi sotto maschere che ricordano i personaggi Sanrio. Sono adorabili e teneri, ma il fatto che le emozioni di chi le indossa siano del tutto nascoste ce li rende imperscrutabili. 

Questo aspetto, unito a una certa staticità che rafforza il collegamento con il lavoro di Lynch già citato, crea un forte cortocircuito rispetto a come appaiono le vignette a una lettura distratta. Anche se i passaggi esplicitamente drammatici non mancano, l’approccio è sempre glaciale e privo di pathos. Il collegamento con un umorismo di matrice deadpan – sebbene virato in chiave thriller – è reso ancora più forte dall’ambientazione tipicamente da sit-com reazionaria made in USA, che rende il fumetto ancora più sinistro.

Poco a poco Everything is Fine rivela infatti un universo distopico e coercitivo, dove ogni forma di ribellione è tenuta sotto controllo da forze dell’ordine violente e autoritarie. Il tutto sempre nascosto sotto la coltre di un aspetto piacevole e rassicurante, dove ci si saluta tra vicini. Da questo punto di vista la natura totalmente digitale dell’opera di Mike Birchall è sfruttata alla perfezione. La distribuzione settimanale degli episodi permette un continuo rilancio dei cliffhanger, mantenendo l’intera vicenda in una sorta di atmosfera sospesa e rarefatta. Se fosse uscito in volume questo aspetto sarebbe stato impossibile da avere, limitandosi a lasciare il lettore in sospeso giusto per il tempo di sfogliare la pagina tra un capitolo e l’altro.

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L’essenza delle creazioni originali per una piattaforma come Webtoon – pillole rapide caricate a cadenza regolare – si presta alla perfezione per il racconto di un mistery, in totale controtendenza rispetto alle abbuffate binge che ammazzano ogni tempo tecnico di rielaborazione personale di quanto letto. Birchall capisce bene questo aspetto e gioca a creare aspettative, a seminare indizi, a depistare il lettore – per esempio: sono davvero maschere? – in un gioco che non sempre funziona alla perfezione ma che rende la lettura del fumetto appassionante.

Gli occasionali picchi di violenza, le meschine macchinazioni tra prigionieri e le cospirazioni tra ribelli, i limiti in costante espansione di un mondo sempre più astratto e incomprensibile di puntata in puntata (a un certo punto compare una zona industriale che pare presa di peso dal videogioco Inside di Playdead, basato sugli stessi concetti spaziali). Sono tutti elementi di un affresco ricco e straniante, reso alla massima potenza dall’elasticità delle “tavole” da scrollare in verticale. 

Sono passati anni dai primi esperimenti a riguardo, ma ancora oggi l’alternarsi di vignette a striscia continua, di vuoti, di piccoli riquadri, di ripetizioni ctrl c + ctrl v – con in più l’aggiunta dell’elemento musicale – rimane una tavolozza di possibilità ancora tutte da scoprire e che Everything is Fine dimostra di voler sfruttare a pieno (e lo dimostra alla grande con la citazione di Shining in apertura al ventinovesimo episodio).

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