
Sono passati 70 anni da quando Giorgio Monicelli e Arnoldo Mondadori crearono la più longeva rivista di “fantascienza” (e Monicelli ne coniò anche il nome) che il nostro Paese abbia visto. Una rivista che si richiama alla musa dell’astronomia e della geometria, figlia di Zeus e Mnemosine, perché dopotutto la fantascienza è science fiction, letteratura scientifica: Urania.
Questa storia ha attraversato nei decenni fasi varie e articolazioni editoriali: Mondourania ne raccoglie con passione le copertine, e a oggi siamo a 18 sezioni che raccolgono una ventina di serie, compresa una vissuta brevemente (tre numeri) dedicata ai fumetti. Nessuno che io sappia ha contato quante sono le pubblicazioni di Urania in tutto, ma sono decisamente tante, se contiamo che la serie principale è arrivata a quota 1698 numeri questo gennaio, mentre Urania Collezione è 228, Urania Millemondi (nuova serie) a 91 e la neonata Urania Jumbo (evoluzione di Urania numeri speciali) a 27 . Anche le cadenze sono cambiate nel tempo, con passaggi da settimanale a quindicinale e a mensile.
Tutta questa abbondanza di volumi in realtà rappresenta un numero minore di storie (romanzi e racconti), perché Mondadori da sempre ha l’abitudine di ristampare storie vecchie, che peraltro spesso erano tagliate per adattarsi al formato da rivista da edicola della pubblicazione. Un po’ come il doppiaggio nei film e nelle serie americane, che nel tempo abbiamo visto essere ben fatto ma manipolatorio nei confronti del testo. Qui, negli ultimi anni, c’è stata anche un’abbondante polemica.
In edicola
Veniamo a noi: Mondadori in collaborazione con Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera ha mandato in edicola una serie di supplementi numerati settimanali in allegato ai giornali dal costo di 6,99 euro l’uno (qui il piano editoriale), che ripubblicano 25 storie di Urania con le nuove copertine di Franco Brambilla (che abbiamo intervistato qui), ultimo in ordine di tempo ma assolutamente in linea con la tradizione di grandi illustratori della testate, tra i quali Karel Thole, Curt Caesar, Ferenec Pinter, Carlo Jacono, Giuseppe Festino e Oscar Chichoni.
L’attuale curatore di Urania, Franco Forte, che è anche responsabile di Gialli Mondadori e Segretissimo – oltre che socio fondatore di Delos Books, di cui è direttore editoriale così come di Fantascienza.com -, è il deus ex machina di questa operazione. L’ha curata e ne ha scritto le prefazioni, dopo aver scelto i titoli. E qui c’è il rischio di un fraintendimento.
Urania: 70 anni di futuro è una collana in allegato ai quotidiani di Rcs, un po’ come negli anni abbiamo visto libri di autori, serie di fumetti e altro. Urania però ha anche la particolarità di non essere una serie monografica scritta da un singolo autore, ma è di per sé una rivista, cioè una serie di compilation di opere varie. Mettere assieme un’antologia rappresentativa di una serie che per centinaia di numeri ha svolto a sua volta la funzione di antologia, era un’operazione molto difficile che richiedeva coraggio e determinazione. Andava fatta una scelta precisa.
Franco Forte questa scelta l’ha fatta, coerente con il veicolo e l’obiettivo della pubblicazione, ma che solleverà molte critiche (e già qualcosa si sta muovendo in rete, infatti).
Qual è questo obiettivo?
Lo scopo dell’operazione è celebrare i 70 anni di Urania presso il grande pubblico (per quanto ridotte le pubblicazioni dei quotidiani sono sempre superiori alla tiratura della rivista originale e delle sue tre testate sorelle). La scelta, lo dice Forte sul blog di Urania, è chiara: il curatore spera che «l’operazione risulti gradita agli appassionati di fantascienza in generale, non solo ai cultori di Urania. Perché come detto consentirà al nostro genere letterario preferito di arrivare all’attenzione del pubblico più vasto e generico che forse neppure immagina l’esistenza di una collana come Urania; e dunque la scelta dei titoli è stata fatta anche in quest’ottica, più che per i lettori abituali delle nostre collane».
Quindi, divulgare e iniziare una conversazione con un pubblico che praticamente non conosce Urania (nella speranza di Forte e di Mondadori) o che si è staccato da tempo ma potrebbe ritornare. Per questo la scelta è a campione: una serie di storie scollegate tra loro, che vogliono rappresentare in maniera impressionistica la storia di Urania: si parte dal primo romanzo, Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, passando per Nicholas Eymerich, inquisitore di Valerio Evangelisti e arrivando e Snow Crash di Neal Stephenson e Memorie di un cuoco d’astronave di Massimo Mongai, oltre a cose più recenti.
Ci sono pezzi monchi di trilogie e serie, mancano autori famosi e invece ne sono inseriti altri minori, incluso un po’ di fantasy. Nel complesso la selezione fatta presenta una serie di cui è difficile immaginare il senso per un appassionato che abbia intenzione di leggere qualcosa di organico e organizzato in modo coerente. Certo, era impossibile ripubblicare i primi 25 numeri di Urania perché sono troppo datati e praticamente illeggibili. Come andare al cineforum e trovare una collezione di capolavori del cinema muto: uno magari va bene, 25 no.
L’unica eccezione logica a questo ragionamento è il primo romanzo di Clarke per Urania, tanto citato ma soprattutto per motivi di collezionismo. Tra l’altro è già stato ristampato altre volte da Urania, e per combinazione l’ho riletto l’estate scorsa: Le sabbie di Marte oggi ha molto poco sapore per il lettore moderno se non la nostalgia e il valore simbolico di aver iniziato tutto, anche se tutto in realtà è iniziato un po’ prima con i 14 numeri di Urania Rivista).
Era anche impossibile concentrarsi su un filone fortemente autoriale, e la fantascienza in edicola è da sempre piagata dal fatto che i romanzi da decenni vengono prodotti in trilogie, serie e cicli, rendendone difficile la serializzazione (per pubblicare un ciclo di dieci romanzi bisogna “bloccare” dieci mesi di collana, ad esempio). Ma scegliere qualcosa di meno schizofrenico e probabilmente legato principalmente alla disponibilità dei diritti di ristampa (cioè quelli più a buon mercato per l’editore) forse era possibile.
In conclusione: compriamo o no?
Quindi, chi spera in 25 numeri da collezione si avvia a spendere 174,75 euro più il prezzo di 25 numeri di Gazzetta o Corriere per mettere in casa un metro lineare di carta e gustare le copertine di Brambilla, le introduzioni di Forte, probabilmente schede di approfondimento e magari una cronologia di Urania. Per i romanzi in quanto tali, poca roba. Se l’obiettivo è il piacere della lettura, quel che c’è di nuovo non ha quasi mai una collocazione organica e ha poco senso.
La scelta di organizzare così la collana è stata netta e chi l’ha fatta sapeva di provocare dibattito e passioni contrastanti oltre a critiche serrate fra gli appassionati. È a mio avviso anche una scelta debole, cioè poco coraggiosa e retroguardista. Senza contare che la minoranza più rumorosa in rete è quella degli appassionati, che da sempre hanno gusti terribili ma che alla fine sono rimasti i lettori di Urania e che questo tipo di piatto non lo gradiscono.
Si poteva fare diversamente? Il problema di quali romanzi pubblicare per essere onesti non ha una soluzione facile. È un letto di Procuste, con una coperta troppo corta per qualsiasi soluzione: fare scelte coraggiose aliena i lettori “nuovi” che non conoscono i classici, ma d’altro canto basarsi sui classici aliena i lettori storici (che sono la maggior parte) perché hanno già in casa una, due e alle volte tre edizioni diverse dello stesso romanzo di Asimov, di Clarke o di Gibson.
Mondadori lo sa, e prova a compensare con i Draghi da libreria e i Jumbo da edicola che propongono adesso mensilmente i libri contemporanei in formato mammut. Ma anche qui, dopo un certo coraggio, si sta segnando il passo con scelte di retroguardia e un generale e preoccupante calo di qualità delle edizioni. Il problema è la mancanza di risorse, con tutta probabilità.
È un problema con il quale tutti i curatori di Urania prima o poi hanno dovuto fare i conti. La risposta alla domanda più immediata, però, cioè se comprare questi 25 numeri di Urania: 70 anni di futuro o no, è invece facile. Noi appassionati vogliamo da sempre farci del male e siamo condannati a comprarli. Punto. Aggiungo che è meglio farlo oggi, mentre i 25 volumi escono in edicola, che cercarli su eBay e le bancarelle tra qualche anno, con qualcuno che proverà a farci pure qualche soldo sopra facendoceli pagare di più.
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