Ba Gyan, il pioniere del fumetto in Birmania

Ba Gyan

Nel 2022 ricorrono i 120 anni dalla nascita di Ba Gyan, il più importante fumettista del Myanmar o Birmania, come è ancora oggi chiamata in diversi paesi europei. Scomparso a soli 51 anni nel 1953, Ba Gyan ha avuto un ruolo chiave per lo sviluppo del fumetto e, più in generale, della cultura popolare nel paese del Sudest asiatico lungo la prima metà del Novecento.

Ba Gyan è stato, innanzitutto, uno dei primi fumettisti a pubblicare strisce sui più importanti quotidiani del Myanmar. I suoi lavori erano spesso incentrati sulle condizioni sociali, economiche e politiche del paese. Mosso da un’attitudine culturale e politica indipendente, negli anni spesso si rifiutò di realizzare opere su commissione di partiti e organizzazioni politiche, rivendicando la propria imparzialità rispetto agli schieramenti in campo. Anzi, spesso usò le proprie strisce per criticare apertamente le autorità coloniali britanniche prima, e in seguito il primo governo indipendentista birmano. 

Nel corso del 1950 Ba Gyan arrivò addirittura a smettere di disegnare per circa tre mesi, in segno di protesta contro un controverso aumento delle tasse. In questo senso sfruttò la propria credibilità ed influenza per fare pressioni sul governo del momento, sebbene si ritrovò ad essere costretto a riprendere il lavoro a causa delle incessanti – ma non del tutto sorprendenti, all’epoca – richieste dei suoi stessi lettori.

Nella sua veste di figura culturale poliedrica, Ba Gyan fu peraltro il primo autore del Myanmar a realizzare il primo albo a fumetti propriamente detto, composto da storie ben più lunghe e articolate delle tradizionali strips e destinato ai bambini (Ko Pyoo and Ma Pyone, 1937), ed anche il primo a creare cartoni animati (Kye Ttaungwa nel 1934 e Athuya nel 1935). Inoltre la sua carriera multiforme, da autentico “poligrafo”, passò anche attraverso la fotografia pubblicitaria, la pittura, il giornalismo e la scrittura letteraria.

In qualità di fumettista, il suo percorso di pioniere lo portò ad essere uno dei primi autori nel Sudest asiatico ad esporre le proprie opere originali. Lo fece per la prima volta durante l’annuale Tazaungdaing Festival – il più importante festival del paese, che coincide con un giorno di festa nazionale nel giorno di luna piena dell’ottavo mese del calendario birmano, che tra le altre cose è un buon motivo per visitare il Myanmar (Vi serve un visto?) – applicando i propri disegni sulle lanterne collocate lungo la strada in cui abitava, un’usanza che divenne consuetudine e si ripetè finché fu in vita.

Nel 1954, due anni dopo la sua morte, Ba Gyan fu insignito del Premio Alinkar Kyawswa, il più importante riconoscimento annuale assegnato ai protagonisti del mondo dell’arte e della cultura dal governo del Myanmar. A tutt’oggi, rimane l’unico fumettista del paese ad averlo ricevuto, ed ogni anno nella capitale Yangon si svolge un piccolo festival di fumetto dedicato alla sua memoria. 

Sebbene nel frattempo il fumetto birmano abbia vissuto decenni di grandi cambiamenti, con l’introduzione dei comic books negli anni Sessanta e un vero e proprio boom fra gli adolescenti negli anni Settanta e Ottanta, Ba Gyan è celebrato ancora oggi dai fumettisti birmani delle nuove generazioni, che lo considerano un pioniere ed un vero e proprio modello culturale, capace di esprimere senza mezzi termini la propria arte e il proprio pensiero attraversando i conflitti del paese, sia durante il colonialismo inglese sia dopo, durante l’indipendenza.

È dunque anche grazie al suo retaggio se oggi, in Myanmar, il fumetto sta vivendo una stagione di nuovo fermento, dopo una crisi dei primi anni duemila, sia grazie ad alcune etichette editoriali già affermate (NSDP Book) o nate negli ultimi anni (come Putet Comics), sia grazie allo sviluppo delle prime app per la lettura di ebooks diffuse nel paese.

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