
11 gennaio 2017. Per qualche motivo misterioso la membrana che separa il nostro piano della realtà e quello dove vivono gli eroi dei fumetti viene a lacerarsi e un evento supereroistico estivo – strategia editoriale tipica dei comics statunitensi – finisce per essere ambientato sulla Terra. Si tratta di un disastro senza pari, che porta alla devastazione di Denver e all’isolamento completo dell’area interessata.
Donny Cates, assieme al sodale di sempre Geoff Shaw, mette in piedi la classica operazione che troverete definita un po’ dappertutto come “una lettera d’amore al fumetto“. Anche se la stopposa definizione si presta molto bene a definire un fumetto come Crossover, il punto è capire se tale missiva valga la pena scriverla nella maniera in cui i due autori hanno pensato di farlo. L’intera serie si basa sulla sovrapposizione del mondo reale e quello dei fumetti, prendendo gran parte del suo fascino dalla possibilità di chiamare in causa testate realmente esistenti. Oltre alle precedenti serie scritte da Cates, che vengono non solo citate ma a cui viene affidato un ruolo centrale nello svolgersi della trama, è davvero gustoso cercare di capire tutti i riferimenti agli ultimi trent’anni di produzione dei comics.
A volte i riferimenti sono espliciti, dai cammei dei personaggi di altri scrittori ai riferimenti a storie ben precise, altre volte il gioco si fa più sottile e ricercato. La membrana fra universi paralleli viene definita bleed, come l’aveva ribattezzata Warren Ellis in Stormwatch e The Authority, mentre un progetto per unire fra loro diversi supereroi in mostruosi ibridi è chiamato Progetto Amalgama. Esatto, proprio come il tragico esperimento del 1996 in cui Marvel e DC Comics cercarono di unire fra loro i personaggi più famosi delle loro scuderie. «Non sono divertenti» sentenzia un personaggio di Crossover, e noi non potremmo essere più d’accordo.

Basta questo riferimento per capire quanto sia circoscritto il target a cui si rivolge tutta l’operazione. Cates non ci prova neppure a fare quello trasversale e finisce per parlare principalmente ai suoi coetanei, millennial cresciuti a improbabili tie-in e colorazioni digitali. Appassionati che hanno cominciato a leggere fumetti negli anni Novanta e un po’ ancora continuano a rimanerci sotto per un’idea di fumetto totalmente vacua ma ancora pura nel suo riferirsi unicamente a sé stessa.
Erano gli anni di Image Comics, delle major che inseguivano il trend del momento, delle variant cover, del fumetto indipendente e dei tremendi rip-off a base di pistoloni e ragazzotte scosciate. In questo senso Crossover è un fumetto che può davvero essere visto come la storia d’amore di cui parlavamo prima. Il coinvolgimento dei due autori è reale e tangibile, tanto da rendere sopportabile la retorica che caratterizza tutto il volume. In Crossover i fumetti sono uno spazio di evasione libero, oltre che ispirazione per scrivere la propria storia e fare la cosa giusta. Gli unici personaggi positivi della serie leggono (o sono) fumetti, mentre i cattivi sono quelli che i nostri amati personaggi li vogliono nuclearizzare.
In un simile contesto si sviluppa una trama veloce e leggera, scritta con gran mestiere da uno degli sceneggiatori più in vista dell’industria statunitense e in grado di regalare almeno un paio di momenti davvero notevoli. Le pagine scorrono rapide, senza riservare grandi sorprese per quanto riguarda struttura e grammatica. Come ci si aspettava da un fumetto che parla di fumetto ci sono le splash page che fanno le splash page, colpi di scena dietro ogni pagina e un sacco di cliffhanger.

Apprezzabile la scelta di non inserire nulla di esplicitamente metalinguistico, evitandoci l’ennesima lezioncina sulle meccaniche del fumetto. La resa dei personaggi provenienti dall’universo parallelo è caratterizzata dall’utilizzo di una colorazione a mezzetinte, simulando metodi di stampa tipici dei comics. Un’ottima trovata che risulta ancora più centrata quando viene abbandonata nei flashback. Vedendosi attraverso i propri occhi, i vari attori si vedono infatti colorati in maniera regolare, poiché quello che per noi è finzione nel loro universo risulta reale.
A conti fatti Crossover è un fumetto leggero e brioso, scritto col cuore da due autori autenticamente appassionati. Almeno per adesso non ci troverete nulla di lontanamente memorabile, ma almeno il trasporto emotivo è reale. Non ci sono riflessioni alla McLuhan e neppure pretese di riscrivere la storia del medium e, forse, per una volta va bene così.
Donny Cates – assieme a Robert Kirkman e Jeff Lemire – è il prototipo del bravo ragazzo un tantinello nerd che si ritrova a scrivere fumetti dopo aver passato una vita a leggerli. Ci si vuole divertire e, con quella idea ben chiara in testa, continua a scriverli. A volte i risultati sono ottimi, altre volte semplicemente ameni, proprio come Crossover.
Leggi le prime pagine del fumetto
Crossover 1 – Ai ragazzi piacciono le catene
di Donny Cates e Geoff Shaw
traduzione di Stefano Formiconi
saldaPress, marzo 2021
cartonato, 176 pp., colore
19,90 € (acquista online)
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