di Valeria Righele

Un po’ Se mi lasci ti cancello, un po’ Essere John Malkovich, un po’ San Junipero (uno degli episodi più riusciti della serie tv Black Mirror). Io e Melek, il fumetto di debutto della ventinovenne tedesca Lina Ehrentraut, pubblicato sul finire del 2021 da Canicola, ha tutto quello che serve per conquistare i cuori di chi ama le storie d’amore drammatiche e la narrativa speculativa.
Nata a Neuss, Lina Ehrentraut da anni vive a Lipsia, dove ha studiato illustrazione all’Accademia di Belle Arti (l’HGB, frequentata anche da Anna Haifisch). Il suo progetto di tesi era una prima versione di Io e Melek che comprendeva anche taglio e cucito dei vestiti indossati dai personaggi.
Nici, protagonista e narratrice dell’opera, è una giovane scienziata che sta costruendo una macchina per viaggiare in altre dimensioni e una sera, dopo essersi bevuta l’abituale goccio al bar sotto casa, decide di testarla. Per arrivare “dall’altra parte” però non ci sono portali da attraversare o veicoli da condurre: c’è un corpo artificiale di nome Melek, per mezzo del quale Nici potrà far viaggiare la sua coscienza. Come una moderna Frankenstein, Nici ha costruito con le sue mani Melek, creando un corpo femminile simile al suo ma con alcune significative correzioni. Da bassa di statura e capelli corti e biondi all’opposto: una donna alta con lunghi capelli neri.

Nei viaggi extra-dimensionali il fumetto si trasforma bruscamente, e le pagine – prima inchiostrate in bianco e nero – esplodono in immagini astratte dipinte a colori vivaci e suggestivi. È un momento di piacevole psichedelia, che aiuta chi legge a prepararsi ai successivi cambi di scenario ed emotività.
Nell’altra dimensione sembrerebbe tutto identico. Nici vive ancora nella città da cui tutto è partito, ma non è più una scienziata: fa la barista ed è molto più disordinata e incasinata dell’originale. Quando Melek (che ora è diventata protagonista) la incontra, se ne innamora. La storia tra le due è inebriante. L’improvvisa e inaspettata relazione tra alter ego rimescolerà le carte in tavola, prima di prendere verso la fine una piega inaspettata.
La fantascienza descritta da Ehrentraut è molto meno tecnologica e futuristica del previsto e più simile alla realtà caotica e precaria di una studentessa universitaria fuorisede. Nici non è la classica scienziata pazza in camice bianco e capelli spettinati: è una ragazza qualunque in jeans e maglietta, in cui è facile immedesimarsi mentre cerca di capire quale sia il suo posto nel mondo, tra insicurezze personali e frustrazioni lavorative. Si innamora di un’altra sé, proprio perché diversissima da lei.
È evidente la metafora dell’innamoramento come percorso interiore di rivelazione e riconciliazione personale. Nici come scienziata non è soddisfatta della sua vita e per questo non ci pensa due volte a lasciarsi travolgere dall’altra versione di se stessa più aperta, spontanea, colorata, seppur immatura e disorganizzata. Uscendo con “se stessa” impara a conoscere le parti di sé più autentiche e a superare le paure e i duri giudizi della sua mente.

Ehrentraut ripercorre le varie fasi dell’amore nelle sue sfaccettature, dall’interesse iniziale all’eros, ai battibecchi per le prime divergenze di opinione. Certo, avere una relazione di fuoco con se stessi può essere imbarazzante, ma anche eccitante. Le scene di sesso tra le due donne sono rese dall’autrice in maniera molto esplicita. Un desiderio di cui l’autrice ha parlato in molte interviste, mirato a dare spazio e visibilità alla sessualità queer spesso assente dai fumetti o peggio filtrata attraverso l’occhio di autori cisgender.
Lungi da lei il voler pontificare sul “self love” e sul pensiero (fuorviante) che i fallimenti e i problemi derivino dalla mancanza di amor proprio e che l’ottimismo sia il segreto per la bella vita. Ehrentraut sembra piuttosto conscia che la felicità sia una questione di possibilità vs. mancanza di scelta. Non ha mai fatto mistero di avere dei vizi e indulgervi appena le è possibile, e nelle sue opere ha sempre raccontato di giovani che cercano disperatamente se stessi e la loro comunità, ricorrendo a un immaginario di grande forza espressiva, libero dai cliché.
Con il suo lettering sgraziato e caotico (un po’ come Nici?), i suoi disegni a linee frastagliate e le tavole completamente a soqquadro, Io e Melek si rivela un fumetto deliziosamente stravagante. L’ennesimo “centro” di Canicola, ormai in grado di intercettare i talenti del fumetto contemporaneo, soprattutto germanofoni, sin dagli esordi.
Io e Melek
di Lina Ehrentraut
traduzione di Valeria Beggiato
Canicola Edizioni, gennaio 2022
brossura, 240 pp., B/N e colore
20 € (acquista online)
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