
Nella classifica delle mie avventure di Rat-Man preferite si colloca da sempre in una posizione molto alta La storia finita, pubblicata originariamente nel 2006. In essa, Leo Ortolani raccontava neanche tanto velatamente – con un espediente meta-narrativo in cui lui andava a pesca in mare aperto di tavole a fumetti in compagnia del suo personaggio – il proprio desiderio di non accontentarsi di scrivere sempre lo stesso tipo di storie e di voler pescare anche in acque a lui meno consuete.
Si trattava di un modo per affermare che per lui Rat-Man non era solo parodie e risate, nonostante i fan continuassero a chiedergli questa o quell’altra presa in giro di film e non solo, spinti dalla nostalgia per le prime storie del personaggio. Ma Ortolani voleva dedicarsi anche (e soprattutto) a storie più profonde e più intricate, creando una continuity di lunga gittata ben congegnata da portare avanti a piccoli passi.
«Rat-Man personaggio è rimasto sempre lo stesso. È cambiata la complessità della narrazione, la profondità, la maturità. Per moltissimi lettori è stato quello che li ha convinti della bontà della serie. Alcuni hanno rimpianto le storielle semplici di una volta, ma hanno continuato a seguire le storie, perché nella vita ci sono tantissime cose, a parte le risate, e ho voluto mettercele tutte. O quasi» raccontava l’autore.
Questa brama ha caratterizzato per molti anni la serie Rat-Man Collection, quella che fino al settembre 2017 ha presentato ogni due mesi le avventure inedite del personaggio. Se inizialmente le “storielle semplici” si alternavano ad altre magari più avventurose, più intimiste o più strutturate, con il passare del tempo le cose sono andate sempre più sfumandosi e mescolandosi fra loro, tanto che anche le parodie sono diventate uno strumento per portare avanti la continuity ufficiale.
La smania di “andare oltre” sembra guidare l’autore ancora oggi, dopo che, con la chiusura della testata regolare dedicata al Ratto, Ortolani ha preso più strade da portare avanti parallelamente. «Sono tutto fuorché deluso da quello che sta succedendo. Sono tranquillo. Non smetto di passare da una cosa all’altra» ha ammesso l’autore. Nella sua produzione più recente, in effetti, si possono delineare tre filoni diversi. Anzi, tre e mezzo, tutti legati in un modo o nell’altro a Rat-Man o ad altre creazioni precedenti.

Il Leo Ortolani più “conservatore”
Il primo filone è quello forse più rassicurante per i fan di lunga data di Ortolani ma probabilmente anche quello più banale, legato proprio alle storie dall’umorismo di grana grossa e alle parodie tout court, che l’autore porta avanti soprattutto con Panini Comics, il suo editore storico.
Dopo la fine di Rat-Man, per Panini sono usciti sotto forma di miniserie mensili Star Rats (parodia della più recente trilogia cinematografica di Star Wars) e Matana (parodia degli Spaghetti Western), oltre agli speciali Il cercatore (parodia di Indiana Jones, con qualche incursione ne Il signore degli anelli) e Rango (parodia di Rambo), tutti fumetti legati a passioni personali dell’autore.
Gli ultimi due sono versioni rinnovate di fumetti realizzati da Ortolani agli inizi della carriera o addirittura prima, quando Rat-Man non era ancora un “classico del fumetto” (tanto per citare un tormentone noto ai fan) e l’autore non aveva ancora imboccato la strada giusta. E lo spirito di queste storie è proprio quello dei primi tempi, dissacrante, cinico, leggero, con tormentoni che ti si fissano subito in mente e battutine scorrette o pruriginose che magari ti fanno vergognare un po’ di aver riso, ma in fondo va bene così, il politicamente corretto a tutti i costi lasciamolo altrove. Il tutto senza allontanarsi troppo dai modelli di partenza.
Qui i personaggi fondamentali della saga di Rat-Man non mancano mai, dallo stesso Deboroh La Roccia all’ingenuo poliziotto Brakko, passando per la transessuale platinata Cinzia e persino per l’orsetto di peluche Piccettino. Insomma, i fattori non cambiano rispetto al passato anche se sono posizionati in ordine diverso, e la ripetitività è spesso dietro l’angolo.
C’è da sottolineare come in questo caso stiamo parlando di fumetti destinati all’edicola, un mercato che si sta via via restringendo sempre di più e nel quale è diventato più difficile portare sperimentazioni o anche solo qualcosa che si distanzi minimamente da ciò che funziona di sicuro. E su questo, il binomio Panini-Ortolani sembra offrire più di qualche garanzia.

Un Ratto come testimonial
Va invece meglio con il filone divulgativo (che potremmo definire anche “su commissione”), quello che per ora è rappresentato soprattutto da tre graphic novel legati allo spazio e realizzati in collaborazione con ASI – Agenzia Spaziale Italiana ed ESA – European Space Agency: C’è spazio per tutti (Panini Comics, 2017), Luna 2069 (Feltrinelli Comics, 2019) e Blu tramonto (Feltrinelli Comics, 2021).
In questi libri, la parte di fiction va di pari passo a quella storica – trattata alla Ortolani, of course – rispettivamente sulla conquista dello spazio, sul raggiungimento della Luna e sull’esplorazione di Marte. Al di là dell’effettiva riuscita o meno delle storie, qui a risultare ben centrato è il ruolo di Rat-Man, anche se nei libri pubblicati da Feltrinelli non è possibile chiamarlo Rat-Man.
«È un modo di far tornare sul palco un personaggio a cui sia io sia il pubblico si è affezionato, ora che su di lui è calato il sipario. Ma anche in questo libro non è davvero lui: Mr. Mask ha lo stesso aspetto, ma non è Rat-Man. Diciamo che lo uso come fosse Robert De Niro, un attore feticcio; o come Matsumoto usa Captain Harlock» ha tenuto a precisare di recente l’autore.
Come scrivevo proprio in occasione dell’uscita di C’è spazio per tutti, «Essendo tra i personaggi più eclettici del fumetto italiano contemporaneo, il Ratto è in grado di prestarsi a vari set, cambiando facilmente posizione nello spazio e nel tempo a seconda delle necessità narrative». Questi libri sono la testimonianza di come Rat-Man potrebbe ricoprire alla perfezione un ruolo, quello del testimonial, che nel fumetto italiano è per anni appartenuto a Lupo Alberto – si pensi all’opuscolo informativo sull’AIDS degli anni Novanta, per esempio – oppure sporadicamente a Dylan Dog (soprattutto per campagne di sensibilizzazione).

In questo caso, l’umorismo di Ortolani permette di raccontare anche nozioni complesse con toni più facilmente assimilabili. Del resto, come ama scherzare spesso lui stesso, prima di essere un fumettista Ortolani era uno scienziato, per la precisione un geologo. Non è un caso quindi che già in precedenza, nel 2014, l’autore avesse inaugurato il progetto Comics & Science del CNR con una storia inedita di divulgazione scientifica, alla quale se n’è aggiunta nel 2021 una seconda sulla cristallografia (senza dimenticare Le meraviglie della natura e Della tecnica degli anni Novanta).
Del 2020 è invece Dinosauri che ce l’hanno fatta, pubblicato da Laterza – una casa editrice generalmente associata alla scolastica –, che ha visto Ortolani alle prese con i rettili preferiti da grandi e bambini. Un libro che «è a tutti gli effetti un documentario su carta», come l’ha definito Alberto Brambilla, ma con l’aggiunta di (tante) battute sulla cacca.
Un autore impegnato
Infine c’è il Leo Ortolani dei graphic novel di fiction per Bao Publishing, anche questi legati – anche se in maniera molto blanda – a suoi lavori passati: Cinzia, con protagonista l’eponima transessuale delle storie di Rat-Man, e Bedelia, sulla ragazza dai modi libertini (a voler essere eufemistici) amata da Aldo in Venerdì 12, l’altra serie di successo dell’autore.
Dei tre, questo è probabilmente l’Ortolani più maturo, e forse anche il più realizzato: quello che è riuscito davvero a pescare nelle acque nuove di cui si parlava in apertura. Forse anche perché per questi libri l’autore ha potuto permettersi di lavorare secondo i propri ritmi, senza dover gestire le scadenze serrate di un periodico.
Sia Cinzia che Bedelia possono essere considerati romanzi di formazione incentrati su amori non corrisposti, in cui Ortolani ha saputo gestire narrazioni più lunghe del suo solito con molta agilità, lasciandosi andare persino a qualche soluzione narrativa inedita (molto ben riuscita è per esempio la scena in stile “musical” contenuta nel primo dei due libri). In più, l’autore è riuscito a dare ai suoi personaggi femminili quell’approfondimento che in tanti anni di storie di Rat-Man – e di Venerdì 12 – non era riuscito a infondere. A proposito di Cinzia, in un’intervista l’autore ammetteva che «è il personaggio femminile che ho sempre desiderato avere. E appena mi è stata data l’occasione, le ho dedicato una storia».

Al netto di qualche critica proveniente da alcuni settori del mondo LGBTQ+, Cinzia è stato generalmente approvato dalla comunità trans e in particolare dal Mit – Movimento identità trans, una delle più importanti e antiche associazioni italiane del movimento LGBTQ+, che ha contribuito anche alla sua promozione. Questo probabilmente è dovuto in parte all’uso di un umorismo meno “cameratesco” rispetto al passato e alle opere parodistiche, pur se coerente con quello dell’autore.
«Dopo avere terminato la realizzazione di Cinzia, per alcuni giorni ho avuto il timore che proprio i lettori storici non avrebbero trovato forse quel tipo di umorismo che avevano conosciuto nel corso della serie di Rat-Man. Quel tipo di umorismo per cui appena parlo di Cinzia sui miei social network, mi arrivavano battute di grana grossa a profusione» ha infatti confessato l’autore. «Poi, dopo averlo fatto leggere in giro ho capito che avevo fatto proprio quello che volevo: andare oltre. Raccontare una storia a chi non mi conosce, a chi non conosce Cinzia.»
E il mezzo?
Il filone a metà è rappresentato invece dai fumetti pubblicati in prima battuta sui social dell’autore, che non sembrano una vera e propria aspirazione, ma più che altro un piacevole “incidente di percorso”. Certo, ne sono nati dei libri (le raccolte delle recensioni di film in formato striscia per Bao e delle vignette sul Coronavirus per Feltrinelli), ma l’idea è che per Ortolani tutto questo rappresenti uno svago più che un impegno.
Tanto che strisce e vignette arrivano sempre in modo spontaneo e mai telefonato, facendo pensare di essere fumetti nati quasi nei bordi delle tavole e nei ritagli di tempo. Un vero e proprio divertissement, forse prima per lo stesso Ortolani che per i lettori, senza troppe sovrastrutture e formulazioni piuttosto semplici, destinate ad andare dritte al punto.

Tirando le somme, quale Ortolani troviamo a più di quattro anni dalla chiusura della serie di Rat-Man? Sicuramente un Ortolani più propenso a nuove esperienze lavorative e collaborative, ma anche un Ortolani più rilassato, che non sembra schiacciato dalla pressione di dover andare oltre il suo personaggio più famoso e trovare una consacrazione e una fama che non sia soltanto quella di “l’autore di Rat-Man”.
In definitiva, un Ortolani che sembra avere sicurezza di sé e che a questo punto – come altri fumettisti prima di lui, da ultimo Zerocalcare – potrebbe andare addirittura andare anche oltre il fumetto, come ha di recente confidato in modo molto sibillino nel corso di un’intervista con Sky TG24. Di mari, laghi o fiumi in cui pescare in fondo ce ne sono ancora tanti, da solo o ancora in compagnia di Rat-Man.
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