Dylan Dog Color Fest 40, di Officina Infernale, Spugna e Jacopo Starace (Sergio Bonelli Editore)

Il nuovo Dylan Dog Color Fest – speciale trimestrale votato alle sperimentazioni – intitolato Estreme cisioni si pone come una delle raccolte più eclettiche e stimolanti di tutta la serie. I fumettisti coinvolti – Officina Infernale, Spugna e Jacopo Starace – non si sono risparmiati e hanno realizzato tre episodi pieni di idee e perfettamente aderenti allo loro poetica. Aspetto non da poco, considerata la libertà con cui i tre autori sono soliti esprimersi.
Andrea Mozzato aka Officina Infernale ha contenuto – molto relativamente – le sue tavole strutturate e ipertrofiche e ha trovato un perfetto equilibrio con un personaggio di grande diffusione come Dylan Dog, qui più che mai avvicinabile al John Constantine di Hellblazer. Se la sceneggiatura è nera e minimale come ci si aspettava, le pagine esplodono di colori, layout fuori da ogni logica bonelliana, ritagli, retini e idee. Un’interpretazione volgare e sguaiata, nel senso più positivo possibile, di un fumetto horror che trova pieno compimento anche nella caratterizzazione del protagonista, mai così lontana dal canone.
Spugna, con un’intuizione semplice eppure totalmente in linea con la sua passione per B-movie e horror sui generis, è riuscito a infilare splatter, mostruosità alla Stuart Gordon e corpi divelti anche su queste pagine. Aspetti su cui Dylan Dog non ha mai lesinato, ma mai interpretati in maniera così cartoonesca ed esagerata. La struttura videoludica di tutto l’episodio trova la sua giustificazione proprio nel concept della sceneggiatura che, in pieno stile dell’autore, è fumetto di movimento, fatto di dinamismo e azione.
Jacopo Starace si conferma un autore consapevole ed elegante, e lo dimostra costruendo una profonda riflessione sul personaggio attraverso una regia minimale e metalinguistica. Rispetto all’approccio più punk dei due episodi precedenti, Il teatro dei demoni è quello che maggiormente lavora sull’idea di Dylan Dog come tutti lo conosciamo, dandone una propria interpretazione e riflettendo sul canone in maniera brillante. Il tratto del disegnatore si adatta alla perfezione alla sceneggiatura e l’episodio brilla per raffinatezza e intelligenza. Qui c’è la recensione dell’albo.