
«Vorrei poter dire che ci sono cose che faccio che sono divertenti, ma per me è un lavoro tremendamente duro.» Questa è una dichiarazione di Barry Windsor-Smith, acclamato disegnatore di Conan il barbaro e Wolverine: Arma X, espressa durante un’intervista per promuovere Mostri, la sua magnum opus in lavorazione da più di vent’anni e che segna il ritorno sulle scene del fumettista, a oltre quattro lustri dalla sua ultima apparizione (una manciata di pagine in un numero di Wolverine). Se l’affermazione rappresenta davvero il pensiero dell’autore, non stupisce che ci abbia messo così tanto a completare l’opera.
L’idea alla base nacque infatti negli anni Ottanta, quando l’autore abbozzò una trama che rileggeva in chiave psicoanalitica i tormenti di Bruce Banner, individuando nel rapporto con il padre violento l’origine dei suoi traumi. L’incidente che fa nascere Hulk, in realtà, l’ha solo portato alla luce, ma era già tutto lì. Poi però lo sceneggiatore Bill Mantlo copiò l’idea e la usò come spunto per la storia di Hulk del 1985 Mostro, disegnata da Mike Mignola, punto di svolta e primo seme per la nuova interpretazione del personaggio.

Windsor-Smith non la prese bene e, pur continuando a collaborare con Marvel Comics, finì per allontanarsi dal fumetto generalista, percorrendo altre strade artistiche. Ma quell’idea di un trauma che si manifesta in un’entità orrorifica gli continuò a frullare in testa. La rielaborò e iniziò a disegnarla nei tardi anni Novanta. Il risultato, dopo una lavorazione ventennale, è proprio Mostri.
In un graffiante bianco e nero, Mostri racconta di un uomo con un passato traumatico, Bobby Bailey, reclutato dell’esercito degli Stati Uniti e coinvolto in un programma sperimentale del governo, diabolica continuazione di un progetto genetico scoperto quasi vent’anni prima nella Germania nazista. L’intervento del sergente Elias McFarland metterà in moto una catena di eventi che escono da ogni possibile controllo. Le premesse, che non stonerebbero nel mondo di Capitan America, Wolverine o Hulk, portano in realtà a una storia che mischia horror, corpi plasmati in nome della scienza, tragedie familiari e ossessioni.

Passare così tanto tempo su un’opera, rimasticandola nella testa giorno dopo giorno, deve in qualche modo far perdere lucidità e distacco, e in effetti Mostri è schiavo di una mania grafica che porta Barry Windsor-Smith a disegnare nel dettaglio le automobili d’epoca, le superfici, il panneggio delle vesti, le pieghe dei tappeti, i rami, la neve, la pioggia, il fuoco e l’immaginario di cavi e corpi che aveva reso famoso Arma X. Come ha detto Ed Piskor, Windsor-Smith si dimostra un autore che «riversa tutto il suo cervello sulla pagina». Tutto è reso con un tale realismo da uscire dalla tavola, non sempre con risultati felici, perché dare importanza a tutto è come darla a niente.
Ma nelle pagine dove riesce a non strafare (o addirittura a giocare in sottrazione), l’autore si dimostra un virtuoso del racconto, anche grazie a una resa dell’illuminazione mozzafiato. Windsor-Smith tratteggia la luce come un consumato direttore della fotografia, tanto nella resa emotiva quanto tecnica delle pagine: le ombre restano coerenti nel corso della scena, ogni goccia di pioggia riflette la luce creando quegli aloni tipici delle ambientazioni piovose. L’autore colora, col bianco e nero.

Mostri di Barry Windsor-Smith è soprattutto una storia d’inchiostro. Il liquido nero che l’autore pettina e semina sulla carta – o una sua simulazione digitale – crea l’illusione della luce e dei volumi dei corpi, della tridimensionalità delle immagini che si scoprono dotate di nicchie, rientri o sporgenze. Da Dürer a Jim Lee, ogni artista evoca presenza e assenza attaverso una giusapposizione netta di bianco e nero, e non graduata come quella di una matita o un carboncino. Bianco e nero, così come i buoni e i cattivi della storia, sono capaci di generare tutto ciò che ci sta nel mezzo.
Di Mostri traspare la fatica, di chi lo ha realizzato e di chi lo legge, perché il tomo non ha una trama lineare, ci sono cambi di ritmo, di voce, di modalità narrative (testi, lettere verbosissime), e di atmosfere (azione, horror, dramma da interni). Ci sono personaggi di volta in volta diversi al centro delle vicende e si fatica a capire di cosa voglia davvero parlare la storia. Lo sforzo che fa il lettore è ricompensato quando l’autore trova il baricentro della storia e l’ovvia metafora (i mostri siamo noi) viene sviluppata raccontando i danni e le vittime di questi mostri, e come i traumi e gli abusi distruggano non solo le famiglie in cui avvengono ma si perpetrano come l’onda di un sasso lanciato nell’acqua.

Mostri
di Barry Windson-Smith
traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini
Mondadori Oscar Ink, ottobre 2021
cartonato, 368 pp., b/n
24,00 € (acquista online)
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