
Cip e Ciop agenti speciali – disponibile da qualche giorno su Disney+ – è un film divertente, che cavalca con intelligenza la tendenza a mischiare universi narrativi. Ambientato in un mondo in cui umani e cartoni animati convivono, vede i due scoiattoli fare i conti con la propria vita di ex-attori che negli anni Ottanta avevano fatto fortuna grazie alla omonima serie Cip e Ciop agenti speciali (andata realmente in onda tra il 1989 e il 1991 e diventata un cult del periodo) e che ora sono coinvolti nella sparizione di Monterey “Monty” Jack, topo co-protagonista della serie.
Costruire un film attorno a più proprietà intellettuali diverse è una pratica antica ma un tempo utilizzata con parsimonia, perché considerata il fondo del barile creativo. Pensate ai vari Alien vs. Predator e Freddy vs. Jason: erano i film dove i rispettivi franchise andavano a morire. Ora questa timidezza è svanita, e da una decina d’anni la commistione di universi non è soltanto cambiata di segno ma addirittura caldeggiata, in un gioco che conosce pochi confini – uno di questi viene messo in scena nel film, quando Cip guarda un’improbabile pellicola con protagonisti E.T. e Batman. Insomma, con il contesto giusto, quasi tutti gli incroci sono possibili.
A dirigere Cip e Ciop agenti speciali c’è Akiva Schaffer, membro dei Lonely Island, gruppo comico che dopo aver esordito con il Saturday Night Light (per cui realizzava i “digital short”, corti che furono le prime cose televisive a diventare virali su Internet nei primi anni Duemila), ha costruito una carriera declinando la comicità nella musica e nel cinema. Anche se non l’hanno scritto loro (Schaffer l’ha diretto, appunto, e un altro membro del gruppo, Andy Samberg, ha doppiato Ciop) si sente il loro marchio: consapevolezza delle dinamiche intreccianti di Internet, della viralità e del commento metanarrativo, un po’ come Phil Lord e Chris Miller, ma con l’aggiunta di una comicità di grana grossa che qui, giocando in casa Disney, è tenuta a freno.
Cip e Ciop agenti segreti fa il pieno di ironia sull’industria cinematografica e sull’animazione, tutto all’acqua di rose ma comunque meno scontato di qualsiasi altra produzione finita su Disney+. Ciop è un attore da fiera, raggranella la paga vivendo nel passato e spera in un reboot della serie che l’ha reso famoso. Cerca di rimanere rilevante intasando l’Internet di dirette sui social e si è perfino fatto un intervento chirurgico per passare dal disegno animato a quello al computer, in caso il suo agente lo riuscisse piazzare in qualche produzione.

Come si può intuire, il pubblico di riferimento di Cip e Ciop agenti segreti è quello adulto, non quello che amava la serie perché l’aveva vista da piccolo, anzi, gli stessi autori non ne sono granché interessati (si inventano degli episodi, per esempio), ma quello che, pur conoscendo genericamente il cartone, è anche al corrente delle tematiche – in questo senso l’apparizione di un personaggio in particolare rischia di invecchiare tremendamente in fretta e lasciare sperduti gli spettatori futuri, che pagheranno le spese delle nostre risate sarcastiche.
È invidiabile anche la scelta e l’originalità di certi cameo, che toccano qualsiasi epoca, studio d’appartenenza e stile d’animazione, dal disegno a matita al cel-shading – una tecnica che fa sembrare bidimensionale l’animazione digitale – passando per l’animazione con la plastilina, il 3D, il bianco e nero, le marionette. C’è al tempo stesso la voglia di omaggiare l’animazione tutta, commentare le sue tendenze e inserire battute pensate specificamente per quelle tre persone nel pubblico in grado di capirle (anche se a quel punto mi sarei aspettato un rigore più filologico nei confronti della serie originale).
Spogliata dai divertissement nostalgici, la storia è poca cosa. Lo sviluppo pigro della trama è salvato dal rapporto tra i due scoiattoli, ben costruito, ma la prevedibilità degli ultimi quaranta minuti e l’assenza di idee fa perdere la spinta iniziale al film, che si ferma a un passo dal miracolo. Non date retta al clamore: chi lo definisce un Chi ha incastrato Roger Rabbit per i tempi moderni è evidentemente capace di mantenere un contegno critico tanto quanto la neve è capace di mantenere la forma solida sopra i 5 gradi centigradi.
Però, se i film devono diventare tutti frullati di universi narrativi più o meno dipendenti da un grande studio, Cip e Ciop agenti speciali sta dal lato giusto della storia, all’opposto di Space Jam: New Legacy (parlando dei pochi confini da rispettare, quel film li superava tutti con una tracotanza quasi romantica, tipo usare dei cosplayer per suggerire la presenza di attori troppo costosi da chiamare per due pose, quindi i risultati positivi sono tutt’altro che scontati).
Mondato via il paragone con altri classici del genere, Cip e Ciop agenti speciali funziona bene, che è comunque una gran cosa per un prodotto che sulla carta poteva, alla meglio, sembrare una versione ripulita di Alvin Superstar.
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