
A quasi due anni dall’uscita del primo volume tornano i Graveyards Kids di Davide Minciaroni, confermando quanto di buono avevamo trovato nel precedente volume e alzando ulteriormente il tiro. Per chi non conoscesse minimamente il lavoro del giovane autore potremmo dire che si tratta di una sorta di bizzarro shonen all’italiana iscrivibile al genere degli school brawl (per chi necessitasse di un’infarinatura generale, avevamo approfondito l’argomento parlando del primo volume). Rispetto a una banale riproposizione degli stilemi grafici orientali Minciaroni sceglie però una via molto più complessa e matura, asciugando il tema al midollo e sfruttandolo come scheletro su cui innestare una serie di soluzioni grafiche sospese tra Cartoon Network e l’underground più urticante.
Senza girarci troppo attorno il punto focale della serie rimane una sequela di combattimenti contro avversari sempre più pericolosi che, ça va sans dire, mano a mano finiscono per diventare alleati. A questo spunto narrativo si aggiunge una serie di subplot tipicamente teen, fatti di amicizie e scorribande tra ragazzini delle medie. Anche in questo caso si gioca con i cliché e i luoghi comuni, tra amicizie spezzate raccontate con piglio melodrammatico e i consueti tira e molla emotivi caratteristici dell’adolescenza.

In questa nuova uscita c’è anche spazio per uno spietato torneo a Bestie Immonde, gioco di carte che vanta le illustrazioni del sempre bravo Dario Sostegni. Si tratta dell’ennesima scusa per mettere su carta personaggi eccessivi, spesso grotteschi, e trascinarli in scontri ferali dove vale davvero tutto. Sebbene in Graveyards Kids ci sia tanto umorismo, la ferocia delle risse infatti non è mai messa in discussione. Nel mondo di Rob e della scuola media Cipollo II sarà anche possibile incappare in faccette kawaii e buffe stilizzazioni, ma non bisognerà comunque stupirsi se vedremo dodicenni fronteggiarsi con forbici e taglierini.
Il vero punto di interesse di tutta l’operazione – che ha permesso a Graveyard Kids di vincere un Premio Micheluzzi come Miglior serie dal tratto non realistico quando era ancora un’autoproduzione su fotocopia – rimane comunque l’interpretazione grafica di una narrazione così tangente a topoi che tutti conosciamo alla perfezione. Nella scrittura Minciaroni gioca a sovrapporsi a questi temi e narrazioni così universali, costituendone una base perfetta per sperimentare con il disegno.
Il risultato è qualcosa che in Italia si è visto davvero di rado, per potenza e capacità di scardinare ogni possibile classificazione. Il fumettista pare non porsi nessun limite, preferendo giocare con l’accumulo senza troppe remore. Nel solo character design abbiamo personaggi quasi gommosi, altri disegnati come animali antropomorfi, altri semplicemente del tutto surreali (Zucco, che per testa ha… un’anguria) o inquietanti (come l’Uomo Panino).

Alla stessa maniera la regia delle tavole procede senza volersi precludere nessuna strada: abbiamo vignette al limite del manga più stilizzato – tutte occhioni e sberluccichii – e altre ricche di dettagli spigolosi e sgradevoli. E poi linee cinetiche e deformazioni come se non ci fosse un domani, tra corpi resi fluidi dalla violenza dei colpi subiti ed espressioni esasperate in maniera assurda. Il risultato sono duecento pagine di puro divertimento, dove si vuole arrivare il più velocemente possibile al capitolo successivo solo per scoprire cosa può essersi inventato di nuovo Minciaroni.
Si corre talmente tanto che a un certo punto ci si smette di chiedere perché i protagonisti siano disegnati in maniera vagamente realistica mentre il loro compagno Lumaco sia tratteggiato come una limaccia. O perché i ragazzi delle superiori siano gatti, pipistrelli o topi. Nel mondo dei Graveyard Kids se si cade da un ponte durante un combattimento non è una scusa valida per fermarsi. I bulli seminano il terrore tra i propri coetanei indossando maschere mostruose, trasformandosi in maniera definitiva nel villain di uno shonen, e c’è sempre un modo per entrare in scena nella maniera più coreografica possibile.

Graveyard Kids è puro fumetto d’azione, la rappresentazione grafica del movimento guida la lettura e i balloon potrebbero essere quasi del tutto eliminati. A rafforzare questa idea di narrazione completamente votata all’impatto tutte le scelte prese dall’autore hanno una valenza quasi espressionistica, e ogni espediente è sfruttato per stilizzare ulteriormente la narrazione. Se un personaggio singhiozza, per esempio, non sarà una timida lacrima a solcargli il viso ma si tratterà come minimo di un pianto torrrenziale.
Il risultato di una tale esasperazione è un’opera divertente come poche, leggera senza essere mai esplicitamente comica. Eppure, nonostante l’anima così disimpegnata e quasi caricaturale, si finisce per appassionarsi alle vicende di Rob e del suo gruppo di amici come se fosse la più grave delle avventure, e ancora una volta si arriva in fondo al volume sperando che per il prossimo non ci sia da aspettare troppo.
Graveyard Kids 2
di Davide Minciaroni
Edizioni BD, aprile 2022
brossura con sovraccoperta, 208 pp., bianco e nero
14,00 €
(acquista online)
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