
Lupo Alberto sta cambiando. Dopo decenni di rassicurante fissità – che evidentemente però non premiava le vendite, viste le difficoltà ammesse da Silver stesso e il cambio di periodicità da mensile a bimestrale – dal numero 431 di febbraio/marzo nella rivista è presente una nuova rubrica. Si intitola Tutto un altro lupo e ospita storie di nuovi autori. «Uno spazio completamente autogestito all’interno del bimestrale dove potessero avere la possibilità di reinterpretare la Fattoria McKenzie in modo totalmente libero e nuovo» ci aveva dichiarato Eleonora Silvestri, che collabora con il padre alla redazione del bimestrale.
A oggi sono uscite due storie su Lupo Alberto 431 e due sul numero 432, tre delle quali scritte da Lorenzo La Neve e disegnate da Matilde Simoni, Francesco Guarnaccia e Roberto D’Agnano, tutti membri o collaboratori del collettivo Bad Moon Rising Production, la quarta realizzata dal Dottor Pira.
La diversità delle loro opere rispetto ai fumetti che li circondano è sottolineata dalla separazione netta dal resto della rivista tramite una vera e propria copertina, come se Tutto un altro Lupo fosse un inserto e non parte integrante del giornale. Un modo per valorizzarli, certo, e forse per preparare i lettori alla lettura, poco canonica per quelle pagine, che li aspetta. Annunciando la sua collaborazione con Silver, La Neve aveva dichiarato il suo amore per Lupo Alberto, «una delle massime espressioni del fumetto pop europeo», e che lo sceneggiatore sia un conoscitore profondo del personaggio lo si vede molto bene nelle storie che ha scritto.

In particolare quella per Guarnaccia, Enrico esattore, ha un sapore molto classico, che la avvicina a quelle scritte negli anni da Silver, Piero Lusso, Francesco Artibani o Casty. La fattoria viene sconvolta da una novità, in questo caso l’inedito ruolo di esattore della tassa agreste assegnato a Enrico, da cui segue tutta una serie di disastri, che alternano umorismo demenziale e leggera satira di costume. La vera novità in questa storia è data dai disegni di Guarnaccia, che deforma il character design di Silver rendendo tutto più “gommoso”, secondo il suo stile.
Anche L’ora d’aria di Cattivik è una storia tutto sommato tradizionale, se si esclude il team-up (inedito? A memoria non ne ricordo altri, che qualche lettore mi corregga se sbaglio) tra il lupo azzurro e il criminale creato da Bonvi. L’elemento di disturbo della quiete agreste è proprio lui, in vacanza in campagna e utilizzato prima come spaventapasseri e poi come spaventa-Mosè. La storiella funziona meno della precedente, nonostante i disegni altrettanto personali e azzeccati di D’Agnano, perché basata esclusivamente sull’incontro tra i personaggi più che su un’idea particolarmente azzeccata.

Molto particolare è Alla larga, lupastro! di La Neve e Simoni, che ha aperto la prima puntata della rubrica, e che in fin dei conti è un remake di alcune strisce storiche di Silver, a partire proprio dalla prima in assoluto. La gag sul solletico, ad esempio, riprende il tema delle strip 27 e 28 (1974), e il finale sull’isola tropicale ricorda un ciclo del 1976. Addirittura la quinta tavola è un rifacimento quasi esatto della striscia 39.
A cambiare in questo caso, ancora più che negli altri racconti, sono i disegni: Simoni disegna ogni volta i personaggi in modo diverso, esaspera le deformazioni, lavora di collage di fotografie, li trasforma in figure geometriche. Purtroppo il risultato, per quanto in alcuni passaggi molto divertente, alla fine appare come un mero esercizio di stile, come se fosse fatto per scioccare i lettori di Lupo Alberto invece che per darne una nuova versione.

Un discorso a parte lo merita Crisi d’identità, il fumetto del Dottor Pira, che parte dal semplice gioco di parole di un pacco indirizzato a Lupo Albero invece di Lupo Alberto per deragliare nell’assurdità più assoluta. Pira dimostra ancora una volta di essere un grande fumettista, scandendo alla perfezione i tempi comici del suo racconto, di gran lunga uno dei più divertenti della sua produzione recente.
Deforma il design dei personaggi con il suo segno “brutto” e allo stesso tempo normalizza leggermente il suo stile per venire incontro ai lettori del bimestrale che magari non ci sono abituati, smussando ad esempio la sua rappresentazione particolare della prospettiva e riportandola “quasi” alla normalità.

Cosa rimane quindi a Silver e al suo bimestrale dopo le sperimentazioni di questi due numeri, a parte le sperimentazioni stesse? Non so come vorranno procedere in redazione con Tutto un altro lupo, ma a vederla da fuori mi sembra che la situazione sia abbastanza chiara.
Da una parte abbiamo due esperimenti irripetibili, che non avrebbero la stessa carica di novità se fossero riproposti in futuro con piccole variazioni. Sto parlando chiaramente dell’episodio di La Neve/Simoni e di quello di Pira, troppo strani per creare una nuova linea per il giornale. Rimangono one shot interessanti che non costituiranno un vero precedente.
Più promettente il filone aperto dalle altre storie. La Neve ha dimostrato di saper utilizzare i personaggi di Silver con rispetto e profonda conoscenza del loro mondo, e l’abbinamento con autori umoristici così diversi dai classici Giacomo Michelon, Silver, Bruno Cannucciari e Giorgio Sommacal funziona decisamente bene.
In realtà, con i disegnatori che l’hanno affiancato, potrebbe trovare un posto fisso nella rivista, non più come “corpo estraneo” ma come una visione più contemporanea della Fattoria McKenzie. Le sue storie danno davvero l’idea di cosa potrebbe essere il futuro di Lupo Alberto: nuova linfa a un personaggio che rischia di rimanere imprigionato nel suo passato glorioso e di avere poco da dire alle nuove generazioni.
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