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RubricheMarginiL'importanza di disegnare un naso

L’importanza di disegnare un naso

"Margini", una rubrica di Fumettologica a cura di Tonio Troiani. Ogni 15 giorni riflessioni sulla narrazione annotate tra le parti bianche di ogni pagina scritta e disegnata.

Il naso è una propaggine curiosa: ve ne sono di curvi e ritorti; con forme oblunghe e cubiste, piatti o fieramente puntuti. Nasi che scompaiono, ricompaiono, si trasformano, si allungano, si trasfigurano. La letteratura e l’arte si sono spesso interessate a questa misteriosa escrescenza carnosa che poggia tronfia sul nostro viso, talvolta con leggiadria, talvolta con misteriosa e inopportuna sgradevolezza. 

Eppure, secondo Blaise Pascal, «se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, tutta la faccia della terra sarebbe cambiata». Un po’ per celia, un po’ con un pizzico di consapevolezza, il moralista francese sapeva quanto fosse importante il naso nell’economia della personalità.

Il naso ci anticipa e ci guida: non è un caso che l’olfatto sia quanto di più sfuggente – soprattutto se volessimo imbrigliarlo in descrizioni analitiche – ma al contempo quanto di più “vero”: a naso sappiamo se qualcosa è andato a male, se una situazione ci puzza lo dobbiamo al nostro intuito olfattivo, così come esser menati per il naso palesa una certa ottusa stupidità, ma arricciamo il naso se qualcosa non ci aggrada, così come poniamo il naso all’insù quando ci vogliamo allontanare dagli olezzi che provengono dal basso. Il naso è segno di alterigia, ma anche di curiosità e di intelligenza, le fogge aguzze palesano l’evidente presenza del demonio. 

ritratto di vecchio con nipote di domenico ghirlandaio
“Ritratto di vecchio con nipote”, di Domenico Ghirlandaio

Nell’epoca della ritrattistica, soprattutto nobiliare e borghese, il cui fine è ingentilire i caratteri delle personalità ritratte in maniera da far emergere – più o meno palesi – elementi della personalità, la caricatura fiorisce al margine come scherzo bonario e poi sempre più sagace nel corso del Settecento. La caricatura esagera e rende grottesco il particolare: protagonista indiscusso è il naso.

Già amabilmente ritratto in tutte le sue fogge da Leonardo Da Vinci, con Annibale Carracci diventa il centro propulsivo dei suoi numerosi studi di teste deformi. Sono stato sempre affascinato dall’attenzione quasi clinica con cui Domenico Ghirlandaio – nel noto Ritratto di vecchio con nipote conservato al Louvre – ritrae il naso dell’attempato signore: un naso sfigurato da un rinofima dovuto molto probabilmente a una forma aggressiva di rosacea. 

Ma dicevamo, la caricatura – soprattutto grazie alla fiorente stampa di quotidiani e pamphlet – esplode in tutta la sua irriverenza, ereditando il gusto carnascialesco del grottesco: stereotipi e intuizioni grafiche figlie di un segno veloce e compulsivo si intrecciano per definire profili sempre più esplosivi. È in un certo senso l’alba del tratto fumettistico, con la sua capacità di ritrarre la realtà con pochi segni, di restituire la plasticità e la profondità sulle pagine sgualcite dei quotidiani: con tutti i limiti e le possibilità che una certa visione del mondo si porta dietro. 

dick tracy disegnare naso
Dick Tracy e diversi personaggi dell’universo disegnato da Chester Gould

Ecco, allora, che il fumettista non può esimersi dal caratterizzare i personaggi attraverso un uso sapiente del segno caricaturale – anche perché, diciamocelo, il realismo spesso è noioso nel suo voler rappresentare la realtà in maniera fotografica e certosina, ma che paradossalmente non sa cogliere il segno perdendosi nel cesello e nelle regole della buona armonia.

I volti butterati, appiattiti, puntellati, volutamente allargati o rimpiccioliti, tagliati con l’accetta di Chester Gould sono tra le più raffinate rappresentazioni di quel gusto caricaturale e lombrosiano tipico delle edizioni a stampa dello scorso secolo (e non solo). Il naso squadrato della Talpa si contrappone al profilo cinematografico di Dick Tracy, il cui naso aquilino certo non è altrettanto “apollineo” ma si integra perfettamente con un mento virile che ne attenua il taglio. 

Della fauna criminale creata da Gould degni eredi sono la miriade di personaggi che imperversano per le strade di Gotham City, tutti quanti caratterizzati da tratti lombrosiani: fra questi Oswald Cobblepot, meglio conosciuto come il Pinguino. Dalla versione della Golden Age al rimaneggiamento durante la conduzione negli anni Ottanta di Alan Grant, sino alla rinascita gotica durante i Novanta grazie al secondo capitolo del Batman di Tim Burton, il Pinguino è sempre stato caratterizzato da un naso importante: certo, in questo caso, il parallelismo con il mondo aviario è semplice e risente di una tradizione non solo fumettistica ma ben documentata di ritratti “animaleschi”.

il pinguino batman
Il pinguino di Batman ritratto da Frank Quitely

Di nasi importanti la tradizione della bande dessinée è sicuramente più generosa, e anche lì il gioco è basato su un intento parodico: da Hergé a Jijé, da Morris a Uderzo, fino ad arrivare al più recente Manu Larcenet, il fumetto franco-belga nella sua vena più “ironica” e “infantile” nutre una fascinazione per i nasi importanti. Come dimenticare il personaggio caricaturale e al contempo grottesco di Polza Mancini, il protagonista di Blast. Un uomo dal fisico pesante e dal naso imponente (ereditato forse dal padre, mostrato in un letto di ospedale, più simile a un uccello che a un uomo), animato da grossi appetiti predatori, un bugiardo patologico, le cui psicosi si fondono a un sentimento di estremo e incalcolabile misticismo. 

In quel naso Larcenet, così come nel naso di Marco, il protagonista de Lo scontro quotidiano, ci mette qualcosa di suo. Anzi, forse al di là dell’imponente mole di Mancini, è quella scultura di carne e cartilagine che si erge al centro del volto a diventare un elemento autobiografico, a rimandare come a una firma all’autore. Ecco, il naso come gesto caricato o spontaneo dice molto della mano (e non solo) dell’autore.

disegnare naso gipi
Gipi, una vignetta di “Unastoria

Come non guardare nei profili affilati e taglienti dei personaggi di Gipi un inequivocabile autoritratto: ogni personaggio conserva i geni paterni e il gesto è una continua autoconfessione. Un po’ come in Zuzu: quel naso “Spagnulo” che diventa un sintagma importante e centrale nella costruzione dell’io narrante. Nasi bitorzoluti che diventano becchi cheratosi dal primo al secondo romanzo della giovane autrice salernitana e che non sono solo generati da un automatismo, ma sono una dichiarazione di intenti: il mio volto è soprattutto il mio naso. Non a caso si dice mettere il naso fuori dalla porta, una sonda verso l’esterno. 

Ma il naso è anche un volgare correlato del fallo: Robert Crumb, animato dalle ossessioni sessuali, dedicò qualche striscia a un personaggio meno noto del suo pantheon di freak, tale Dick Nose. Ispirandosi alle Tijuana Bible – piccoli albetti economici con contenuti pornografici – Crumb narra le gesta di un uomo la cui dote è anche la sua condanna: al centro del suo volto campeggia un enorme fallo. The Adventures of Dick Nose sono il contributo più generoso di Crumb al fumetto pornografico. Nelle sue otto pagine, l’autore di Fritz the Cat mette in scena una delle più assurde fantasie partorite dalla sua fervida immaginazione.

disegnare naso zuzu
Una tavola di Zuzu da “Giorni felici”

Se la rinoplastica ha finalmente sancito il primato del bisturi su quello della natura, scolpendo a colpi di martello nasi inestetici, nelle pagine dei fumetti il naso continua a manifestarsi in tutta la sua inopportuna e irriverente forza: nasi d’ogni foggia arricchiscono i volti di personaggi di carta, parlando un linguaggio semplice e immediato, ma conservando una storia lunghissima che affonda le sue radici nei secoli che hanno forgiato l’estetica e il segno del moderno. Nel bene e nel male.

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Leggi anche: La cultura pop è morta?

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