
Sierra Nevada, l’albo di Tex del quale stiamo per parlare è molto, molto particolare. Non solo perché si tratta chiaramente di una buona storia di transizione, con un passaggio che consente di aprire il secondo arco narrativo dopo quello ambientato a San Francisco e dare il via a una nuova fase dell’epico ritorno di Mefisto, l’arcinemico di Tex, iniziato ben tre albi fa. Ma anche perché presenta una delle più singolari storie delle origini dell’universo di Tex. Ma andiamo con ordine.
Dove eravamo rimasti
Mefisto è tornato. Nascosto sotto le false spoglie dello psichiatra dottor Weyland, dirige un manicomio poco fuori San Francisco, il Black Mountain Asylum. L’obiettivo di Mefisto è portare un’intera metropoli (San Francisco) sull’orlo del terrore e della follia, nelle mani di un negromante che persegue il progetto di distruggere una volta per tutte la propria nemesi, il ranger chiamato Tex Willer (con i suoi tre pards, naturalmente). Ovviamente il piano non finisce bene, anche se per poco: in un susseguirsi di avventure rocambolesce i nostri eroi, con l’aiuto degli allegri compagnoni della palestra Hercules e dei poliziotti di San Francisco guidati dal buon Tom Devlin, riescono a salvarsi dalle trappole di Mefisto e farlo scappare con il figlio Yama ancora in coma e la cattivissima infermiera Ruth, più un paio di “manovali” del crimine.
La trama che si è sviluppata dal numero 738 della serie di Tex è talmente lunga da riassumere che il curatore e autore della saga, Mauro Boselli, preferisce non mettere un riassunto incompleto (come il mio poco sopra) e lascia che siano le tavole introduttive a farci capire che qui siamo in una storia completamente diversa, anche se collegata. Il terzo albo disegnato dai fratelli Cestaro si concludeva infatti con i quattro pards che partivano al galoppo all’inseguimento di Mefisto, Yama e gli altri, mentre il quarto (Tex 741), si apre con una lunga sequenza del nuovo disegnatore, Fabio Civitelli, ambientata nientepopodimenoche in Tibet!
Cosa succede adesso

L’avventura scritta da Boselli si apre infatti con una sequenza di ben 15 tavole ambientate in un monastero del Tibet. È una storia delle origini, che serve a Boselli – noto completista dell’universo di Tex Willer del quale sta cercando di riorganizzare la continuity creando un vero canone – per spiegare chi diavolo sia Padma. Scopriamo che Padma è un lama tibetano cattivo, che viene punito da un nuovo lama (in realtà piuttosto misterioso) e scacciato dal Tibet, condannato a vagare per ripulirsi il karma e finalmente uscire dal ciclo delle reincarnazioni assolvendo al destino che la ruota del Dharma ha previsto per lui. Padma qui ha un ruolo ambiguo nei confronti di Mefisto: lo ha aiutato ma lo ha anche tradito, e tutto questo con l’idea che stia seguendo un suo percorso di redenzione. Strano, no?
Comunque, dopo queste prime 15 tavole la storia decolla lungo un binario completamente diverso. Siamo nella Sierra Nevada, la spina dorsale degli Stati Uniti. Ci avviciniamo a una delle località di villeggiatura oggi più amate dagli americani, il lago Tahoe, che qui è presentato in pieno inverno, circondato dalla neve e ovviamente senza turismo. Tex e i suoi sono un passo dietro ai fuggitivi, ma rischiano di cadere nelle trappole che Mefisto tende loro. Sopravvissuti a un agguato a Last Chance City (orchestrato in maniera come sempre un po’ barocca e un po’ “magica”) i quattro arrivano a un villaggio sulle rive del lago dove vedono un vaporetto con Mefisto e i suoi allontanarsi.
Dopo aver convinto un altro barcaiolo del lago a seguirli, accade una cosa straordinaria: il traghetto su cui sono Mefisto e i suoi collide con un iceberg (che stupisce anche il barcaiolo di Tex oltre al sottoscritto) ed esplode quando la caldaia a vapore si rompe, facendo rapidamente inabissare la nave con tutti i suoi. Mefisto è morto… o forse no?

Intanto Padma è appena arrivato al Black Mountain Asylum, dove Tom Devlin sta studiando le carte per capire quale fosse il piano di Mefisto, e rivive con i ricordi la storia del suo difficile rapporto con Mefisto. Dopo averlo salvato e curato, infatti, Padma era stato aggredito da Mefisto e dato per morto in un lago sotterraneo. Salvato da entità ultraterrene (le stesse che lo avevano punito in Tibet), Padma inizia a lavorare nell’ombra per uccidere o quantomeno neutralizzare Mefisto, ma non ci riesce.
Parlando con Devlin e cercando di capire che fine abbia fatto il cattivo, un telegramma appena arrivato informa il capo della polizia di San Francisco e Padma che Mefisto è morto affogato con i suoi nell’esplosione del traghetto sul lago Tahoe. Ma Padma “sa” che non è così, che si è trattato solo di un trucco. E la storia finisce con un “Il prossimo numero sarà intitolato Il ritorno di Padma”.
Un po’ di esotismo o di esoterismo?
Padma è uno degli alleati storici di Steve Dickart-Mefisto, che in realtà (come sanno i cultori della materia e come di sicuro sa Mauro Boselli) di alleati nel tempo ne ha avuti molti, dalla sorella Lily al Barone De Lafayette sino agli indiani Hualpai. Nel riassuntone creato da Boselli comunque scopriamo che è stato Padma a far riprendere le energie a Mefisto quando sembrava morto e ad addestrarlo. E che il lama è in realtà un personaggio moralmente ambiguo e piuttosto complesso: un ex cattivo che si deve redimere e lo fa aiutando un super cattivo (Mefisto) per poi tradirlo indicando in sogno a Tex dove si trova per fare in modo che il ranger texano possa sconfiggerlo.

L’ambiguità di fondo non è tanto nella storia (anzi, Padma è un personaggio che Boselli cerca di rendere interessante senza tradire la sua storia iniziata nel 1965 in Il Drago Rosso) quanto nel ruolo stesso di Padma. La versione originale del 1965 era un po’ confusa e storicamente inesatta: Padma sembrava un mandarino cinese più che un monaco buddhista e aveva creato il Drago Rosso, una setta di immigrati cinesi nel Texas, che lui proteggeva e aiutava economicamente. Nella versione degli anni Sessanta però la spiegazione del perché Padma – fuggito da un monastero dove aveva “esplorato troppo a fondo i tenebrosi abissi della magia” – volesse aiutare Mefisto affinché questo diventasse il suo aiutante nella setta, c’era e tornava.
Nella ricostruzione di Boselli, che serve a mettere un po’ di ordine, tutto questo si perde, e la figura di Padma viene rimessa in bolla un po’ a fatica, almeno in questa sua prima apparizione. Le 15 tavole iniziali e la lunga coda dell’albo (altre 19 tavole, tra quelle di ricordi e quelle con Devlin) hanno lo scopo di farci digerire un personaggio “nuovo” che deve acquistare un ruolo più chiaro e definito nella saga di Tex. Via quindi al Buddha sorridente e panciuto di Galeppini (che era “sbagliato” da un punto di vista storico, perché era una interpretazione prevalentemente occidentale dell’immaginario buddista), via i vestiti “cinesi”, e dentro tutta una lunga storia per spiegare chi sia, da dove venga e cosa stia facendo Padma.
I due problemi di Padma
Peccato che la sua figura abbia due problemi: il primo è narrativo e il secondo è logico. Dal punto di vista logico, Padma introduce un tocco di esotismo, certamente (il suo nome in sanscrito vuol dire “fiore di loto”), ma anche un tocco ben più pesante di tipo esoterico. Il lama “slamato” è davvero in contatto con entità spirituali ultraterrene, davvero pratica una forma di arte magica “nera” e davvero ha poteri che sono super umani? È l’entrata ufficiale della magia soprannaturale nel mondo di Tex? O è solo esotismo? Cioè, quello che i comuni mortali non possono fare (le magie) in realtà è ammesso per un lama del lontanissimo Tibet?

L’altro problema, di tipo narrativo, ha a che fare con le motivazioni e la storia di Padma, sulla quale Boselli ha investito davvero molto: ben 34 tavole in totale. E altre le possiamo immaginare che saranno presenti sul prossimo numero, dedicato proprio a Padma. Certo, Boselli voleva togliersi di torno la storia delle origini del monaco buddista per poter accelerare nel prossimo albo senza scomodi e pesanti flashback, e allora ha incastrato tutto il possibile in questa storia che, per quanto riguarda Tex, è costituita solo da tre scene: inseguimento, scontro a Last Chance City, fuga in vaporetto sul lago Tahoe in pieno inverno. Scene allungate con dialoghi senza fine, nella migliore tradizione del ranger texano, ma che restano pur sempre solo tre scene.
Tuttavia, la motivazione profonda e la storia di Padma – anche nella versione rivisitata da Boselli – restano un po’ debolucce. Da gran cattivo in Tibet a uomo con una missione (diventare buono), Padma continua a commettere errori singolari e a mostrare aspetti della sua personalità che sembrano incongruenti più che conflittuali: cambia velocemente a seconda di quello che la storia gli chiede (prima aiuta Mefisto, poi aiuta Tex) ma non si capisce bene il perché. Vedremo nel prossimo numero.
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Antonio Dini, giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. La sua newsletter si intitola: Mostly Weekly.
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