
Nonostante la copertina possa quasi far pensare a un fantasy tipo Harry Potter, con un castello dall’aria infestata, gotico e da incubo, in realtà Collegio Chartwell di Glenn Head cela una storia di orrore reale, svelando gli abusi che l’autore e i suoi compagni di classe hanno subito dal rettore del collegio in questione, un predatore sessuale seriale.
Studente di Art Spiegelman presso la School of Visual Arts nei primi anni Ottanta, Glenn Head (nato nel 1958 in New Jersey) ha lavorato per New York Times, Wall Street Journal e Playboy. Il suo stile ricorda quello del fumettista statunitense Kim Deitch, con le sue tavole sovraffollate di persone, fantasmi, gatti, edifici, segnaletica, dove c’è sempre molto da osservare.
Già con Chicago Head si era servito delle sue memorie per raccontare l’esperienza alla scuola d’arte e il seguente l’abbandono. In Castello Chartwell usa la biografia per raccontare un altro tassello della sua storia. Ci sono voluti tanti anni per trovare la forza di incanalare nel fumetto il periodo oscuro trascorso nel noto collegio per bambini difficili dove i suoi genitori lo avevano iscritto all’età di tredici anni, quando doveva ripetere la terza media ed era troppo indisciplinato per restare in famiglia.
Nel collegio l’autore visse un’esperienza dolorosa sotto il regime instaurato dal direttore della scuola, Terrence Michael Lynch. Il quale, con la complicità di altri insegnanti, devastò le menti e le vite di decine di giovani, attraverso violenze fisiche e sessuali sistematiche che restarono sepolte per anni da una società che non sapeva come affrontarle. Fino alle denunce che portarono in tribunale il rettore, solo a metà degli anni Ottanta.

Collegio Chartwell narra il breve ma indelebile periodo che, dal settembre 1971, il tredicenne Glenn passò in collegio. Ma narra soprattutto le conseguenze di quell’esperienza, la discesa negli inferi dell’alcol, della dipendenza dal sesso e in particolare delle incomprensioni familiari di fronte agli abusi che hanno segnato il resto della vita del fumettista.
Il preside Lynch, morto nel 2011, è descritto come il guru di una specie di setta che tocca e “ispeziona” i genitali degli studenti nelle docce, si mette a letto con loro, li punisce sadicamente e li picchia per poi offrire loro “affetto” riparatore, accolto come l’unica presunta forma di tenerezza.
Head utilizza questi ricordi dolorosi in modo brutalmente onesto, creando immagini allucinate, sulla scia degli autori di fumetti underground degli anni Sessanta e Settanta. Lo fa senza inventare o abbellire in funzione di qualche effetto drammatico, ma mostrandone anche il lato oscuro, il risultato di un’adolescenza spezzata.
Per Head gli anni Settanta sono stati un periodo “strano” in termini di sessualità: da un lato si sono alzate barriere e sono stati infranti alcuni tabù, dall’altro non si parlava e non si affrontava il tema degli abusi, in particolare dei minori, che pure, ovviamente, esistevano.
Agli alunni del collegio di Chartwell fu detto di non parlare di quel che accadeva nella scuola. La barriera fisica e sessuale veniva violata in modo sistematico e un personaggio ambiguo e malato come il rettore Terrence Michael Lynch ne traeva piacere per alimentare le sue perversioni. Quei rapporti di dominio inculcati dal preside, e che i giovani studenti ritenevano tollerati dalla società che li circondava, ebbero un impatto immediato su di loro, che giunsero a considerare il sesso come un abuso di potere.

La sessualità per l’autore divenne quindi una cosa complessa, un problema psicologico. Anche con i genitori i rapporti peggiorarono, perché li riteneva responsabili di averlo messo in collegio, di avergli voltato le spalle e in seguito di dimenticare il passato per comodità. Soprattutto, quando la vicenda ebbe clamore mediatico e giudiziario, con Head ormai adulto, devastato dall’alcol e in preda a un assurdo senso di colpa e di vergogna. Invischiato nella sua solitudine, l’autore non aveva mai svelato ai genitori cosa gli era successo, perché sentiva che non avrebbero voluto saperlo.
Solo a 62 anni, e dopo un lungo percorso di terapia, l’autore è riuscito a raccontare di quell’anno trascorso a Chartwell, a prendere le distanze da un passato che non passa: per dire finalmente tutto ciò che sentiva di far uscire dalla sua memoria e liberarsi da un periodo che si perpetuava nella sua mente come un tarlo. Invece di seppellire il passato Head ha fatto diventare racconto tutto l’intrico della sua vita, la rabbia, l’ansia, i dubbi e le intenzioni. Come una forma di terapia, forse, un’analisi sul senso del male: un modo per fermare un dolore che non passa mai.
Leggi le prima pagine del fumetto
Collegio Chartwell
di Glenn Head
traduzione di Veronica La Peccerella
Coconino Press, luglio 2022
brossura, 248 pp., B/N
23,00 € (acquista online)
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