
Dopo quasi quattro anni di attesa il 2022 ha sancito il ritorno di Saga, probabilmente il prodotto Image Comics di maggior successo dell’ultimo decennio. Con l’uscita numero 54 del luglio 2018 gli autori Brian K. Vaughan e Fiona Staples informavano infatti i lettori della volontà di prendersi una pausa per avviare i lavori della seconda metà della serie e decidevano di congedarsi con il più drammatico dei cliffhanger.
Come il canone post-Nozze Rosse insegna, non c’è modo migliore per introdurre una grossa svolta degli eventi se non sfoltendo il cast nel modo più repentino e brutale possibile. Succedeva così che nel nono story arc di Saga – quello che comprendeva i numeri americani dal 49 al 54 – venivano eliminati il reporter Doff, la freelancer Ianthe, il redento Principe Robot IV e soprattutto Marko, uno dei due protagonisti assoluti.
Non c’è molto altro da aggiungere nel riassumere dove si era rimasti, perché risulta evidente ancora oggi come lo scorrere delle storia si fosse inceppato già da diverse uscite, inanellando una serie di archi narrativi privi del mordente dei primi straordinari volumi e dando l’impressione di una pianificazione del plot piuttosto lasca. La volontà dei due autori sembrava essersi spostata dal voler raccontare una grande epopea fantascientifica allacciata il più possibile alla modernità – per linguaggio, temi, costruzione dei personaggi – all’alternarsi di vicende più contenute dove riflettere di volta in volta su diversi aspetti del contemporaneo senza però prendersi la briga di costruire una narrazione orizzontale davvero efficace.

Ricordiamo poi che, per quanto si tratti di un grande scrittore, Brian K. Vaughan non è mai riuscito a tenere il polso delle sue narrazioni fino alla fine. A oggi le sue serie più lunghe sono state Y – L’ultimo uomo ed Ex Machina – rispettivamente 60 e 50 numeri – e in entrambi i casi questo aspetto era piuttosto evidente. Vedremo cosa succederà con quello che dovrebbe essere il suo primo progetto a sforare le 100 uscite.
Considerando questo aspetto nessuno è rimasto davvero sorpreso della scelta degli autori di interrompere la serie e di prendersi qualche anno per tirare le fila e progettare nel migliore modo possibile gli eventi che avrebbero dovuto traghettare Saga verso la sua conclusione. Oltre al fatto di dover dare la possibilità a Fiona Staples di guadagnare tempo e di lavorare alle prossime uscite con più anticipo possibile. Le tavole della disegnatrice rimangono uno dei motivi fondanti del successo di Saga, ed è davvero difficile immaginarsi altri fumettisti alternarsi al suo lavoro.
Curando ogni singolo aspetto di ogni uscita – copertina, layout, matite, colore – e avendo portato al successo uno stile di illustrazione digitale fino a quel momento non ancora così compiuto, l’arrivo di un disegnatore-cuscinetto per alternare la storia con degli episodi riempitivi sarebbe quantomeno deleterio. Ragionevole quindi prendersi il giusto spazio di manovra per mettere a magazzino più episodi completi possibile. Sono meccaniche produttive di cui il pubblico moderno dovrebbe ormai aver preso coscienza, anche se le continue polemiche per ogni forma di ritardo – che si parli di fumetti, videogiochi, film o altro poco importa – dimostrano il contrario.
Arriviamo a questo punto alla recente conclusione del decimo story arc, primo capitolo del quarto libro di Saga. Gli avvenimenti interni alla serie hanno subito un salto temporale in avanti di tre anni, allineandosi con la pausa presa dalla testata. Il nucleo familiare allargato che da sempre compone il cuore pulsante della narrazione ha subito diversi cambiamenti e adesso si compone unicamente da Alana, Hazel e Scudiero. L’erede di Principe Robot IV ha subito uno shock così ingestibile – la violenta morte del padre – da aver perso del tutto la parola. Per fortunata viene adottato dalla ex soldatessa di Landfall, che lo considera in tutto e per tutto come suo figlio.

Sfruttando uno dei suoi trucchetti più consolidati, Vaughan riparte da zero cambiando tutti i presupposti della vita quotidiana dei protagonisti e calandoci da subito in uno status quo che non aspetta altro di essere rovesciato dall’ennesimo evento drammatico. Ora Alana campa trafficando droga, mentre la preadolescente Hazel sfrutta la magia per compiere piccoli furti. Al cast si aggiunge il socio in affari Bombazine, una specie di energumeno/koala dotato di braccia meccaniche.
Ben presto i due spacciatori entreranno in contatto con dei pirati spaziali che si muovono per il cosmo all’interno di una grossa astronave a forma di teschio e tibie incrociate. Neanche a dirlo le cose finiranno presto per complicarsi. Parallelamente a questo vediamo il Volere tornare a Wreath e portare il teschio del povero Marko a Gwendolyn, in comando dell’esercito della luna di Landfall. Per garantire il consueto numero di pagine moderatamente trasgressive a cui Saga ci ha abituato i due fanno sesso seduta stante.
Da notare come, a dispetto alla scena appena citata e di un’intera pagina dedicata al seno nudo di Alana, l’unica uscita davvero provocatoria di tutto il volume passi quasi sottotraccia. Senza scendere troppo nei particolari basti sapere che, per una strana svolta degli eventi, la protagonista incontra un uomo-cane vedovo. Dopo qualche confidenza i due parlano senza troppi problemi di finire a letto insieme. Una normalizzazione dei rapporti tra razze aliene che hai suoi precedenti nel sergente Kemlo “Hyperdog” Caesar del Top Ten di Alan Moore e Gene Ha, dove il segugio finisce per avere una storia con una prostituta umana, e nel sessualmente insaziabile Kill Testa-di-cane de L’Incal di Alejandro Jodorowsky e Mœbius.
In entrambi i casi il meccanismo era esattamente lo stesso di Saga e anche in quei casi si giocava tra quanto possa essere normale un rapporto umanoide-canide in un mondo di fantasia – anche se in Top Ten la situazione era più problematica – e quanto possiamo trovarlo ripugnante noi. In qualunque caso un richiamo, magari non voluto, a due grandi capolavori del fumetto, a cui va ad aggiungersi il nuovo look di Alana, esplicitamente ispirato alla Tank Girl di Alan Martin e Jamie Hewlett.

Saga è sempre stato un progetto che si nutre su decenni di immaginario collettivo, rivisto e interpretato in chiave cruda e vagamente irriverente. Sia che si tratti di richiami – la stessa copertina del numero cinquantacinque è un omaggio alla prima uscita della stessa serie – o di costruire ogni albo su meccaniche da romanzetto pulp a puntate, con tanto di inevitabile cliffhanger a chiudere ogni singola uscita.
La vera novità di questo story-arc è invece una Hazel ormai protagonista a pieno titolo. La voce narrante di Saga è una preadolescente in cerca della sua strada e delle prime trasgressioni. Ai piccoli crimini di cui si parlava prima si unisce la scoperta della musica rock e della passione per la chitarra elettrica – ci poteva essere scelta più didascalica? – grazie alla ciurma di piratesse spaziali con cui si trova a viaggiare per la galassia. Naturalmente l’idillio durerà poco, e il volume si conclude infatti con l’ennesimo cambio di status quo con trauma annesso, mentre le trame più orizzontali e attinenti al plot relativo alla guerra tra Landfall e Wreath paiono essersi rimesse definitivamente in moto. Per ora nulla per cui strapparsi i capelli, ma era evidente che prima o poi si dovesse cominciare a ragionare anche su questo aspetto della vicenda.
In conclusione il decimo volume di Saga conferma tutto quello che si era detto fino al 2018: una grande serie, scritta e disegnata molto bene, ma con grossi problemi di gestione delle trame più estese. Anche se garantisce una lettura di qualità, questa nuova ripartenza fa davvero poco per proiettare il lettore verso quello che arriverà nei restanti 50 numeri. Il voler garantire un continuo cambio di direzione alla storia ha finito per generare l’effetto opposto, incastrandosi in una stasi dove non si hanno punti di riferimento.
Tutto evolve in maniera così vorticosa da rimanere sempre uguale a se stesso, poco importa chi muoia e chi continui a fuggire. Detto questo, l’attenzione di pubblico e di critica che è in grado di generare la serie di Vaughan e Staple a ogni iterazione non fa che confermarla come una delle produzioni più importanti del fumetto mainstream contemporaneo. E un viaggio che, nonostante tutto, a questo punto vale la pena seguire fino alla fine.
Saga 10
di Brian K. Vaughan e Fiona Staples
traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, settembre 2022
brossura, 168 pp., colore
17,00 € (acquista online)
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