Zerocalcare ha rotto TikTok

C’è, in Zerocalcare, una sorta di atteggiamento selvaggio nel come si fanno le cose. Le tavole dei suoi fumetti hanno i bordi che sembrano disegnati mettendo il foglio sopra un pavè di sampietrini, la costruzione delle pagina alterna intarsi di postille, per non lasciare nulla di intentato, a schiaffi in faccia a tutta pagina, dati, questi sì, senza troppe spiegazioni. In Zerocalcare, per quanto il cosa possa essere ragionato e meditato, il come va alla velocità della luce.

Perché il messaggio deve arrivare subito, ma i disegni sono una cosa che prendono tempo e vanno più lenti della parola. Se nei suoi fumetti c’è questa spinta pneumatica frenata dall’incapacità di disegnare da stenografi, sui social Zerocalcare ha trovato nuove forme di comunicazione che sapessero contenere il suo stile.

Che fosse del blog o dei suoi libri, la pagina così come la pensa lui era un contenuto ingestibile da riproporre online. Nelle stories di Instagram, il social normcore su cui Zero intercetta il grosso del suo pubblico, non si leggerebbe, nei post meno ancora. Come spiega lo stesso autore a Fumettologica, «Instagram è una roba in cui non riesco a trovare posto. Paradossalmente per me era meglio Facebook – potevi caricare le immagini che volevi, le zoomavi più facilmente. Instagram continua a essere una roba ostile al mio modo di narrare, per come è concepita, e mi costringeva a una sintesi estrema fatta sulla pelle della complessità».

Per questo a un certo punto è passato ai contenuti animati, rudimentali sia che li caricasse sui propri canali sia che gli venissero commissionati, come nel caso della collaborazione con Propaganda Live. Ma anche lì, la fattura era estremamente selvaggia, in alcuni casi il video che vedevano gli utenti era una ripresa, fatta con il cellulare, dell’animazione che scorreva su un altro schermo, doppiata alla buona. Una dimensione quasi carbonara, da film ripreso illegalmente al cinema e caricato su eMule.

Approdato su TikTok – con il nick ZerocalcareCringe (il nick “zerocalcare” se l’era preso una ragazza che non l’ha neanche mai usato) – il fumettista ha mantenuto quella cifra brutale, se possibile accentuandola. «Faccio un lavoro che ha a che fare con i social, realisticamente adesso quella che funziona di più è la piattaforma TikTok» ha spiegato Zerocalcare all’Ansa. «Le altre stanno morendo, con alcune piattaforme non riesci a interloquire con persone che stanno sotto i 50 anni, quindi è difficile. Ho dovuto capire in che modo potevo declinare le cose mie, non faccio i balletti, non faccio i doppiaggi con canzoncine. Ci ho messo un po’, ma mi sembra di aver trovato una chiave che è usare un certo tipo di racconto che si fa con la voce, che devi supportare con i disegni.»

In Italia non ci sono tanti fumettisti attivi su TikTok. I nomi grossi – quelli che finiscono sui giornali, per intenderci, o nelle classifiche dei più venduti – o non ci sono o non sono attivi. Dopo aver tenuto dormiente il proprio account per alcuni anni, Giacomo Bevilacqua (A Panda piace) ha iniziato lo scorso giugno senza un piano editoriale per poi iniziare, ad agosto, ad alternare video di speed drawing a contenuti umoristici (i “vidodudoria”, parodie di tutorial artistici), raggranellando per ora pochissimi follower e visualizzazioni, anche se dal suo profilo l’intenzione sembra quella di coltivare quell’angolo di web.

@zerocalcarecringe

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Autori come Nova, Alessandro Baronciani e Alberto Madrigal lo utilizzano più come ennesimo profilo-portfolio, anche loro senza macinare grandi numeri. Qualcuno, come Mirka Andolfo (Sacro/Profano, Sweet Paprika), ha raggiunto un buon numero di follower con speed drawing, lavori in corso e unboxing, ma è anche vero che si fa forza del seguito oltreoceano che amplia il suo bacino di pubblico. Lo stesso discorso vale per i pochi autori stranieri attivi sul social, come Skottie Young o Scott Snyder, che hanno aperto il profilo più per presenziare che per interagire. Anche qui si registra l’eccezione di Ryan Ottley (Invicible, Amazing Spider-Man, Hulk) che conta più di 56mila follower, ottenuti mostrandosi al lavoro su tavole, copertine e commission varie.

Le uniche eccezioni italiane sono invece Pera Toons e Sio con numeri impressionanti di fan (2 milioni il primo e 700 mila il secondo), grazie soprattutto alle loro animazioni. Ma c’è anche, staccato di qualche lunghezza, Pietro Zemelo (Topolino, Super Easy di Khaby Lame), che si contraddistingue per un approccio didattico capace di creare molte interazioni. Questi tre si sono adeguati alle logiche del social con buoni e ottimi risultati: Zemelo fa tutorial e consiglia fumetti; Sio fa balletti, contenuti animati, reagisce ad altri video; Pera Toons anima le sue vignette. Poi usano il green screen, velocizzano i video, li doppiano… usano cioè l’arsenale base di ogni tiktoker. «I contenuti dei video sono le cose a cui penso e di cui parlo in continuazione» spiega Zemelo a Fumettologica. «Mia moglie un giorno mi ha detto “perché non fai dei mini video in cui parli di queste cose?” e così ho iniziato. Sono le cose che mi appassionano, alternate alle richieste che mi arrivano dagli utenti.»

Ora, TikTok premia il contenuto improvvisato e non troppo ripulito, ma Zerocalcare è entrato a gamba tesa e ha finora realizzato video in cui gli argomenti (il suo viaggio a San Diego mischiato con delle considerazioni sulla grande quantità di senzatetto della città, accenni di cultura pop, situazioni comiche del quotidiano, l’obbligatorio video per spiegare gli impegni promozionali) sono sviscerati attraverso una serie di disegni narrati dalla voce di Zerocalcare. Per sopperire alla staticità, a volte l’autore inserisce frammenti di speed drawing. I disegni sono all’impronta, la carta su cui li realizza stropicciata, le riprese sono spesso controluce, piene di ombre. Non c’è nemmeno il remoto tentativo di confezionare un prodotto pulito.

La grammatica di TikTok è rispettata nei suoi fondamentali di video e voce, ma per il resto stravolta per assecondare il proprio linguaggio, sconquassato e anti-fronzolo. La cifra stilistica è quella della necessità. Le giustificazioni sono sempre le solite che ha avanzato in passato: non ha tempo, i mezzi tecnici, le competenze o la volontà di delegare ad altri, in pura ottica DIY da autoproduzione, quella con cui è cresciuto artisticamente Zero. Ma è anche molto autoriale. Lo spirito che anima i fumetti di Zerocalcare è lo stesso con cui tiene vivi i suoi account social. Ed è una cosa che non si può dire di qualsiasi altro fumettista in circolazione.

Resta il fatto che, di fronte a questa breve carrellata di esempi, agli autori già famosi di ogni latitudine (“famosi” nel senso più lato del termine, diciamo professionisti con pubblicazioni alle spalle), TikTok pare un social poco funzionale, e pochi hanno trovato una ragione per mettere radici. Il che rende Zerocalcare una piccola anomalia – il suo successo è certamente un prodotto della notorietà pregressa, ma non era scontato. «Sicuramente l’Instagram di un paio di anni fa era la piattaforma ideale» ammette Zemelo. «Ora vanno molto i video brevi e io mi sono semplicemente adattato, ma anche perché già mi piaceva fare video e condividere le cose che mi appassionano in questa forma.»

Per gli esordienti o quelli che vorrebbero fare i fumettisti, TikTok è una vetrina potenziale attraverso cui intercettare un segmento di pubblico giovane, ma, per ora, Instagram – pur con la sempre più ridotta presenza delle foto che non gioca a favore di questa dinamica – sembra ancora il mare preferito in cui farsi pescare da un editore con l’amo farcito e il dito pronto a scivolare nei DM.

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