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RecensioniNovitàIl maggio francese visto da Dominique Grange e Jaques Tardi

Il maggio francese visto da Dominique Grange e Jaques Tardi

elise e i nuovi partigiani jacques tardi oblomov

Una “quasi autobiografia” a fumetti. Non sapremmo come altrimenti definire la forma narrativa di Elise e i nuovi partigiani, il nuovo graphic novel illustrato dall’immenso Jacques Tardi, che ha messo di nuovo il suo talento a disposizione di una storia familiare dopo il toccante Stalag II B (dedicato alle memorie del padre René, internato in Germania durante la Seconda guerra mondiale).

Questa volta il racconto si concentra sulla vita della sua compagna Dominique Grange, che ne ha scritto il soggetto e la sceneggiatura, e, attraverso questa “esemplarità”, sulla storia politico-sociale della Francia: dalla Guerra D’Algeria al ritorno al potere di De Gaulle, dalla fine della grande stagione della lotta di classe alla repressione e al razzismo istituzionale nei confronti degli immigrati, passando per l’esperienza del Sessantotto francese ed internazionale.

Elise e i nuovi partigiani è un libro molto denso, che non concede quasi nulla a momenti più propriamente privati che non siano funzionali al percorso di lettura dell’ impegno politico, agito sia a livello artistico che attraverso la condivisione dell’esperienza di sfruttamento e reclusione nella lotta violenta e clandestina. Scritto e illustrato da chi ha davvero vissuto quegli anni e ancora conserva pressoché intatto l’entusiasmo e la convinzione che «Ribellarsi è giusto!». D’altronde Tardi e Grange appartengono alla generazione nata tra la Seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra, quella che ha condiviso uno dei periodi più duri della contrapposizione tra le spinte opposte del rinnovamento sociale e della repressione, decisamente violenta, delle istituzioni repubblicane.

Ma se a prima vista quindi Elise e i nuovi partigiani potrebbe apparire come un’opera poco accattivante di una coppia di idealisti invecchiati e nostalgici, in Francia questo tipologia di bande dessinée non solo non ha problemi a trovare un suo pubblico, ma rappresenta un modello per raccontare la Storia – spesso da noi aborrita se non condita da elementi finzionali o di intrinseca straordinarietà – e le storie. Prima di tutto quest’opera è importante perché ci permette di scoprire la figura di un’artista come Dominique Grange, che decide di “nascondersi” dietro il nome di Elise, non è chiaro se per motivi di cautela di tipo legale o per omaggiare la protagonista del romanzo sociale Elise o la vera vita scritto da Claire Etcherelli, uscito proprio nel Sessantotto.

elise e i nuovi partigiani jacques tardi oblomov

Di estrazione cattolico-sociale, Dominique passa dal teatro alla musica commerciale, per poi approdare alla canzone di lotta e di protesta. Canzoni scritte e interpretate dalla stessa Grange e che hanno accompagnato le rivolte popolari (e che possono essere ascoltate grazie ai QR code stampati sull’edizione del libro edito in Italia da Oblomov).

Ci troviamo davanti un’artista genuinamente engagé, disposta a impiegare il suo talento per sostenere gli scioperi operai e le barricadere manifestazioni studentesche. Suo, tra i tanti, è il brano originale dal titolo Chacun de vous est concernè da cui De Andrè adattò La canzone del maggio, che introduce l’album del 1973 Storia di un impiegato. Canzone “regalata” al produttore del disco Roberto Danè da una Dominique probabilmente in clandestinità, incontrata grazie ai buoni uffici dell’indimenticabile George Wolinski, che la faceva lavorare come traduttrice per i fumetti italiani e argentini pubblicati in Francia.

Se Oltralpe hanno potuto leggere Crepax, Buzzelli, Muñoz e Sampayo e molti altri si deve anche a Grange, che continuò a lavorare nella redazione di Charlie anche dopo la fine della sua esperienza politica militante. Proprio lì incontrò – professionalmente e sentimentalmente – l’altro ribelle Jacques Tardi, che durante tutta la sua carriera di straordinario narratore per immagini ha sempre avuto più di un occhio di attenzione per le storie intrise da un’idea dolente della società, dalle trasposizioni dei polar di Leo Malet a quelli di Manchette. Per non parlare delle incursioni critiche sul martirio dei figli del popolo, i “poilu” della Prima guerra mondiale, in Era la Guerra delle Trincee e in quel capolavoro dal titolo L’urlo del Popolo, versione ampliamente migliorativa e seducente del romanzo di Jean Vatrin dedicato a quell’esperienza ispiratrice del ’68 francese che era stata l’avventura rivoluzionaria della Comune di Parigi del 1871.

Su queste coordinate è nato Elise e i nuovi partigiani, che si affida all’importanza dell’idea della lotta per la giustizia sociale e include tutte le declinazioni della giustizia, compresa l’ulteriore complessità dell’essere donna e anche attivista politica impersonata da Dominique/Elise e della velleità intrinseca di cercare strade nuove per il cambiamento utilizzando paradigmi e formule non più attuali, che non possono portare che al fallimento dell’idea rivoluzionaria. La forza di quest’opera sta nella valorizzazione della pratica politica che va dall’azione a favore dei più deboli sino alla teorizzazione tutta – di origine comunarda – dell’idea del “lusso per tutti”, cioè l’arte e la bellezza estesa ai bisogni del popolo al di fuori dell’ideologia e della propaganda politica, usando un linguaggio come il fumetto, dalla vocazione popolare esattamente come il canto.

Ma c’è di più: il racconto di Elise si propone anche di verificare l’importanza del bisogno vitale di un’idea di società, possibilmente libera e giusta, per non cadere nell’equivoco che il presente e il futuro siano ormai solo una declinazione della narrazione del progresso tecnologico. Il quale, in quanto tale,è destinato a una perenne e veloce evoluzione e quindi a essere sempre più inafferrabile, instabile e perciò fragilissimo.

elise e i nuovi partigiani jacques tardi oblomov

Altro valore di quest’opera va cercato nella messa in evidenza della sostanziale differenza tra l’idea di Rivolta e quella di Rivoluzione: la prima è un evento che nasce come un incendio e di cui non si può prevedere, nel bene e nel male, le conseguenze. Rivolte da cui sono nate sempre nuove simbologie grafico-narrative capaci di sopravvivere culturalmente all’evento stesso e diventare parte integrante dell’immaginario contemporaneo, senza tuttavia avere un prevalente interesse diretto al cambiamento politico delle Istituzioni Repubblicane. Infatti i luoghi simbolici del Maggio francese non sono la Bastiglia o il Palazzo dell’Eliseo bensì l’Università della Sorbona, il Teatro dell’Odeon e la fabbriche della Renault a Billancourt.

Diversamente, quando il Sessantotto è stato orientato verso la via strettamente rivoluzionaria di derivazione e dal linguaggio marxista-leninista – cioè un progetto di presa del potere incanalato sui binari storici”della lotta armata di classe contro il potere istituzionale – si è precipitati in un tunnel senza uscita che ha porta con sé il crollo di tutte le speranze di un profondo cambiamento sociale e culturale.

Ultimo merito del lavoro del duo Grange-Tardi è la rappresentazione plastica della “diagonale” che unisce le varie anime del Maggio francese: quella studentesca da cui prese le mosse, quella operaia – con lo sciopero più partecipato e lungo della storia europea – e quella artistica-intellettuale. Per il filosofo Alain Badiou, amico della nostra coppia di autori, quel filo tenue che ha tenuto insieme istanze e orizzonti diversi è il vero lascito del Maggio e al tempo stesso l’unica analisi possibile di quella straordinaria rivolta, una stagione che è passata dalla celebrazione della vita all’autodistruzione tra droga e terrorismo e che ancora non trova una spiegazione univoca e convincente.

Elise e i nuovi partigiani assume così una dimensione altra rispetto a un biographic novel classico e visivamente un po’ congestionato (unico ma importante vero limite di questo lavoro), per tendere a diventare non solo una testimonianza di una vita spesa per un ideale, con i suoi momenti di esaltazione, rabbia, follia, paura, disillusione e perdita, ma anche la chiave per ricercare una lucida e disincantata lettura del passato.

Talvolta si è detto che la Storia è scienza del passato. Come ci ricorda lo storico Marc Bloch questo non è esatto. La Storia e le storie servono a darci la possibilità di riscrivere il presente e immaginare un possibile futuro che sappiano rispondere alla domanda: è possibile cercare il cambiamento sociale al di fuori di teorie, di pratiche politiche e linguaggi nati due secoli fa, sperimentando nuovi modelli e riadattando il pensiero critico? Il libro di Dominique Grange e Jacques Tardi parla di questo, raccontando la dignità e l’utilità di una vita dedicata alla ribellione.

Elise e i nuovi partigiani
di Dominique Grange e Jaques Tardi
traduzione di Stefano Sacchitella
Oblomov Edizioni, aprile 2022
cartonato, 184 pp., B/N
25,00 € (acquista online)

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