
Mia sorella è pazza è la prima prova sulla lunga distanza della fumettista Iris Biasio (classe 1994), ideatrice nel 2016 dell’etichetta di autoproduzione editoriale NeroVite, con cui ha pubblicato racconti brevi come Storia di Mu, Ommatokoita (2018) e La casa dei garofani (2019). Questo suo nuovo lavoro racconta la storia di Rita, ricoverata in clinica psichiatrica dopo uno strano episodio.
In seguito alla morte accidentale del marito, Rita vive nella convinzione di avere perso anche il figlio che aspettava da lui. Un piccolo incidente, durante un picnic, diventa così l’evento cruciale della sua esistenza: una piccola perdita di sangue si trasforma nella decisiva consapevolezza della perdita della sua famiglia. Da quel momento Rita rinuncia a qualsiasi modalità di comunicazione con il mondo. Sorride sempre, non parla, si muove appena ma, pur ritenuta “strana” fin dall’infanzia, è riconosciuta sana, sia fisicamente che psicologicamente.
Il suo mutismo non è ricondotto a un’afasia, bensì autoindotto. I medici non riescono a individuare la causa del suo male e procedono per tentativi con le cure. Sempre accanto a lei c’è la sorella Francesca, il suo unico contatto con la realtà, visto che i genitori sembrano completamente mancare. Un giorno qualunque, Francesca va in clinica per portarle la merenda. Mentre sbuccia una mela si taglia un dito, e questo incidente produce una reazione imprevista: alla vista del sangue della sorella, Rita smette di sorridere.

L’episodio scatena un’ulteriore serie di eventi insoliti e nuove scoperte. I mondi che si scontrano sulla superficie liminare sono quelli del razionale, ovvero le cure prescritte dal medico, e dell’irrazionale, ossia l’affetto della sorella, ma la via di collegamento tra essi è un elemento concreto: il sangue. L’autrice traduce il disagio della protagonista con un tratto rapido ed espressivo, cercando di disegnare la complessità dell’esistenza e lasciando sullo sfondo le ragioni inconsce che potrebbero celarsi dietro il malessere. La ricerca delle cause cede il passo a un quesito più urgente: che fare di fronte al male oscuro di persone come Rita?
L’assenza di comunicazione di Rita diventa il sintomo incurabile della sua “stranezza“. Il viso si fa mappa della sua emotività e l’unico mezzo attraverso il quale cercare di decifrare le sue sensazioni. Francesca sente la necessità di parlarle e ciò dà origine a un’imprevedibile sottotrama di tenerezza e pensieri dolorosi. Il confine tra “strano” e “malato” è labile, a tratti sovrapposto, sfocato e difficile da comprendere. L’autrice si muove con la consapevolezza che non ne trarrà una soluzione, e nemmeno una spiegazione: il male di Rita è qualcosa di misterioso e inconoscibile.
Le cause rimangono sullo sfondo, sopraffatte dall’urgenza del presente, che l’autrice racconta senza indugiare in vane spiegazioni. Non c’è alcuno scavo psicologico, la descrizione della vicenda è affidata alla voce di Francesca e del medico curante, che poco o nulla sanno del vissuto interiore di Rita. Biasio svela ma allo stesso tempo nasconde al lettore le chiavi di lettura delle vite delle due sorelle. Non scivola mai nel cinismo, non censura la malattia. Gestisce e racconta il dolore e il conflitto, ponendo a confronto due figure femminili apparentemente opposte.

Il mutismo di Rita nasconde il suo dramma interiore, per lei è difficile distinguere il vero dal falso: forse, perché non esiste vero e non esiste falso. Come nel teatro dell’assurdo, le parole sono superflue: l’unica verità possibile resta nel non detto. Un disagio fisico, inspiegabile come il sangue che ha macchiato indelebilmente le fasi della sua esistenza.
Mia sorella è pazza è una storia densa di significati e simbolismi che si presta a più riflessioni interpretative. Il suo fascino sta proprio in questa rassegnata consapevolezza del mistero, di quel labile confine tra pazzia e malattia che, prima o poi, ognuno di noi è destinato a percorrere.
Mia sorella è pazza
di Iris Biasio
Rizzoli Lizard, luglio 2022
brossura, 208 pp, colore
17,50 € (acquista online)
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