Cinema Zenit, di Andrea Bruno (Canicola Edizioni)

Cinema Zenit è uno dei lavori più singolari e impegnativi che il fumetto italiano abbia saputo offrire negli ultimi anni. Pubblicato per la prima volta da Canicola Edizioni in tre albettoni – nella coraggiosa collana Sudaca, che da anni propone fumetti in formato gigante – viene adesso raccolto in un unico volume contenente altri due racconti brevi inediti.
La nuova edizione del lavoro di Bruno è però in un formato ridotto, come un graphic novel standard, nel quale però le suggestive tavole dell’autore catanese da molti anni residente a Bologna non soffrono particolarmente. Non siamo di fronte alle pagine formato tabloid della versione precedente, dalle quali il lettore veniva avvolto, mesmerizzato, inghiottito e digerito, ma i neri densi e le macchie perturbanti che Bruno imprime sulla carta non perdono in alcun modo di efficacia e fascino.
La storia, avviluppata da un manto onirico che si estende su paesaggi deturpati e in rovina, racconta di una ragazza appena arrivata in una città straniera, dove si ritrova ad affrontare un contesto a lei nuovo e piuttosto ostile. Le sue esplorazioni si fondono e confondono con le sequenze di un film, mentre lo sguardo della giovane si insinua con audacia in una realtà distorta.
Leggere Cinema Zenit significa perdersi nelle immagini di un sogno dei più inquietanti, di quelli in cui la differenza tra immaginazione e vissuto vero mal si riconosce, tanto che ci si ritrova a elaborare e afferrare vischiose metafore che portano a riflessioni disturbanti e inattese su una realtà, la nostra, che a ben guardarla facilmente sa acquistare i contorni dell’incubo.
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