Hypericon, di Manuele Fior (Coconino Press)
La sabbia, il calore, i grandi spazi del deserto. Si apre come un film di David Lynch Hypericon, il nuovo fumetto di Manuele Fior, pluripremiato fumettista e illustratore che nel 2011 con la storia d’amore Cinquemila chilometri al secondo si era aggiudicato il prestigioso Fauve d’or, premio assegnato dal Festival d’Angoulême al miglior fumetto dell’anno (il sesto italiano nella Storia della manifestazione).
Hypericon racconta la storia di Teresa, giovane che emigra a Berlino e incontra Ruben, spirito ribelle e insofferente alle regole che porterà Teresa alla scoperta della Berlino post-caduta del muro. Il nuovo fumetto di Fior sembra a prima vista una versione potenziata – dagli anni e dai fumetti macinati dall’autore nel frattempo – di quel fulminante Cinquemila chilometri al secondo che gli valse fama e premi. E, in un certo senso, Hypericon è un po’ un seguito spirituale di quel libro: c’è l’aria internazionale, c’è la storia d’amore e c’è il racconto della prima generazione Erasmus, forse l’unica che ha vissuto il vagabondaggio aperto dell’Europa non solo come una necessità o un bisogno lavorativo ma anche come una esplorazione, scoperta dell’altro e messa in comune di abitudini e usanze.
In Hypericon però la storia d’amore si intreccia con la scoperta della tomba di Tutankhamon avvenuta nel 1922, in un gioco di rimandi e parallelismi distanti quasi un secolo tra di loro. Fior realizza così un fumetto tenero, sensuale, cogitabondo e pieno di senso della meraviglia, disegnando al meglio delle sue capacità.
