
Giorgio Cavazzano ai disegni di un Texone, il famoso albo “fuori scala” di Tex che esce ogni anno dal lontano 1988 con alle matite uno dei migliori disegnatori al mondo, invitato prima dal padre Sergio Bonelli e poi dal figlio Davide a cimentarsi nel disegno di una storia del ranger texano e dei suoi pards? Difficile, ma forse non del tutto impossibile.
Il Texone è una delle gemme più preziose della corona della Sergio Bonelli Editore. Preziosa come una stella da ranger che i disegnatori che si prestano possono poi appuntarsi sul petto. È un club ristretto, 38 persone, una sola donna (finora). Ma come fa l’editore a fare la “proposta indecente” al disegnatore? Proposta che, viste le dimensioni e la lunghezza del lavoro, richiedono tempi lunghissimi ai quali molti maestri del disegno non se la sentono di accondiscendere sia per gli impegni che per la complessità e minuzia delle ricerche necessarie a illustrare una storia così grande. Perché si tratta davvero di anni di duro lavoro al tavolo da disegno, intervallati magari da altri progetti. Però come ci si arriva? Qual è il processo di negoziazione?
I Texoni nascono con inviti ufficiali, incontri casuali, piccole seduzioni. Le strade per i Texoni possono essere insomma mille più una. Sergio Bonelli raccontava in alcune quarte di copertina “mitiche” dei vecchi numeri del Texone di alcuni corteggiamenti durati decenni. Maestri del fumetto che leggeva e stimava, che incontrava alle fiere e alle mostre del fumetto. A cui scriveva, proponeva, alle volte per anni. E finalmente, come nelle migliori storie, il maestro tanto desiderato e tanto corteggiato alla fine cedeva alle lusinghe e acconsentiva a iniziare questo lungo viaggio attorno a storie scritte dagli autori di Sergio Bonelli Editore (Claudio Nizzi all’inizio, poi Mauro Boselli, ma ci sono stati anche Gino D’Antonio, Gianfranco Manfredi, Pasquale Ruju e Tito Faraci) per creare un’altra avventura di Tex in formato gigante.
I risultati di questo lavoro decennale sono poi sotto gli occhi di tutti: dallo stile pesante e straordinariamente ricco di dettagli dell’ultimo Magnus a quello carico e “canagliesco” per espressività del maestro barceloneta Jordi Bernet, passando per quello sontuoso, rarefatto del maestro ligure Ivo Milazzo, nei Texoni è passato il fior fiore del fumetto d’avventura e d’autore internazionale. Ma i maestri che hanno partecipato all’impresa sono stati tantissimi, impossibile citarli tutti: Colin Wilson, Joe Kubert, Manfred Sommer e in tempi più recenti Enrique Breccia, Stefano Andreucci e Laura Zuccheri. Ripeto: pochi nomi per dare un’idea, senza far torto a nessuno dei 38 disegnatori che si sono alternati, a cominciare ovviamente da Guido Buzzelli, il Goya italiano, ai cui disegni “fuori scala” si deve il “bisogno” fisico di far nasce la collana perfettamente interpretato da Sergio Bonelli.
In tutto questo, cosa c’entra uno dei più grandi maestri del fumetto italiano, cioè Giorgio Cavazzano? L’autore, nato 75 anni fa a Venezia, è una leggenda. Celebrato in Italia e nel resto del mondo, con il suo tratto inconfondibile quando interpreta paperi e topi per il mondo Disney, di cui è uno dei migliori autori di sempre. Ma non c’è solo Disney, ovviamente.
Altai & Jonson (con testi di Tiziano Sclavi), Oscar e Tango, Walkie&Talkie, Capitan Rogers, Jungle Bungle, persino un Martin Mystère su testi di Alfredo Castelli per un fuori serie delle Ferrovie dello Stato e poi illustrazioni del Ken Parker di Berardi e Milazzo, alcune storie di Zona X (Bonelli) ideate da Bonvi, addirittura un episodio di Lupo Alberto (Il tesoro dei McKenzie, scritto da Francesco Artibiani e Tito Faraci). Non dimentichiamo però anche Spider-Man, Dylan Dog e decine di altre tavole, incluse le straordinarie pubblicità create graficamente da Cavazzano.

Tutte queste citazioni e queste immagini riempiono gli occhi dopo aver letto il volume appena pubblicato proprio da Sergio Bonelli Editore, Un veneziano alla corte del fumetto, libro del giornalista Francesco Verni costruito attorno alla storia e alla lunga intervista che racconta la vita e l’opera dell’autore. Ma soprattutto, nel libro c’è un ricordo di Cavazzano del primo incontro con Sergio Bonelli e della sua successiva richiesta fatta dall’editore milanese di produrre un Texone.
Verni chiede a Cavazzano: «Quando hai conosciuto Sergio Bonelli?» La sua risposta: «La prima volta che l’ho incontrato è stato a un Salone Internazionale dei Comics di Lucca di tantissimi anni fa. Da persona straordinaria quale era, Sergio conosceva il mio lavoro – e non solo il mio, ma quello di tanti colleghi – nei minimi dettagli. Ricordava esattamente vignetta su vignetta, cosa rarissima perché normalmente i responsabili incaricano altri di prestare attenzione a queste cose. Era un grande lettore, anche del “Topolino”, cosa che un po’ mi sorprese e mi fece felice. L’amicizia vera è nata spontaneamente, tanto più che non avrei mai pensato di collaborare con lui, anche se a Rapallo, nel 2005, mi chiese se ero disposto a disegnare un “Texone”».
«Fra lo stupore generale, gli risposi che non me la sentivo perché credo sia una cosa molto difficile e delicata» continua Cavazzano. «In più, conosco i miei limiti. A distanza di anni, la ritengo una scelta giusta e corretta. Non ho mai sentito nella mia matita il personaggio di Tex: conosco il rigore che sceneggiatori e pubblico vogliono vedere nelle pagine della testata. Dettagli importanti che non sarei riuscito a replicare.»
Ma se la porta nel 2005 non si aprì, non è detto che qualcosa non stia cambiando adesso. Perché dove non è giunto il padre sta cercando di andare il figlio. Davide Bonelli ha provato infatti ad accendere una fiammella, una piccola luce che apra la via. La fiammella viene direttamente da un passaggio della prefazione al libro su Cavazzano.
Davide Bonelli, però, non sembra considerare chiusa la questione, come specifica sempre all’interno del libro: «Mio padre gli aveva chiesto di illustrare uno di quegli albi speciali di Tex abitualmente chiamati “Texoni”, sulle cui pagine, da un quarto di secolo, numerosi, importanti cartoonist di fama internazionale esterni alla saga hanno voluto confrontarsi con Aquila della Notte, offrendone una loro interpretazione. “Già, perché io, all’epoca, ero ostinatamente convinto che il Disney Veneziano, con quella sua facilità di tratto, avrebbe potuto, senza tanta fatica, mutare il suo stile e, dimenticando il comico e il grottesco, trasformarsi in un ammirato disegnatore realistico”, scrisse una volta Sergio Bonelli. Cavazzano, però, aveva un certo timore nell’affrontare la sfida, e così, lo “storico” incontro è stato sempre rimandato… Ebbene, proprio qui, stavolta sono io a porgergli ufficialmente l’invito: Giorgio, ti va di illustrare un “Texone”?».
Ecco, il dado è tratto. La lettera profumata, fresca d’inchiostro e di stampa, è stata inviata. La risposta, chissà, potrebbe essere diversa. Forse. Per tutti noi leggere un Texone disegnato da Giorgio Cavazzano sarebbe un sogno.
Antonio Dini, giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. La sua newsletter si intitola: Mostly Weekly.
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