Nessun altro, di R. Kikuo Johnson (Coconino Press)

Charlene, suo fratello Robbie e suo figlio Brandon stanno attraversando un momento difficile a causa dell’improvvisa morte del capofamiglia (padre dei primi due e nonno del terzo), che ha messo a nudo le fragilità dei loro rapporti. La donna elabora il suo lutto rifugiandosi nel proprio lavoro. Robbie tenta di fare ordine nel proprio passato e di riportare un po’ di allegria, ma crede troppo poco in se stesso per poter essere convincente. E il piccolo Brandon ha la mente altrove: preferisce stare con Batman, il gatto di casa, piuttosto che affrontare la madre o confidarsi con lo zio.
A 16 anni di distanza dal suo debutto con Night Fisher, il fumettista hawaiano R. Kikuo Johnson è tornato a studiare le relazioni malate che caratterizzano le famiglie disfunzionali, ambientando nel proprio paese d’origine una storia giocata sui sentimenti e sul non detto. Tutti e tre i protagonisti, infatti, fanno fatica a comunicare: Robbie ha sempre avuto un pessimo rapporto con il padre e ha abbandonato il nido famigliare molto presto, lasciando sola Charlene a prendersi cura di lui. Lei e Brandon, ora che il vecchio non c’è più, non riescono a elaborare il lutto e trattano l’urna con le sue ceneri come un oggetto qualsiasi, che dopo pochi giorni finisce sotto il lavello della cucina.
La vicenda risulta credibile proprio grazie a questi dettagli, che consentono a Johnson di fare luce sulla psiche dei suoi personaggi senza far dire loro troppe battute, rimanendo quasi sempre fedele al vecchio adagio “show, don’t tell”. Forte di uno stile asciutto, attento al contenuto informativo di ogni vignetta come se fosse il campo visivo di una macchina da presa, il racconto procede a un ritmo ellittico, digressivo, che evita le scene madri. La tecnica migliore per mettere in scena il disagio e l’impotenza di tre individui che versano da tempo in queste condizioni, e con le quali probabilmente dovranno continuare a fare i conti ancora a lungo, senza che ci siano stati davvero un “prima” o un “dopo” nelle loro vite.
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