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NewsBastien Vivès risponde alla cancellazione della sua mostra di Angoulême

Bastien Vivès risponde alla cancellazione della sua mostra di Angoulême

vives mostra Angoulême una sorella
Una parte della copertina di “Una sorella” di Bastien Vivès

Il fumettista francese Bastien Vivès – autore di graphic novel come Il gusto del cloro e Polina – ha pubblicato su Instagram un post nel quale ha spiegato la sua posizione, dopo che l’organizzazione del Festival international de la bande dessinée d’Angoulême ha annunciato la cancellazione della mostra retrospettiva a lui dedicata, originariamente prevista per fine gennaio.

Dopo l’annuncio della mostra, alcuni fumetti dell’autore – titoli come Meloni di rabbia, Svuoto mentale e Petit Paul – erano stati accusati di mettere in risalto una cultura dello stupro con accenni all’incesto e alla pedopornografia, tanto da portare alla creazione di alcune petizioni online per la cancellazione della mostra.

A tal proposito, Bastien Vivès ha preso subito le distanze da tutto questo: «Condanno la pedocriminalità, così come la sua apologia e la sua banalizzazione. Condanno la cultura dello stupro e la violenza contro le donne. Desidero esprimere la mia sincera solidarietà alle vittime dell’incesto e di ogni altro abuso sessuale. In nessun caso i miei libri dovrebbero essere letti attraverso il prisma dell’autocompiacimento verso questi crimini».

«I miei quattro libri cosiddetti “pornografici” sono venduti in libreria in blister, con ammonimento e divieto per i minori di 18 anni» specifica poi l’autore a proposito del suo lavoro. «Fanno parte del genere burlesque umoristico. Questo tono provocatorio mi è capitato di riprenderlo talvolta, in modo goffo, nelle mie interviste. A volte si dice di me che sono senza filtro, ma in nessun momento ho voluto ferire le vittime di crimini e abusi sessuali. E ovviamente desidero, se le mie parole hanno offeso queste persone, offrire loro le mie più sincere scuse».

A proposito invece del suo atteggiamento online, Bastie Vivès ha voluto scusarsi, specificando che la sua presenza sui social «era spesso infantile. Lo usavo come antistress. Mi rammarico sinceramente di alcune delle mie osservazioni, e in particolare di quelle contro la disegnatrice Emma [Clit, ndr] postate sulla mia bacheca di Facebook. Vorrei scusarmi con lei. Erano gratuitamente violente, irrispettose e soprattutto poco dignitose. Ho lasciato Facebook e Twitter poco tempo dopo».

L’autore poi conclude affermando di essersi reso conto, a questo punto, «che al di là delle mie opere, sono soprattutto le mie parole a sconvolgere, e ora avrò la massima attenzione quando mi esprimerò in pubblico o sui media».

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