La serie tv Mercoledì prodotta da Tim Burton ha portato all’attenzione del pubblico teen un franchise che i loro nonni e genitori conoscono da tempo, quello della famiglia Addams. Resa celebre da una serie tv in bianco e nero la cui sigla è ritmata dallo schiocco delle dita, la famiglia più macabra e divertente d’America nacque in realtà nata alla fine degli anni Trenta sulle pagine del New Yorker e prendeva il nome proprio dal suo autore, Charles Addams.
Nato nel 1912, dopo un’infanzia trascorsa a far scherzi capaci di far sobbalzare la nonna dalla paura, a esplorare gli edifici abbandonati del vicinato e a disegnare le mille possibili e atroci morti dell’imperatore tedesco Guglielmo II, Charles Addams cominciò a 21 anni a lavorare come illustratore per diverse testate, tra cui True Detective (dove aveva il compito di edulcorare le immagini di crimini e cadaveri) e il settimanale The New Yorker, per cui realizzava vignette umoristiche firmandosi come Chas Addams. In una di queste, realizzata con la tecnica dell’acquerello a inchiostro e pubblicata sul numero del 6 dicembre 1938, un venditore porta a porta, accolto in una casa decisamente male in arnese, tenta comunque di vendere un’aspirapolvere alla donna bella e lugubre che lo ha accolto.

In questa vignetta, in cui compare per la prima volta la futura Morticia, è già presente quella chiave satirica che sarà distintiva di Addams: dosare macabro e black humour per mettere in ridicolo l’ideale della famiglia americana perfetta e tutti gli stereotipi che ne conseguono. Come suggerisce H. Kevin Miserocchi, curatore del volume The Addams Family: An Evilution, Addams era riuscito a cogliere qualcosa di molto profondo e importante per il pubblico cui si rivolgeva. Mettere in scena personaggi sadici che condividono le stesse abitudini delle famiglie considerate “perbene” significava infatti insinuare che il sogno americano non era poi così al riparo da contraddizioni e brutture. Fare una critica di questo spessore usando ironia e leggerezza fu una scelta tanto naturale per l’autore quanto vincente per il riscontro che riuscì a ottenere.
Alla lugubre padrona di casa del 1938 si aggiunsero in varie vignette successive altri sei personaggi ricorrenti – il marito, i due figli, la nonna, lo zio e il maggiordomo – che campeggiarono anche nella copertina di Monster Rally del 1950, la terza delle cinque antologie di vignette, e in una grande tela dipinta per un hotel di Hamptons nel 1952. Al 1962 risale invece il primo esempio di merchandising: le bambole che riproducevano quelle che, dalle etichette, erano già indicate come Morticia e Mercoledì.
Ma i membri della lugubre famiglia disegnata non erano gli unici Addams a crescere in popolarità. Lo stesso Charles guadagnò presto la fama di personaggio brillante ed eccentrico, oltre all’appellativo di “Bela Lugosi dei vignettisti”, diventando uno dei grandi protagonisti della vita mondana newyorkese. Tra il secondo divorzio e il terzo matrimonio frequentò Joan Fontaine, Jackie Kennedy e Greta Garbo. Fu grande amico di Ray Bradbury, per il quale realizzò l’illustrazione di un racconto incentrato su una famiglia di vampiri (poi divenuta la copertina del libro From the Dust Returned), e di Alfred Hitchcock, che addirittura lo omaggiò citandolo in una battuta di Intrigo internazionale.

Ma il vero punto di svolta per la famiglia Addams e il suo creatore fu quando il produttore televisivo David Levy vide nella vetrina di una libreria di New York la copertina della quarta antologia delle vignette, intitolata Homebodies, pensando che quei personaggi riportati in copertina potessero diventare una serie di successo. La serie fu realizzata da ABC e andò in onda per due sole stagioni, dal 1964 al 1966. Al progetto Addams contribuì poco, ma in modo abbastanza decisivo.
Oltre a scegliere l’attrice protagonista, Carolyn Jones, e a ispirare gli scenografi che arredarono casa Addams guardando alla sua collezione personale di arredi eccentrici – tra cui spiccavano armature medievali, una collezione di balestre antiche e la pietra tombale di una bambina usata come ripiano per cocktail – l’autore assegnò anche i nomi ai membri della famiglia che da lui aveva già preso il cognome: moglie e marito divennero Morticia Frump e Gomez Addams (che rischiò di chiamarsi Repelli), i figli Mercoledì e Pugsley (che inizialmente doveva essere Pubert), la nonna Addams e lo zio calvo Fester (Frump), il maggiordomo Lurch e la mascotte di casa Mano (che in inglese è semplicemente Thing).
Probabilmente, ufficializzare i nomi dei personaggi servì ad Addams anche per definire le loro personalità e il loro ruolo. Fu infatti proprio lui a spiegare che «Gomez e Pugsley sono degli entusiasti. Morticia è più composta, pacata, arguta da morire. Nonna Frump è sciocchina ma di buon carattere. Mercoledì è figlia di sua madre. È una famiglia molto unita, in cui il vero capo è Morticia, anche se tutti mostrano una personalità definita, a eccezione della nonna che si lascia trascinare facilmente. Molti dei loro problemi sono proprio causati dai pasticci che crea lei. La loro casa è un edificio in rovina, ovviamente, ma loro ne vanno fieri, anche perché ogni botola funziona alla perfezione. Per loro il denaro non è un problema».

La serie tv rese iconica la famiglia Addams, ma diede all’autore vari motivi di amarezza. In primo luogo, Charles non apprezzava che i gli Addams televisivi avessero perso quel sadismo e quella cattiveria che avevano nelle vignette d’origine, diventando persone bislacche ma innocue e di buon cuore che, nonostante le apparenze, condividevano gli stessi valori di quel modello familiare che si voleva schernire. In secondo luogo, la seconda moglie di Addams – Barbara Barb, che somigliava a Morticia (come le altre due mogli), ma in più era anche un’abile avvocato – riuscì a tenere per sé i diritti di sfruttamento tv dei personaggi del marito, derubandolo di fatto di svariate migliaia di dollari.
Infine, il direttore del New Yorker William Shawn, deciso a preservare l’eleganza della sua rivista da ogni possibile contaminazione con prodotti culturali di massa, proibì all’autore di realizzare vignette che raffigurassero la sua lugubre famiglia. Di fatto quindi gli Addams non comparvero più sul New Yorker dal 1964 fino al 1987, anno in cui Shawn andò in pensione. In effetti, su un totale di 1300 vignette realizzate dall’autore per il settimanale, solo una minima parte è dedicata alla famiglia Addams (alcune fonti parlano di 58, altre di 150).
Charles morì nel 1988, scegliendo di riposare per sempre nella sua tenuta di Sagaponack ribattezzata ‘The Swamp’, la Palude, in quello stesso cimitero di animali dove qualche anno prima aveva sposato la sua terza moglie (vestita, ovviamente, di nero). Gli Addams gli sono invece felicemente sopravvissuti, tornando varie volte sul grande e piccolo schermo e a teatro. Per citare solo gli adattamenti più famosi: il film di Barry Sonnenfeld del 1991 con Anjelica Houston, Christopher Lloyd e Cristina Ricci; la serie animata di Hanna-Barbera del 1992-3; il musical del 2009 con Nathan Lane e Bebe Neuwirth; il film in stop-motion del 2019 diretto da Conrad Vernon e Greg Tiernan; e infine la recentissima, già citata, serie Netflix dedicata a Mercoledì.

A più di 80 anni dalla loro apparizione, la famiglia Addams continua insomma a solleticare e incuriosire. Capace di catturare la simpatia di diverse generazioni, e di strappare a seconda dei casi una risata sardonica o bonaria, rappresenta quello specchio deformante in cui tutti, prima o poi, finiamo per guardare e grazie al quale impariamo a ridere di ciò che fa più paura.
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