“Mr. Evidence”: i Fantastici Quattro di Bonelli nello spazio della follia

mr evidence bonelli

Adam Carver si sveglia ogni giorno nella sua stanza del Mulholland Institute e non ricorda chi sia. Mentre la sua coscienza si riattiva dal sonno, crede di essere qualcun altro, qualcuno che ha conosciuto vagamente in passato o visto per caso il giorno prima, ma di cui ricorda perfettamente il nome e le caratteristiche, fino alle più intime debolezze. Adam Carver imita gli altri esseri umani, ne riproduce fedelmente la personalità e la memoria, al punto da confondere la propria identità con quella delle persone che imita: per questo, sulla mano si è tatuato le iniziali del suo nome, A. C., in modo da ricostruire ogni giorno la propria reale identità. 

Come una poesia ripetuta a memoria, recita frammenti del proprio passato per prendere possesso del suo vero io. «Mi chiamo Adam Carver. Ho trentatré anni, nato a Philadelphia. Mia madre aveva i capelli rossi, gli occhi azzurri e adorava Phil Collins. Mio padre era un meccanico e lo vedevo solo nei weekend. Sono del segno dei Pesci, ascendente Acquario e Luna in Ariete. Mi piace camminare scalzo, amo la pioggia e odio gli insetti. Sono una brava persona.» 

Al Mulholland Institute – nome che rievoca le atmosfere oniriche di David Lynch – Adam Carver non è l’unico ospite dotato di facoltà particolari. In questa variante bonelliana della Scuola per Giovani Dotati di Charles Xavier, tutti i pazienti sembrano avere qualche strano potere, un disordine interiore che va tenuto sotto controllo. Philipp Weber III, con le bende che gli coprono il volto a nascondere i sintomi di una malattia dell’epidermide, sembra soffrire di una sorta di dipendenza dal dolore altrui. Al contrario, Alexandra Cuaròn è totalmente insensibile al dolore fisico, e ciò la porta a nutrire un distacco anche emotivo da ciò che la circonda. 

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Infine, Frederick Foster ha una tendenza ossessiva all’ordine, è dotato di una memoria prodigiosa e ha il vizio di battezzare con un soprannome tutti i fenomeni che osserva come fossero individui: è convinto fermamente che “la verità sta nell’ordine”, perciò per se stesso ha scelto il nome di Mr. Truth. Dalle sue autistiche ossessioni parte la trama di Mr. Evidence, serie Bonelli che capovolge il classico mito supereroistico marvelliano del supereroe con super problemi in una versione distorta e disfunzionale, per nulla rassicurante, in cui il “dono” è in realtà l’effetto di una devianza, di una disabilità mentale

In alcuni pazienti infatti affiorano ricordi di vite che non sanno di avere: un ospite dotato del potere della sinestesia, ovvero la capacità di associare sensazioni sensoriali differenti in un’unica esperienza, ricorda di avere avuto una figlia, ma questa sua reminiscenza sembra in contrasto con la sua biografia ufficiale. È come se i ricordi, al Mulholland Institute, venissero cancellati o rubati per qualche misterioso motivo, ma la dottoressa Karla Samsa, che dirige l’istituto, non sembra fornire risposte accettabili ai timori crescenti dei suoi disturbati pazienti. 

Comincia dunque per i quattro protagonisti una pericolosa indagine, al momento apparentemente tutta racchiusa nelle mura della clinica, che troverà una concreta evoluzione nei prossimi episodi, e che rappresenta la parodia lynchiana dell’immaginario creato da Stan Lee e Jack Kirby. Frederick Foster è infatti un Mr. Fantastic molto meno sicuro di sé, paranoico e incontrollabile. Adam Carver, ribattezzato Mr. None, ribalta il potere dell’invisibilità in una incontrollata mimesi delle altrui personalità. Miss Nerve, con la sua insensibilità al dolore, converte il corpo pietrificato della Cosa in un distacco fisico e mentale verso il mondo. Infine Philipp Weber III, o Mr. Pain, con il suo corpo rivestito di bende, sembra masochisticamente patire su se stesso le atroci conseguenze di un corpo bruciato dalle fiamme. 

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Queste versioni deformate dei Fantastici Quattro, che a tratti riecheggiano piuttosto le visioni lisergiche della Doom Patrol di Grant Morrison, intraprendono dunque la loro indagine interiore, alla ricerca di un ordine nel caos mentale in cui sembrano imprigionati. Staremo a vedere fino a che punto si spingerà il coraggio degli autori – Adriano Barone e Fabio Guaglione ai testi, Fabrizio Des Dorides ai disegni, supportati da un team di alto livello ai colori, con la supervisione di Emiliano Mammucari – in questo viaggio spaziale nell’interiorità della follia. 

Già nel primo episodio emergono personaggi sfaccettati, ciascuno con qualcosa da raccontare: e questo è un elemento positivo. Ed è sicuramente intelligente la scelta di inserirsi nel solco del supereroismo classico con un forte tocco personale, sulla scia di altri esperimenti di successo come i film di Gabriele Mainetti Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Questo sguardo distorto e quasi parodico verso la tradizione supereroistica americana rende Mr. Evidence un prodotto commercialmente appetibile non soltanto per il mercato italiano

Nell’ormai globale campo di gioco dell’immaginario, che vede Sergio Bonelli Editore gareggiare con i colossi più importanti dell’intrattenimento mondiale – da Disney a Netflix a Warner – questo Mr. Evidence sembra avere le carte giuste per giocare la sua partita e per ambire all’attenzione di platee più allargate.

Mr. Evidence 1
di Adriano Barone, Fabio Guaglione, Fabrizio Des Dorides, Michele Pasta, Alessia Pastorello, Stefania Aquaro, Adele Matera, Beatrice Galli
Sergio Bonelli Editore, novembre 2022
cartonato, 80 pp., colore
18,00 € (acquista online)

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