La gabbia, di Silvia Ziche (Feltrinelli Comics)
La gabbia racconta la vicenda di Serena, donna che si ritrova a riflettere sul complicato rapporto che ha avuto con la madre, appena scomparsa, instaurando con lei un dialogo immaginario, tra fantasmi del passato e del futuro, recriminazioni, delusioni e sofferenze. Arriva a sorpresa questo graphic novel, perché firmato da una delle autrici umoristiche più importanti del panorama italiano, capace di segnare tanto l’immaginario Disney (con storie comiche e piacevolmente assurde come Il papero del mistero – detta anche Papernovela – e Il grande splash) quanto quello fumettistico in generale, con Lucrezia, personaggio protagonista di libri (…E noi dov’eravamo?, L’allegra vita della quota rosa) e di una rubrica su Donna Moderna che va avanti dal 2006, con cui la fumettista racconta le difficoltà delle relazioni amorose e le questioni di genere.
Spogliandosi quasi del tutto dell’umorismo, Silvia Ziche ha battuto una strada nuova per lei, facendo a meno del suo personaggio feticcio, Lucrezia, e pescando da esperienze autobiografiche. Non solo, ma si è anche confinata in uno spazio spoglio, riempiendolo con tre personaggi e costruendo una vicenda dall’impianto teatrale. Distillando dinamiche complesse attraverso scambi e dialoghi semplici ma non banali, l’autrice è arrivata al cuore delle cose, restituendo un rapporto che, pieno di non detti, colpisce comunque con sentimenti molto specifici.
Come ha raccontato la stessa Ziche a Fumettologica, «ho cercato di non raccontare fatti o persone precise. Il fatto di dover condensare il malessere soltanto, non i fatti, mi ha obbligato a ragionare tantissimo su quello che avevo vissuto, anche per cercare un terreno comune con le esperienze di altre persone.» Per certi versi, La gabbia sembra l’opera di un’autrice che non ha nulla a che spartire con quella che conoscono i lettori. Invece, Ziche ha saputo mantenere lo stesso, denso, nucleo emotivo delle sue storie migliori, soltanto girato di senso.
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