“American Born Chinese” di Gene Luen Yang: il desiderio di essere come tutti

di Angela Viola Borzachiello

american born chinese gene luen yang fumetto

Uscito originariamente negli Stati Uniti nel 2006, American Born Chinese è stato il primo fumetto ad essere nominato per un National Book Award e il primo a vincere il Printz Award dell’American Library Association. L’autore, Gene Luen Yang, è un americano figlio di immigrati taiwanesi che, con questo suo libro, ha deciso di raccontare le difficoltà di un bambino che nasce in USA da genitori cinesi

Gene Luen Yang esplora un tipo di insoddisfazione comune a molti in circostanze simili, il faticoso e complicato processo di affermazione di un’identità, tra il desiderio di mimetizzarsi nella società in cui si vive e, dall’altra parte, la necessità di non perdere le proprie radici, di conservare i segni profondi del proprio passato. Per elaborare questa riflessione, l’autore intreccia in modo magistrale tre narrazioni differenti , racchiudendo in ognuna una piccola lezione di vita.

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C’è la storia tradizionale cinese del Re Scimmiotto: adorato dai suoi sudditi, maestro delle arti del kung-fu, è l’animale più potente del pianeta ma non accetta la sua natura di scimmia. La seconda vicenda narra di Jin, unico studente di etnia cinese in una scuola americana, che non ha amici ed è costantemente preso di mira dai compagni e dai bulli che lo trattano come uno straniero, corpo estraneo nel suo stesso paese.

Infine, c’è la vicenda di Danny, un adolescente americano tormentato dal ridicolo cugino Chin-Kee, che appare come una caricatura stereotipata del tipico cinese visto dagli americani, un personaggio pasticcione sempre accompagnato da commenti di risate e applausi, a imitazione delle sit-com.

american born chinese

Attraverso Chin-kee – il cui nome ricorda il termine dispregiativo usato in inglese per indicare gli asiatici – Yang costruisce la sua critica verso gli stereotipi creati dalla cultura pop: una rappresentazione caricaturale delle minoranze etniche, una sottile ma potente forma di razzismo che permea l’immaginario e definisce ruoli e limiti all’interno della società. Nel confluire delle tre trame in un’unica storia, si realizza il superamento degli stereotipi e si afferma la complessità dell’esistenza, il valore dell’esperienza individuale che travalica i limiti dell’immaginario.

Danny è in realtà Jin che ha espresso il desiderio di diventare bianco per conquistare la ragazza di cui è innamorato. Analogamente, Chin-Kee è il Re Scimmiotto, arrivato sulla terra per rammentare a Jin le proprie origini. Sia Chin-Kee che Jin indossano maschere, celano la propria identità dopo aver subìto esperienze di discriminazione, per integrarsi e allontanare da sé i pregiudizi legati alla loro nazionalità. Ma, nel corso della storia, entrambi arrivano a riconoscere che non è possibile cambiare la propria identità e abbandonano i loro alter ego accettando le proprie radici etniche e culturali. 

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La volontà di appartenenza e l’esigenza della socialità non vengono abbandonati ma, per realizzarsi, devono necessariamente giungere a una definizione matura del proprio percorso individuale. Come i robot Transformers con cui gioca Jin all’inizio della storia, anche questi personaggi dovranno realizzare una sorta di “mutazione”, di trasformazione fisica e mentale, per essere accolti dalla cultura dominante e accogliere a loro volta quella cultura come parte della propria esperienza.

L’accettazione di sé diventa parte di un complesso processo di mediazione nel quale la volontà di essere come tutti non è più solo un desiderio da inseguire, ma un passaggio fondamentale da superare per costruire la propria identità.

American Born Chinese
di Gene Luen Yang
traduzione di Omar Martini
Tunué, settembre 2022
cartonato, 240 pp., colore
19,00 € (acquista online)

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