“Venere privata”, o come Scerbanenco ha arrestato Paolo Bacilieri

A fine 2022 Oblomov Edizioni ha pubblicato in volume un adattamento del romanzo noir Venere privata di Giorgio Scerbanenco realizzato da Paolo Bacilieri, già serializzato a puntate in precedenza sulla Linus tra il 2021 e il 2022 (qui ci sono le prime pagine). Venere privata ha rimesso l’autore alle prese con uno scenario a lui congeniale, quello della città milanese, dopo vari fumetti ambientati nel capoluogo lombardo, come Era Brera, Bob 84, Ettore & Fernanda e Tramezzino. Questa volta però la storia è ambientata negli anni Settanta.

Giorgio Scerbanenco fu tra i più prolifici scrittori del Novecento, spaziando tra i generi ma concentrandosi principalmente sul giallo. Venere privata è tra le sue opere più rappresentative, nonché il romanzo che inaugura la quadrilogia del personaggio di Duca Lamberti, investigatore improvvisato ed ex medico radiato dall’ordine per aver praticato un’eutanasia.

Dopo aver scontato tre anni di carcere, in Venere privata Duca Lamberti viene assoldato da un ricco imprenditore per tenere sotto controllo il figlio, alcolizzato e con tendenze suicide. Da quel momento Lamberti e il giovane si ritroveranno a dipanare un mistero che coinvolgerà un giro di prostituzione e la criminalità internazionale, all’interno di uno scenario in cui la città stessa è protagonista della storia.

Dopo aver eletto Venere privata tra i migliori fumetti italiani pubblicati nel 2022, abbiamo incontrato Paolo Bacilieri per farci raccontare come ha affrontato questo adattamento.

Come è nata lidea di lavorare su un romanzo di Giorgio Scerbanenco?

Be’, la versione più vicina al vero è la seguente: la netta sensazione che ho avuto un anno e mezzo fa, quando Igort in qualità di direttore di Linus mi ha chiesto di fare Venere privata, è stata quella non di scegliere, ma di essere scelto, anzi “arrestato” da Giorgio Scerbanenco, come uno dei suoi criminali. Tant’è che Igort indossava, me lo ricordo bene, una bella divisa da maresciallo dei carabinieri che gli stava a pennello. Quindi non c’era da pensarci troppo su, ho accettato, anche perché sapevo che avrei avuto “mano libera”.

Conoscevi già lo scrittore, lo avevi letto?

Conoscevo e avevo letto i fondamentali, il ciclo di Lamberti, Centodelitti (i suoi racconti micidiali) e qualche pezzo singolo… Scerbanenco è una di quelle presenze difficili da evitare se cresci in Italia negli anni Settanta. Ricordo una bella copertina (di Ferenc Pinter?) di La sabbia non ricorda nella camera di mia sorella Michela… Invece la prima lettura adulta e consapevole è stata Traditori di tutti, mentre la più recente è un suo tenero, bellissimo e milanesissimo romanzo del 1943 ripubblicato recentemente dalla Nave di Teseo, Si vive bene in due.

venere privata bacilieri

Sei un lettore di romanzi crime e noir?

Non specialistico. Ma Scerbanenco è uno scrittore cui, come Simenon, l’etichetta di scrittore di genere sta decisamente stretta, pur avendo praticato senza complessi il crime, il noir oltre a ogni altro genere.

Milano è al centro del lavoro di Scerbanenco e anche molto spesso del tuo. In cosa ti sei sentito affine al suo ritratto della città?

Sì, al di là dei luoghi comuni, tipo la nebbia milanese riferito a Venere privata che in realtà è ambientato in piena estate (zero nebbia) quello che mi piace in Scerbanenco è l’uso della toponomastica di Milano, che diventa un ritratto molto vivo della città. Scerbanenco fa nomi e cognomi di vie, piazze, posti, bettole e monumenti… “questo Milano” (come la chiama al maschile rancoroso Renzo Tramaglino ne I promessi sposi) è un personaggio, con i suoi lineamenti ben delineati, il protagonista vero forse, dei suoi romanzi… e dei miei fumetti!

Da questo stesso libro è stato tratto anche un film nel 1970. Lavevi già visto, lhai preso in mano adesso oppure te ne sei proprio tenuto alla larga?

Il caso “Venere privata” non l’ho rivisto, l’ho fatto una volta e poi basta. Però mi ha messo sulle tracce del mio Duca Lamberti: nel film di Boisset è l’attore Bruno Cremer, che però è troppo bello, pettinato e abbronzato per essere un Duca credibile appena uscito da tre anni di prigione. Un film che ho visto a ripetizione mentre disegnavo Venere privata è invece il bellissimo 317º battaglione d’assalto, un film di guerra in bianco e nero del 1965 coevo al romanzo, a Linus e a me. Lì Bruno Cremer è un perfetto Duca Lamberti: asciutto, nervoso, affilato, capelli rasati e barba lunga.

Poi è un processo continuo di conoscenza reciproca dove non ci sono regole (o se ci sono non le so). Ho capito di aver davvero dimestichezza con Duca Lamberti quando in corso d’opera ho trovato il modo di disegnare le sue ciglia bionde, per dire. Ah, nel film di Boisset c’è anche una “giusta” Raffaella Carrà/Alberta, bella e mora, dalla quale non mi sono troppo discostato.

Per quanto riguarda la figura del protagonista, è cruciale il fatto che fosse un medico radiato per aver praticato l’eutanasia, una questione che rende moderno e oggi ancora attuale Scerbanenco. Tu cosa hai trovato particolarmente affascinante e rilevante anche oggi dello scrittore?

Ma… tutto, anche la sua anacronistica, novecentesca cattiveria, che può esser letta come cinismo o amarezza, che forse a ben pensarci è anche quella molto, e troppo, attuale. Il fatto è che a me piacciono i suoi libri anche più delle trasposizioni cinematografiche (e le migliori sono quelle di Ferdinando Di Leo).

venere privata bacilieri

Già con Bob 84, realizzato insieme a Vincenzo Filosa, ti eri avventurato in una Milano del passato per realizzare un noir dalle venature pop, con tante citazioni e riferimenti culturali. Ci sono altre similitudini fra le due storie?

Sì ci sono molte similitudini, anche perché i due progetti per qualche mese si sono sovrapposti. Ma ci sono anche delle forti differenze: in Bob 84 siamo negli anni Ottanta, qui negli anni Sessanta. Ma soprattutto differenze metodologiche. Esempio: in Bob 84 con i testi, di Vincenzo Filosa, il lettering viene dopo, ed è volutamente di tipo bonelliano/seriale; con Scerbanenco non solo uso il mio lettering e balloon manuali a cascata, ma spesso è la prima cosa che fisso sulla tavola, in maniera molto poco ortodossa, prima ancora del decoupage, della scansione delle vignette.

Com’è stato tornare a lavorare su una rivista come Linus, tornando a una dimensione che ti era propria agli inizi della carriera?

Va detto che Linus non è una rivista qualunque, potremmo definirla la madre delle riviste di fumetti del mondo, non solo italiane. E infatti dato che nasce proprio nel 1965 l’ho messa in mano a Davide, uno dei personaggi di Scerbanenco. Già collaboravo con il nuovo corso di Igort con brevi storielle di Capitan Biscotto e ci piaceva l’idea di tornare a lavorare su una storia lunga, a puntate, per due motivi: Per Linus. Una rivista di fumetti è bella e viva quando propone differenti tematiche e tipologie di fumetti, la striscia, la storia breve e quella lunga, appunto. Per Scerbanenco. È un modo, non solo per portare il lettore nella Milano degli anni Sessanta, ma per portare Scerbanenco nel 2022.

Nella vasta di produzione di Scerbanenco tu hai iniziato dal primo romanzo (di una quadrilogia) con protagonista Duca Lamberti. Conti di proseguire ad adattare anche gli altri suoi romanzi?

Essendo stato appena rilasciato, approfitto della libertà provvisoria per portare a termine i progetti che ho interrotto a causa di Scerbanenco, innanzitutto Basta a ciascun giorno la sua pena, il mio graphic novel su Piero Manzoni. Ma con Igort ed Elisabetta Sgarbi c’è la volontà di proseguire il ciclo di Duca Lamberti, quindi con Traditori di tutti.

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