
Considerato il padre del graphic novel britannico, Bryan Talbot è ed è celebrato per le fantascientifiche Avventure di Luther Arkwright e la serie steampunk Grandville. Eppure l’opera di cui si dichiara più orgoglioso è La storia del topo cattivo, pubblicata per la prima volta nel 1994 e ora di nuovo disponibile in Italia per Tunué dopo essere stata per anni fuori catalogo.
È quasi impossibile andare oltre il disgusto atavico che i ratti riescono a suscitare, anche se in realtà sono creature molto intelligenti e pulite, e leggenda vuole che quando intrecciano le code in modo inestricabile costituiscano un essere superiore denominato “re dei ratti”. Helen sa molte cose sui ratti e ne ha con sé uno come animale da compagnia. È un’adolescente senzatetto che chiede qualche spicciolo nella metro di Londra. Vive così da un mese, da quando è scappata di casa per non subire più le molestie del padre.
La sua isola felice sono i libri di Beatrix Potter – che amava fin da bambina e le cui illustrazioni non si stanca mai di copiare – e ovviamente la bestiola che ha con sé, l’unica interlocutrice di cui si fida davvero. Non sapendo cosa fare e dove andare, la ragazzina decide di seguire le tracce della sua autrice preferita – che lasciò Londra per emanciparsi dai genitori e vivere nelle campagne del Lake District – nella speranza di ritrovare un briciolo di tranquillità e l’amore per sé stessa.
La storia del topo cattivo nasce da una stratificazione di spunti su cui Bryan Talbot ha lavorato per anni. Come dichiara infatti nella postfazione al volume, l’idea originaria era rendere omaggio alla bellezza del Lake District, una zona del Nord dell’Inghilterra che visitava da adolescente e che è stata di ispirazione a molti artisti inglesi, tra cui appunto Beatrix Potter, la creatrice di Peter Coniglio e di molte altre storie illustrate con protagonisti animali.
Ma, diversamente da quanto Talbot ha fatto in una delle sue opere successive, Alice in Sunderland, dove la vita e il lavoro di sir Lewis Carroll sono il filo conduttore di una vera e propria guida a fumetti del Nordest inglese, ne La storia del topo cattivo lo spunto letterario è funzionale e secondario alla parte realistica. La protagonista, Helen, ha una grande immaginazione e sensibilità, ma il disprezzo della madre e soprattutto gli abusi sessuali del padre le hanno tolto sicurezza e autostima e le hanno caricato addosso un senso di colpa che non le spetta ma che la condiziona. Helen si vede come un topo cattivo, una creatura che tutti respingono e che in qualche modo si è meritata questo destino.
Il passaggio dalla Londra dei reietti ai panorami lussureggianti dove gli animali di Beatrix Potter sono protagonisti di avventure di ogni tipo diventa metafora di un’evoluzione psicologica. L’elaborazione del trauma che Helen compie è da manuale, in senso letterale: le parole che riesce a gridare sono scelte con cura a partire da libri di aiuto psicologico e interviste a vittime di violenza sessuale, un’adesione alla realtà così fedele da rendere il graphic novel un vero e proprio strumento didattico presente da anni in molti centri antiviolenza inglesi.
La responsabilità di veicolare una storia così delicata ha spinto Talbot a studiare accuratamente il tema del trauma psicologico ma anche a formulare un linguaggio grafico che fosse il più diretto e trasparente possibile, rinunciando ai virtuosismi e alle sperimentazioni che caratterizzano altri suoi lavori. L’autore ha scelto così un segno cristallino e un colore pieno di luce, ha realizzato tavole nitide come le vetrate di una cattedrale, dove ogni figura ha contorni precisi e non sono ammesse sfumature e sbavature. Come a ribadire che quando si parla di abusi su minori il confine tra l’innocenza e il male deve restare ben visibile a tutti.
A distanza di quasi trent’anni anni La storia del topo cattivo resta così un’opera notevole, non solo per la scelta di affrontare con chiarezza un tema sensibile, ma anche per il lavoro che si intravede dietro ogni aspetto del volume. E in effetti, per la disponibilità a cesellare una storia fino a farne emergere la forma più compiuta, Brian Talbot resta tuttora un punto di riferimento – e forse anche un’unità di misura – di quello che un graphic novel può essere e può dare, sia a chi lo fa che a chi lo legge.
La storia del topo cattivo
Bryan Talbot
traduzione di Omar Martini
Tunué, gennaio 2023
Cartonato, 144 pp. a colori
19,90 € (acquista online)
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