L’ultimo weekend di gennaio, di Bastien Vivès (Bao Publishing)

I fumetti scritti e disegnati da Bastien Vivès si fondano quasi tutti sullo stesso principio: in un contesto circoscritto, ricostruito con perizia certosina, si muovono personaggi appena sbozzati, nei quali ciascuno di noi potrebbe riconoscersi. L’ultimo weekend di gennaio non fa eccezione. Ambientato durante il Festival d’Angoulême (che si svolge ogni anno proprio alla fine di gennaio), ha per protagonista un autore di fumetti affermato ma a corto di stimoli, che si reca controvoglia al festival più importante d’Europa. L’incontro con Vanessa, donna più giovane che gli domanda una dedica per suo marito, darà una scossa al fine settimana di Denis, sfociando con delicatezza nella più classica delle love story impossibili.
Qui come altrove nella produzione di Vivès, tra la figura maschile e quella femminile si sviluppa un’intesa molto labile, estremamente prevedibile in ogni sua incarnazione ma al tempo stesso genuina, saldamente ancorata a quel poco che sappiamo dei personaggi. Più che sulla nascita di un sentimento ci si focalizza sulla tensione amorosa che avvicina lui e lei e che viene colta nel suo svolgersi, senza lasciare nulla al caso.
Vivès asseconda con esibita consapevolezza tutte le convenzioni di genere (dal primo incontro tra i futuri amanti all’inevitabile scena di ballo che contribuirà a renderli tali), ma nel farlo non perde mai di vista il proprio stile. Uno stile apparentemente freddo, distante, frutto in realtà di una felicissima sintesi tra i gesti degli attori, perlopiù calmi e riflessivi, e le battute fulminanti che pronunciano nei frangenti di “tensione”. Sotto questa luce ogni cliché narrativo scompare, e al suo posto brillano personaggi sufficientemente rotondi per sostenere la lunghezza totale dell’opera (poco meno di 200 tavole).