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Graphic NovelInnamorarsi ad Angoulême: "L'ultimo weekend di gennaio" di Bastien Vivès

Innamorarsi ad Angoulême: “L’ultimo weekend di gennaio” di Bastien Vivès

ultimo weekend di gennaio vives recensione bao publishing

I fumetti scritti e disegnati da Bastien Vivès si fondano quasi tutti sullo stesso principio: in un contesto circoscritto, ricostruito con perizia certosina, si muovono personaggi appena sbozzati, nei quali ciascuno di noi potrebbe riconoscersi. L’ultimo weekend di gennaio non fa eccezione. Edito in Italia da Bao Publishing, è ambientato durante il Festival d’Angoulême (che si svolge ogni anno proprio alla fine di gennaio), ma ruota attorno a un tema decisamente più universale: le scappatelle di mezza età.

Come Vivès, anche il protagonista di questo libro realizza fumetti per lavoro. Si chiama Denis Choupin ed è un autore affermato ma a corto di stimoli, che si reca controvoglia al festival più importante d’Europa per autografare Operazione Hitler, l’ennesimo titolo sulla Seconda guerra mondiale di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza. L’incontro con Vanessa, donna più giovane che gli domanda una dedica per suo marito, darà una scossa al fine settimana di Denis, sfociando con delicatezza nella più classica delle love story impossibili.

Qui come altrove nella produzione di Vivès, tra la figura maschile e quella femminile si sviluppa un’intesa molto labile, estremamente prevedibile in ogni sua incarnazione ma al tempo stesso genuina, saldamente ancorata a quel poco che sappiamo dei personaggi. Più che sulla nascita di un sentimento ci si focalizza sulla tensione amorosa che avvicina lui e lei e che viene colta nel suo svolgersi, senza lasciare nulla al caso.

bastien vives

Vivès asseconda con esibita consapevolezza tutte le convenzioni di genere (dal primo incontro tra i futuri amanti all’inevitabile scena di ballo che contribuirà a renderli tali), ma nel farlo non perde mai di vista il proprio stile. Uno stile apparentemente freddo, distante, frutto in realtà di una felicissima sintesi tra i gesti degli attori, perlopiù calmi e riflessivi, e le battute fulminanti che pronunciano nei frangenti di “tensione”. Sotto questa luce ogni cliché narrativo scompare, e al suo posto brillano personaggi sufficientemente rotondi per sostenere la lunghezza totale dell’opera (poco meno di 200 tavole).

A conti fatti non ci si potrebbe aspettare niente di diverso da un fumettista il cui scopo è quasi sempre stato, per sua stessa ammissione, «scrivere storie accattivanti per attirare più persone possibile». Il tono ruffiano con cui è scandito il racconto (e che caratterizza i fumetti di Vivès fin dai tempi de Il gusto del cloro) si riflette nella evanescenza della sua materia, che in questo caso è duplice: da un lato, la fugace liaison tra Denis e Vanessa; dall’altro, il deprimente tran tran del festival, che quando non alimenta il desiderio di fuga dei protagonisti si riduce a semplice rumore di fondo.

Vivès trasforma questi due apparenti “difetti” in un pregio dell’opera: ricostruire un certo tipo di ambiente (superficiale e spersonalizzante, come solo una manifestazione di questa portata sa essere) con un tale grado di accuratezza da rendere credibile tutto ciò che vi accade. Persino la concessione più ruffiana risulta legittima, in un mondo in cui i tre quarti degli individui parlano solo per convenienza da dietro una maschera, sia che si tratti di ammiratori che di colleghi o di datori di lavoro.

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L’ultimo weekend di gennaio è sicuramente un’opera minore se confrontata con Polina o Una sorella, dove Vivès affrontava con maggiore profondità tematiche analoghe, dall’affermazione professionale alla trasgressione silenziosa del contesto sociale di appartenenza. Ma è anche un piccolo punto di svolta per l’autore francese, che per la prima volta si è confrontato con una storia d’amore tra due adulti maturi, senza mai mettere piede nel mondo dell’infanzia o dell’adolescenza. A 38 anni Vivès non può più considerarsi un enfant prodige, ed essendosi sempre dedicato al racconto della propria generazione, prima o poi era inevitabile che l’età media dei personaggi crescesse con la sua.

Ciò che invece si è assestato già da qualche anno è lo stile di disegno, privo di fronzoli e attento a ogni espressione facciale, che va di pari passo con una regia «più che sapiente, a cui basta un segno, un gesto o un volto abbozzato per restituire un’intera tonalità emotiva», come faceva notare anche il nostro Tonio Troiani.

L’ultimo weekend di gennaio è un fumetto concettualmente trasgressivo – in linea con buona parte della produzione del suo autore – ma che anche nei suoi rari risvegli sessuali si rivela estremamente pudico, come si conviene a un’avventura sentimentale vissuta con un po’ di timidezza e tanta apprensione. E raccontata con assoluta lucidità.

Leggi le prime pagine del fumetto

L’ultimo weekend di gennaio
di Bastien Vivès
traduzione di Francesco Savino

Bao Publishing, gennaio 2023
cartonato, 184 pp., b/n
22,00 € (acquista online)

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