Chi ama o studia l’animazione sa che i cortometraggi animati spesso riservano grandi sorprese, perché permettono una grande espressione creativa (ne abbiamo parlato di recente analizzando Corto circuito, per esempio). Prendiamo i vincitori delle due passate edizioni degli Oscar nella relativa categoria: If Anything Happens I Love You di Michael Govier e Will McCormack (lo trovate su Netflix), struggente riflessione sulla perdita di un figlio in una situazione assurda come quella di una sparatoria in una scuola, e The Windshield Wiper di Alberto Mielgo e Leo Sanchez, peculiare storia d’amore che spicca soprattutto per la tecnica strabiliante utilizzata, la stessa di un paio di episodi di Love, Death & Robots.
Quest’anno, i candidati alla categoria Miglior cortometraggio animato degli Oscar erano invece My Year of Dicks di Sara Gunnarsdóttir e Pamela Ribon, Ice Merchants di João Gonzalez, An Ostrich Told Me the World Is Fake and I Think I Believe It di Lachlan Pendragon, The Flying Saylor di Amanda Forbis e Wendy Tilby e The Boy, the Mole, the Fox and the Horse (in italiano Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo) di Peter Baynton e Charlie Mackesy. A vincere è stato quest’ultimo, ma la scelta non è stata del tutto convincente.
L’assegnazione del premio sembra infatti essere stata figlia di una strategia che ha caratterizzato l’intera premiazione, che ha esaltato per lo più un’attitudine buonista, politicamente corretta e accondiscendente, addirittura più che in altre edizioni. Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo è tratto da un libro illustrato per bambini dello stesso Charlie Mackesy, molto famoso non solo per gli ottimi numeri di vendita ma anche per il modo in cui racconta, attraverso lo strumento della fiaba, una serie di insegnamenti morali ed esistenziali.
La stessa struttura è mantenuta nel cortometraggio, che segue il viaggio di un bambino smarrito mentre cerca casa e che, durante il tragitto, incontra una serie di animali con cui creerà un legame: una talpa, una volpe e un cavallo, appunto. Il ritmo del cortometraggio è volutamente sospeso, ipnotico, e affianca una serie di situazioni in cui tutti i personaggi (umani e non) imparano qualcosa l’uno dall’altro. E la prima cosa che imparano è sicuramente l’importanza di fare affidamento sulle persone amate. Il problema è che queste pillole di saggezza, inanellate una dietro l’altra, gravano il cortometraggio di un eccessivo allegorismo.
Dove, invece, l’opera eccelle è sul fronte tecnico: il regista ha scelto di rimanere coerente con l’aspetto estetico del libro e, attraverso un’animazione classica in 2D, ha realizzato un film la cui forza visiva è ineccepibile. A contribuire a questo risultato è stato lo stesso Charlie Mackesy, che ha disegnato gli storyboard. La parte tecnica è stata invece realizzata da un team di oltre 100 animatori provenienti da tutto il mondo, che ha lavorato, durante il periodo della pandemia, con grande libertà creativa. La direttiva principale era quella di trovare un modo per inchiostrare i personaggi che seguisse le linee particolari del disegno di Mackesy.
Il co-regista Peter Baynton ha dichiarato in un’intervista che: «Avevamo bisogno di creare un linguaggio, e la mia prima conversazione con Charlie è stata incentrata su come avremmo animato quelle linee molto sottili che sono così caratteristiche dei suoi disegni. Gli ho detto che sono come linee di costruzione e lui ha detto di no, sono linee di “pensiero”». Macksey le ha infatti soprannominate “thinkies”, ossia linee assimilabili ai pensieri dei personaggi. Anche la colorazione si è ispirata al lavoro di Mackesy, riprendendo quel senso di acquerello e quell’approccio estetico morbido tipici dell’autore.
Tutto questo non deve meravigliare, dato che la forza produttiva dietro a Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo è stata notevole: alla realizzazione di questo corto hanno contribuito la BBC – che ha anche messo a disposizione la propria orchestra per le musiche -, la Bad Robots di J.J. Abrams e persino l’attore Woody Harrelson (True Detective). Tra i doppiatori, figurano invece Idris Elba (Luther) e Gabriel Byrne (I soliti sospetti).
Tra i nominati, c’era in ogni caso di meglio rispetto a Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo. In particolare, spiccavano The Flying Sailor, per il modo semplice, eppure evocativo, di raccontare una straordinaria storia vera (quella di un uomo che è volato per due chilometri in seguito a un’esplosione ed è sopravvissuto), e An Ostrich Told Me the World Is Fake and I Think I Believe It, per l’approccio metanarrativo sarcastico e drammatico.
Ciò non significa che, nel panorama della produzione animata, Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo non spicchi per qualità, soprattutto per la scelta di coniugare l’animazione classica con inserti minimali di animazione computerizzata, ma sempre nel tentativo di restituire una sensazione di animazione artigianale, coerente con il testo e la materia narrativa trattata. Nel suo cuore, infatti, questo cortometraggio cela tutte le infinite potenzialità dell’animazione.
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