Essere montagna, di Jacopo Starace (Bao Publishing)

In un mondo verde, dominato dalla vegetazione, vivono esseri umani minuscoli, gli “uomini formica”, che sono stati decimati da una malattia misteriosa. A salvarli sono stati gli “uomini montagna”, esseri giganteschi che hanno fatto piovere su di loro la cura e che vengono visti pertanto come entità divine e mitologiche. Quando la malattia ritorna, il popolo degli uomini formica si fa cogliere impreparato, dal momento che ormai la gente si è crogiolata a lungo nel culto religioso degli uomini giganteschi, esaurendo le scorte di medicinali e sottovalutando la loro importanza.
Densa di metafore nient’affatto lontane dalla nostra realtà – sulla pandemia e sul ruolo di religione e false credenze – la storia architettata da Starace all’interno di questo scenario fantasioso e suggestivo si concentra sulla figura di un giovane va alla ricerca di una nuova cura per la malattia, in un viaggio di formazione che porta alla luce misteri alla base della sua stessa stirpe.
Starace, nutrendosi delle influenze di autori che hanno fatto la storia del racconto fantastico moderno come Moebius e Miyazaki, riesce abilmente a creare mondi e visioni affascinanti. Trasporta il lettore davvero lontano, dentro visioni avviluppanti, tenendolo incollato a tavole dove gli scenari densi, verdi e ricchi sono parte della storia stessa.
Dopo Inn (Stigma/Eris Edizioni, 2019), un lavoro di esordio già interessante (a partire dall’ottimo lavoro di worldbuilding), l’autore ha fatto un vero passo avanti, dimostrandosi capace di realizzare un graphic novel dalla narrazione ben compiuta senza tirarsi indietro dal mettere sul tavolo riflessioni e tematiche vive, affrontate con schiettezza.
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