“Il mondo senza fine”, l’ambigua retorica ecologista di Jancovici e Blain

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In poco più di un anno, in Francia Il mondo senza fine di Christophe Blain e Jean-Marc Jancovici ha venduto oltre 500.000 copie, di cui solo 12.000 durante il periodo natalizio, diventando così non solo un best-seller, ma anche il libro più venduto in assoluto del 2022. Con chiarezza, intelligenza e un spiccato umorismo – utile a far digerire centinaia di pagine fitte fitte di informazioni e dati – l’autore di opere come I segreti del Quai D’Orsay o il monumentale Isaac il pirata accompagna il lettore in un affascinante viaggio nella mente dell’ingegnere climatologo Jancovici, un nome che dirà poco al lettore italiano. 

Eppure Jancovici in patria è tra i più importanti esperti di questioni climatiche, fautore di una decrescita carbonifera e di una transizione energetica fondata sul riconoscimento dei limiti delle risorse naturali attualmente utilizzate dal sistema di produzione capitalistico. Sulla carta, e dando un’occhiata all’impatto della sua attività di conferenziere e consulente per il governo francese, sembrerebbe di trovarsi al cospetto di un’eminente figura, simbolo della lotta al surriscaldamento globale.

Ed è proprio così che lo ritrae Christophe Blain. In realtà, le cose non sono proprio così: infatti, in patria Jancovici ha raccolto non poche critiche tanto per il suo operato – non sempre trasparente – quanto per le soluzioni proposte, che spesso strizzano l’occhio a una deriva tecnocratica, risultando così un po’ tranchant nel loro voler salvare capra e cavoli.

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È emblematica una delle frasi che compaiono nel volume, pubblicato in Francia da Dargaud: «La velocità con cui il sistema deve essere riformato non è compatibile con il mantenimento della libertà individuale accompagnata dal tenore di vita a cui siamo abituati oggi». Non vi nascondo, che nonostante l’ovvietà della tesi di fondo – cioè l’incompatibilità tra il consumismo energetico attuale e la salute climatica del pianeta – le parole di Jancovici fanno rabbrividire, soprattutto per la loro perentorietà. 

Non celano infatti l’antipatia che nutre nei confronti della democrazia, un sistema imperfetto che non si sposerebbe con la possibilità di un capitalismo riformato e “illuminato” (dagli esperti e dai tecnici). La proposta socio-economica dell’ingegnere francese è basata palesemente su un quadro politico che contempla l’intervento pianificato di uno stato che strizza l’occhio al modello cinese.

Non è un caso che la pubblicazione del libro abbia raccolto diverse critiche, soprattutto da parte di associazioni ambientaliste, preoccupate non solo dal tono paternalistico, ma soprattutto dalla vicinanza di Jancovici a società legate all’industria nucleare e al suo indotto. Shift Project, una think tank, lanciata nel 2010 per volontà dello stesso Jancovici che presiede il consiglio di amministrazione, persegue un nobile obiettivo, quello di lavorare alla creazione di un’economia libera dai vincoli del carbon fossile. Peccato che nel suo consiglio di amministrazione ci siano diversi esponenti dell’industria del nucleare. 

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Yves Frémion – autore, critico e politico vicino ai Verdi – aveva destato qualche perplessità all’annuncio della creazione del premio Raja Eco-Fauve, che sembrava voler eclissare una realtà di lunga data come il “Prix Tournesol de la BD écologique”. E soprattutto si era mostrato infastidito dalla presenza di un lavoro come quello di Blain e Jaconvici. A tale proposito, in qualità di fondatore e animatore del premio OFF Tournesol, scriveva in un comunicato che: 

«Da 25 anni l’ecologia viene premiata al Festival […] indipendentemente da pressioni editoriali, commerciali o politiche. In un momento in cui […] tutti pretendono di essere più ecologici degli ecologisti che sono in campo da 40 anni […] anche il Festival deve surfare su quest’onda […] ma oggi non è altro che un atto di indelicatezza […] una messinscena che mira a ingannare il pubblico, a far passare per ambientalisti coloro che vogliono solo ostacolarlo. La selezione comprende un fumetto che incarna in modo magistrale questa impostura: Un mondo senza fine, scritto da Jean-Marc Jancovici, penna di tutti i nucleocrati e corteggiato dalle grandi aziende inquinanti. Dopo un’arringa climatica, conclude l’album con un panegirico sull’energia nucleare, e ci si chiede come un Christophe Blain possa aver messo il suo immenso talento al servizio di una causa così falsificante.»

E non si può non essere d’accordo, soprattutto perché quello che ogni lettore di Blain potrà facilmente notare è come quest’ultimo sia totalmente piegato dalla logorrea di Jacovinci in un tour de force estenuante e autoreferenziale. Sembra inspiegabile come un autore dalla forte identità si sia volutamente prestato a un fumetto didascalico, che appartiene a quella categoria che dovrebbe far rabbrividire chiunque apprezzi sinceramente la nona arte.

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Siamo, infatti, dinanzi a un chiaro esempio di fumetto didattico, che con un piglio borioso borbotta – è il caso di dirlo – per 200 infinite pagine, che di rado concedono una piacevole oasi estetica allo sguardo, nonostante il talento di Blain. Quest’ultimo cerca di salvare un polpettone che sotto le mentite spoglie di un progetto di divulgazione e sensibilizzazione nasconde invece un pensiero liberale e autoritario, totalmente incapace di contemplare la complessità di una materia che difficilmente sembra voler mostrare in tutte le sue autentiche sfaccettature. 

Il mondo senza fine è un’opera di greenwashing, di colonizzazione della nicchia ecologica e della mercificazione del pensiero ecologista. Un’opera boriosa e anacronistica in cui Blain segue un Jacovinci che a ruota libera arringa di climatologia, riscaldamento globale, crisi carbonifera, teorie macroeconomiche e discorsi pseudo-ecologisti che si dirigono verso una soluzione interessata e forzata: il nucleare a tutti i costi

Di certo in Italia Il mondo senza fine non bisserà il successo d’Oltralpe, ma può di certo rappresentare un ottimo documento per comprendere come la questione della decrescita e della crisi energetica possano interessare centinaia di migliaia di persone. Ma a tutti gli effetti si tratta di un’opera retorica e controversa che va letta in maniera vigile e attenta. Insomma, si tratta di un libro che non andrebbe letto per la sua intrinseca qualità, ma per capire al meglio le reazioni che ha suscitato in patria e che probabilmente non tarderà a suscitare anche qua in Italia, tra i lettori più attenti e interessati alle questioni ecologiche.

Un mondo senza fine
di Christophe Blain e Jean-Marc Jancovici
Oblomov Edizioni, febbraio 2023
brossura, 200 pp., colore
24,00 € (acquista online)

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