È morto il regista Raoul Servais

Primo piano del regista Raoul Servais, in tarda età, dal documentario di Bastian Martin "Raoul Servais, mémoires d'un artisan" (2017)
Il regista Raoul Servais in un fotogramma del documentario di Bastian Martin “Raoul Servais, mémoires d’un artisan” (2017)

Lunedì 20 marzo, a 93 anni, è morto Raoul Servais, storico regista d’animazione e primo cineasta belga a vincere una Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1979 per il film Harpya.

Nato a Ostenda il 1° maggio 1928, Raoul Servais studiò all’Accademia di belle arti di Gent e lavorò come assistente del pittore surrealista René Magritte. Nel 1960 ottenne una cattedra nell’istituto in cui si era diplomato e poté così iniziare a occuparsi attivamente di animazione, sua passione dall’infanzia. In oltre 50 anni di carriera divenne uno degli animatori più influenti del panorama europeo e partecipò alla fondazione dell’AEFA, l’Associazione europea del film d’animazione.

Le sue opere spaziavano da soggetti più onirici (Sirene, 1968) a film più impegnati dal punto di vista sociale e politico come Chromophobia (1966) e To Speak or Not to Speak (1972). Nei suoi cortometraggi sono molto presenti influenze dell’arte belga, come l’espressionista fiammingo Constant Permeke, omaggiato in Pegasus (1974), e le atmosfere dei surrealisti Paul Delvaux in Nachtvlinders (1998), e Magritte nella sua pellicola più celebre, Harpya.

Un fotogramma di Harpya
Un fotogramma di Harpya

Proprio per girare quest’opera, Servais inventò una tecnica per affiancare attori e sfondi animati, definita poi “servaisgrafia”. Filmava i personaggi dal vero, dopodiché li stampava su fogli acetati colorati sul retro, li adagiava sugli sfondi e li riprendeva fotogramma per fotogramma, come si fa con i disegni di un film d’animazione tradizionale. L’effetto ottenuto è particolarmente straniante e adattissimo al tono della vicenda narrata: «Ogni cosa convoglia un senso di dominio e oppressione», come ha scritto la studiosa Cinzia Bottini nel saggio Animazione – Una storia globale curato da Giannalberto Bendazzi.

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