
Lunedì 20 marzo, a 93 anni, è morto Raoul Servais, storico regista d’animazione e primo cineasta belga a vincere una Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1979 per il film Harpya.
Nato a Ostenda il 1° maggio 1928, Raoul Servais studiò all’Accademia di belle arti di Gent e lavorò come assistente del pittore surrealista René Magritte. Nel 1960 ottenne una cattedra nell’istituto in cui si era diplomato e poté così iniziare a occuparsi attivamente di animazione, sua passione dall’infanzia. In oltre 50 anni di carriera divenne uno degli animatori più influenti del panorama europeo e partecipò alla fondazione dell’AEFA, l’Associazione europea del film d’animazione.
Le sue opere spaziavano da soggetti più onirici (Sirene, 1968) a film più impegnati dal punto di vista sociale e politico come Chromophobia (1966) e To Speak or Not to Speak (1972). Nei suoi cortometraggi sono molto presenti influenze dell’arte belga, come l’espressionista fiammingo Constant Permeke, omaggiato in Pegasus (1974), e le atmosfere dei surrealisti Paul Delvaux in Nachtvlinders (1998), e Magritte nella sua pellicola più celebre, Harpya.

Proprio per girare quest’opera, Servais inventò una tecnica per affiancare attori e sfondi animati, definita poi “servaisgrafia”. Filmava i personaggi dal vero, dopodiché li stampava su fogli acetati colorati sul retro, li adagiava sugli sfondi e li riprendeva fotogramma per fotogramma, come si fa con i disegni di un film d’animazione tradizionale. L’effetto ottenuto è particolarmente straniante e adattissimo al tono della vicenda narrata: «Ogni cosa convoglia un senso di dominio e oppressione», come ha scritto la studiosa Cinzia Bottini nel saggio Animazione – Una storia globale curato da Giannalberto Bendazzi.
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