“Newburn”, il noir secondo Chip Zdarsky

newburn zdarsky saldapress fumetto recensione

Sullo sfondo di una New York fittizia i giochi di potere tra le bande criminali sono regolati da un uomo solo: Easton Newburn, un detective privato dal passato misterioso. Di lui sappiamo solo che una volta è stato un poliziotto, mentre ora si muove sulle peggiori scene del crimine della città, pagato dai malavitosi per risolvere o depistare casi che li riguardano da vicino. In breve, è una sorta di problem resolver della criminalità organizzata.

Con questa premessa inizia una delle più recenti serie a fumetti scritte da Chip Zdarsky. Per l’autore si tratta di una delle prime incursioni nelle storie realistiche di genere noir, che arriva dopo anni in cui ci ha abituato a racconti di stampo fantastico declinati in tutti i modi possibili, dall’umoristico all’horror.

Con Newburn Zdarsky mette in scena una storia cruda e violenta, che inizia in media res dando ben pochi punti di riferimento al lettore, per svelare i retroscena e i segreti dei suoi protagonisti man a mano che procede in una narrazione perlopiù episodica, la cui trama orizzontale evolve pian piano.

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Così, impariamo a conoscere Newburn un poco alla volta: è un uomo di mezz’età, schivo e silenzioso. La sua battuta più ricorrente è «hn», un’espressione sospesa tra l’assenso e il diniego che dice tutto del suo carattere. È fisicamente prestante e dotato di un intuito e un’intelligenza fuori dal comune. Dalla mafia alla yakuza, tutti i più importanti malavitosi lo rispettano. Perfino la polizia lo tratta con i guanti, in un gioco di scambi di favori reciproco. Il suo più grosso problema è quello di essere sempre al centro di qualche grande casino. I criminali sono pur sempre criminali, e perfino quando sei la loro migliore risorsa devi continuamente guardarti le spalle.

Le informazioni più importanti per comprendere la storia ci vengono fornite dal diario dell’assistente di Newburn: pagine di testo che spezzano la narrazione a fumetti per fornire stralci di storia che contestualizzano gli avvenimenti e raccontano retroscena dei vari personaggi. Ogni capitolo del volume è composto da diciotto pagine, di cui solo sedici sono di fumetto e le restanti due sono di testo. Questo numero esiguo di pagine di fumetto fa sì che il racconto sia strutturato in maniera estremamente serrata, tenendo il ritmo sempre alto e passando spesso da una situazione all’altra.

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Jacob Phillips ai disegni ricostruisce a dovere le atmosfere cupe e violente della storia, anche se non con qualche difficoltà. Il giovane autore è forse ancora un po’ acerbo e probabilmente accusa l’inevitabile confronto con suo padre Sean, uno dei più grandi interpreti del fumetto noir, che in coppia con Ed Brubaker ha dato vita a storie grandiose, a partire da quel capolavoro di Criminal.  

A Jacob, che di solito colora le storie del padre e che qui è alla sua seconda prova da disegnatore dopo That Texas Blood (da noi tradotto in sordina da Editoriale Cosmo), serve almeno un capitolo per mettere a fuoco il proprio stile. Nel primo albo il segno è infatti troppo esile e delicato. In generale si apprezza lo sforzo registico, ma si avverte una certa goffaggine nell’espressività dei volti e nel ritrarre i personaggi. Solo dal secondo albo il disegnatore inizia a prendere confidenza con il racconto e i suoi protagonisti, e il suo tratto diventa più sciolto, le chine più voluminose, istintive e sporche. Anche i personaggi si muovono meglio negli ambienti e appaiono meno ingessati.

Il volume si chiude in un crescendo di situazioni che rimangono in gran parte irrisolte. Anche i molti misteri che ruotano attorno al passato di Newburn continuano a rimanere tali. Tutti elementi che non fanno altro che aumentare la curiosità e l’attesa della seconda stagione.

Newburn Volume 1
di Chip Zdarsky e Jacob Phillips
traduzione di Stefano Menchetti
saldaPress, febbraio 2023
cartonato, 160 pp., colore
19,90 € (acquista online)

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