Mondi POP Animazione “Trigun Stampede” è già uno dei migliori anime dell’anno

“Trigun Stampede” è già uno dei migliori anime dell’anno

trigun stampede anime recensione

Quando si parla di remake, soprattutto di titoli importanti, che hanno segnato il corso dell’evoluzione artistica di un medium, ci tremano un po’ le gambe. Il timore di trovarci di fronte a un prodotto inutile, superfluo e magari fatto male è sempre enorme. Perché è la logica stessa dei remake a essere limitata: che senso può avere il rifacimento di un film, di una serie realizzati solo poco tempo prima? 

Un conto è un’opera che ne rifà un’altra distante nel tempo, dove il contesto politico, sociale, esistenziale o magari la stessa industria cinematografico-televisiva sono cambiati. Un altro è realizzare un remake di qualcosa che è prossimo nel tempo: il rischio che si celi alle spalle una mancanza di idee è molto alto. 

Basti pensare ai remake in live action di Disney, quasi tutti fallimentari e decisamente senza un senso maieutico. O alla recente operazione di Netflix di rifare in live action Cowboy Bebop, con conseguenze terribili e l’immediata cancellazione dopo solo una stagione. Quando si è diffusa la notizia che era in produzione la serie animata Trigun Stampede, remake del quasi omonimo cult di fine anni Novanta, le perplessità erano dunque molte.

Trigun è stato, innanzitutto, un manga di Yasuhiro Nightow, pubblicato tra il 1995 e il 1997 e che rimase incompleto quando la rivista che lo serializzava, Monthly Shonen Captain, chiuse i battenti. Nel 1998 uscì Trigun Maximum, seguito edito da Shōnen Gahōsha (in Italia è stato tradotto da J-Pop). Nello stesso anno fu prodotta una serie tv animata, composta da 26 episodi, realizzata da MadHouse e trasmessa da TV Tokyo. È la storia di Vash, che vaga per un mondo a metà tra il fantastico e il western, accompagnato da una serie di personaggi più o meno bizzarri (Wolfwood che va in giro con un’enorme arma a forma di croce, le due ragazze dell’agenzia assicurativa Bernardelli) con i quali legherà, fino alla resa dei conti finale con il fratello Knives.

La serie animata Trigun contribuì a definire quella che storicamente è nota come Nuova Animazione Seriale, di cui facevano parte anche Neon Genesis Evangelion e Cowboy Bebop. A rivederla ora, ci si accorge di quanto sia invecchiata sotto il profilo tecnico e di quanti limiti avesse sul piano narrativo, sebbene contenesse spunti di grande efficacia. Eppure, il culto dietro a Trigun è sempre stato di rilievo.

Arriviamo quindi a Trigun Stampede, serie prodotta dallo Studio Orange e attualmente disponibile, in contemporanea con il Giappone, su Crunchyroll. E, lo diciamo subito, Trigun Stampede è davvero notevole, tra le migliori cose in ambito animato giapponese degli ultimi anni. I primi due episodi, forse, sono quelli che pagano di più il legame con la vecchia serie animata. A loro modo, però, definiscono da subito le distanze – non solo narrative – con personaggi scomparsi e altri introdotti per l’occasione, oltre che tecniche. 

Trigun era una serie che, per quanto riguarda il character design, era figlia di una certa animazione degli anni Novanta, pur avendo introdotto importanti novità. Aveva, cioè, un’estetica riconducibile a molte produzioni animate nipponiche di quella decade, sebbene si distanziasse dalle altre opere grazie a un uso postmoderno di regia, musiche, montaggio e crescendo narrativo. C’era anche l’ambientazione, figlia del manga, che rendeva la serie una funzionale ibridazione di generi.

Tre articoli da leggere per restare aggiornati
• Pubblicato da Marvel Comics nell’estate del 1991 e diventato il fumetto più venduto di sempre con oltre 8 milioni di copie, X-Men 1 fu il frutto di una strana miscela che tirava e spingeva, e affastellava storie editoriali e dinamiche distanti. Questa è la sua storia.
• Nel Tempo Medio in cui viviamo la quantità delle immagini che accumuliamo le rende inutili, senza costruire un discorso che ci arricchisca.
• 20 anni fa usciva Pluto di Naoki Urasawa. Un manga struggente e potentissimo.

Anche in Trigun Stampede l’ambientazione è affascinante. Anzi, è ancora più sviluppata, con animali, città, ecosistemi biologici (per esempio con l’introduzione dei cosiddetti “plant”, esseri a metà strada tra gli uomini e le piante in grado di dare energia alla civiltà che popola quel pianeta) perfettamente integrati nell’economia narrativa. Ma in questo caso lo Studio Orange ha optato per un’animazione in 3D che, soprattutto nelle sequenze action più movimentate, restituisce un dinamismo incredibile

Tolti gli episodi iniziali, Trigun Stampede prende una direzione nuova e mette l’accento su quella congiunzione di generi che nella serie originale e nel manga facevano solo da sfondo e che qui sono invece essenziali per delineare un universo narrativo dal forte impatto visivo. C’è il western, ovviamente, ma anche il cyberpunk, lo steampunk e alcune sfumature horror. La serie, infatti, non lesina in violenza, e dal terzo episodio mette le cose in chiaro, definendo un nemico crudele e spietato e andando a spingere sul fronte dell’epicità.

L’attenzione alle linee narrative – con continui salti tra passato e presente in grado di fornire una descrizione precisa di quelle che sono le scelte dei vari personaggi – comporta una solidità del racconto e, nonostante la serie sia per lo più concepita con episodi autoconclusivi (soprattutto nella prima metà), la globalità del racconto non perde forza e incisività. 

In tutto questo, ritroviamo il Vash che conosciamo, quello che spera ancora in un mondo senza violenza e che vorrebbe sconfiggere il fratello malvagio, il personaggio sognatore e utopico che non si fa abbattere dal dolore e dal male che lo circonda. Ma il tutto è perfettamente incastonato all’interno di una struttura più complessa e interessante della serie originale, con colpi di scena e rivelazioni che contribuiscono a creare la forza di Trigun Stampede

E che questa distanza con le opere originarie (anime e manga) fosse necessaria, che fosse urgente una rilettura in chiave contemporanea e più matura (sono per lo più scomparsi i siparietti comici che contraddistinguevano la serie precedente), lo ha esplicitato stesso Yasuhiro Nightow, che in un’intervista ha ammesso: «Sono stato coinvolto fin dall’inizio, ma visto che c’era l’intenzione di rendere questo Trigun qualcosa di completamente nuovo, ho capito che sarebbe stata una grande sfida. Per questo, ho deciso di stare al loro fianco, così che se avessero fatto qualcosa di molto strano, sarei potuto intervenire. Ma man mano che la sceneggiatura veniva sviluppata, non avevo la sensazione che ci fosse una deviazione importante o altro; era un nuovo Trigun, e sentivo che erano in grado di capirlo». 

Trigun Stampede dimostra, insomma, che se ci si affranca dall’ossessione di dover rimanere fedeli all’opera originale e se si ha il coraggio di osare, di spostare il limite e il confine ancora più in là, magari partendo da una base già solida, si possono ottenere risultati sorprendenti, capaci di stupire proprio in virtù della voglia di sperimentare, di ri-fare inteso di fare qualcosa di completamente nuovo. Questo dovrebbe essere il senso del remake: non copia ma occasione per dire qualcosa di nuovo.

Leggi anche: 30 film anime che dovreste vedere

Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.

Ads Blocker Rilevato!!!

Abbiamo rilevato che stai utilizzando le estensioni per bloccare gli annunci. Il nostro sito è gratuito e il lavoro di tutta la redazione è supportato dalla pubblicità. Supportaci disabilitando questo blocco degli annunci.

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
Exit mobile version