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BonelliIl senso dell’"OldBoy" per Dylan Dog

Il senso dell’”OldBoy” per Dylan Dog

dylan dog oldboy 18

Da quando negli ultimi mesi la testata principale dell’Indagatore dell’Incubo è stata riportata alla tradizione, si è posto il problema di dare un senso alla collana gemella Dylan Dog OldBoy: bimestrale, a cura di Franco Busatta, dalla rivoluzione recchioniana la testata presentava due storie ambientate nel “passato” del personaggio, quello dei primi numeri per capirci. 

In pratica, si era affermata, con un certo apprezzamento dei lettori, come una sorta di isola felice nella quale conservare il franchising, preservandolo dalle supposte rivoluzioni. Ora che “di là” sembra tutto tornato “old style”, questo OldBoy si trova in una situazione piuttosto imbarazzante, attestandosi come una mera appendice alla testata regolare, con storie che potrebbero benissimo arricchire un mensile bisognoso di proposte interessanti. 

Ne è un esempio questo numero 18, presentato da una copertina non particolarmente accattivante di Giuseppe Montanari e Paolo Bacilieri: complice lo sfondo neutro che caratterizza tutti gli albi bonelliani di questo mese e che vorrebbe omaggiare la cover del primo numero di Tex gigante uscito 75 anni or sono. Omaggio non molto incisivo, con annessa mini copertina in regalo, che si unisce tristemente alla comunicazione attesa degli aumenti di prezzo degli albi bonelliani, a testimoniare un momento complicato per il fumetto popolare da edicola in Italia. 

Pazienza: l’albo propone due storie che, per motivi diversi, rappresentano una perfetta fotografia dello status attuale del personaggio, e che proprio per questo non stonerebbero nella testata principale. A sceneggiature che mettono in fila con mestiere una serie di spunti da ogni dove, si affiancano disegni di grande livello, che spiccano all’interno di una qualità media comunque decisamente alta. 

dylan dog oldboy 18

Terre desolate di Andrea Cavaletto e Giovanni Freghieri getta letteralmente Dylan Dog nell’abbraccio di una famiglia che vive in una casa isolata dal mondo e dalla civiltà, circondata da mostri spaventosi che emergono durante la pioggia. Il tema tipicamente lovecraftiano si declina qui in una variante ecologista di grande attualità. La “fobia del mese” è infatti una psicosi decisamente contemporanea: l’eco-ansia, ovvero (come ci spiega nell’introduzione il dottor Matteo Innocenti, psichiatria, psicoterapista e ambasciatore del European Climate Pact) «una profonda e persistente sensazione di disagio e di paura che si prova davanti al pensiero ricorrente di probabili disastri legati al cambiamento climatico e ai suoi catastrofici effetti ambientali, sociali e sanitari». 

Lo sceneggiatore Andrea Cavaletto costruisce dunque una piacevole storia di atmosfera che richiama il M. Night Shyamalan di The Village, in cui l’orrore scaturisce soprattutto dalle relazioni tra i membri della famiglia, assediati da mostri all’esterno che non sono altro che la rappresentazione fisica e orrorifica delle loro angosce interiori. Maiuscola la prova tecnica del veterano Giovanni Freghieri, che si sbizzarrisce con disegni di grande impatto, soffermandosi nei minuziosi dettagli degli ambienti, in particolare nella resa della pioggia: le gocce che attraversano le vignette, che “cadono” letteralmente sulle tavole, quasi bagnandole mentre scendono lungo le pagine come sul vetro di una finestra, sono un effetto grafico che non si dimentica. 

Altrettanto valido è il lavoro di Paolo Bacilieri nella seconda storia dell’albo, Il diavolo in Paradiso. Una vicenda che catapulta Dylan Dog in un contesto bucolico e straniante, a contatto con una natura magica e al contempo feroce, che trae spunto dall’arte di Jiro Taniguchi. L’uomo che cammina (citato espressamente in una sequenza) qui è proprio Dylan stesso, incastrato in un sogno che si rivelerà presto un incubo doloroso. La narrazione lineare di Alessandro Russo viene valorizzata dalla padronanza visiva di Bacilieri, dalla sua capacità di gestire il ritmo attraverso i dettagli delle vignette e la struttura delle tavole, con un disegno in grado di “raccontare” oltre la storia stessa, esaltandosi nella semplicità del racconto. 

dylan dog oldboy 18

Spiccano non a caso alcune sequenze come la descrizione dell’incidente in auto di Dylan Dog, rappresentato senza mostrare lo schianto, ma focalizzandosi sui frammenti minuscoli di vetri rotti che schizzano fuori dalla vignetta. O, ancora, certi primi piani di Dylan Dog o della bella ragazza di cui si è innamorato, Ariel, la vera protagonista della storia, vittima inconsapevole di un eccesso di amore. 

Nella – come sempre – copiosa disponibilità di citazioni e di autoreferenze, si segnala anche il gradito ritorno di Cagliostro, gatto misterioso e magico, versione sclaviana del Behemoth de Il maestro e Margherita, che si diverte a ingarbugliare spesso la vita del suo umano preferito Dylan, e che non disdegna di intervenire a modo suo nella vicenda per rimettere in equilibrio le ingiustizie del mondo. Un apprezzato omaggio al grande – e scomparso di recente – Luigi Piccatto, altra firma che, come le due presenti in questo albo, ha lasciato un segno indelebile nella storia del personaggio.

Dylan Dog OldBoy 18
di Andrea Cavaletto, Alessandro Russo, Giovanni Freghieri e Paolo Bacilieri
Sergio Bonelli Editore, aprile 2023
brossurato, 192 pp., b/n
7,90 € (acquista online)

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