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Graphic Novel“Fehida”, la mafia calabrese raccontata a fumetti

“Fehida”, la mafia calabrese raccontata a fumetti

di Valeria Righele

San Luca è un paesino di tremila anime in provincia di Reggio Calabria, tristemente noto per essere stato, agli inizi degli anni Novanta, teatro di una sanguinosa guerra tra famiglie affiliate della ‘ndrangheta. Una faida, o “fehida” nel dialetto locale, durata oltre venticinque anni, che ha visto contrapposte le cosche dei Pelle-Vottari da un lato e dei Nirta-Strangio dall’altra. Una rivalità criminale in grado di mietere vittime ben oltre i confini nazionali, fino in Germania, dove la parola “fine” è stata siglata da una strage costata la vita a oltre venti persone. 

San Luca e la sua faida mortifera sono la fonte di ispirazione del fumetto di Tommaso Renzoni e Raffaele Sorrentino recentemente pubblicato da Minimum Fax. Nella finzione del loro Fehida, il paese cambia nome in San Michele e le ‘ndrine protagoniste diventano quelle dei Mancuso e dei Romeo, di cui fanno parte i protagonisti Luca e Francesco. Sono appena dei ragazzini quando nel 1991, nei giorni del carnevale cittadino, uno scherzo mal riuscito innesca una tremenda faida di sangue tra le loro famiglie e accelera la loro iniziazione all’organizzazione mafiosa. Impareranno presto che la vendetta è l’unica risposta concessa al torto e al disonore.

Come fa presagire la mano che in copertina è inquadrata mentre tiene il dito pronto sul grilletto, la storia pullula di scene forti, di agguati, omicidi, sparatorie. E di tradimenti. Fehida è come tutti i racconti dei fenomeni mafiosi del nostro paese, una storia di sangue e vittime. Vittime che non sono solo quelle uccise, ma anche quelle rimaste vive e costrette a vivere una vita nella paura. 

È il caso ad esempio dei due giovani amanti Mimmo e Giovanni che, in maniera quasi shakesperiana, sono costretti a vivere la loro relazione di nascosto, correndo rischi altissimi – non solo per via del forte sentimento omofobo che caratterizza le loro famiglie ma perché appartengono a clan opposti. Nel panorama mafioso – e altrettanto in Fehida – uccidere a sangue freddo è la norma, mentre essere gay è impensabile. Amarsi tra rivali, una maledizione.

Nel fumetto non viene mostrato come opera il crimine organizzato in Calabria, quanto la sua strutturazione interna. Più che agli affari condotti o ai legami con la borghesia mafiosa, infatti, i due autori sembrano interessati a rivolgere lo sguardo all’interno, verso i suoi picciotti, compatiti nella loro incapacità di vivere o anche solo immaginare un’esistenza priva di regolamenti di conti e odio. Qui non ci sono eroi, non si celebra il fascino negativo del criminale. Al termine delle sequenze di cieca violenza non resta che la profonda miseria delle vite di coloro che non possono sottrarsi a un sistema basato su cicli di ritorsione.

Difficile che una faida si concluda in maniera pacifica. Potenzialmente potrebbe continuare a oltranza, fino all’estinzione di entrambe le famiglie coinvolte. Francesco (adulto) a seguito di un agguato si ritrova in sedia a rotelle, ma nonostante questo (e nonostante anche il consiglio abbia detto «basta ammazzatine») non ha intenzione di dimenticare, tantomeno di perdonare. Intrappolato in una spirale di rancore pianifica la sua vendetta in Germania. Prima di finire in carcere, Luca (adulto anche lui) sposa una donna che non vivrà tanto a lungo da vedere invecchiare loro figlio. Sono due uomini condannati a comportarsi da perenni nemici

Fehida non manca di mostrare gli aspetti più strettamente malavitosi della vita della piccola comunità: gli incontri tra padrini salmodianti, tenuti al buio di una grotta; gli ultimatum minatori inviati tramite messaggi in codice; i rituali di iniziazione con la bruciatura del santino e il rinnego della propria famiglia di origine (e, se necessario, della futura progenie); gli animali massacrati per testare la propria abilità omicida; le visite coniugali in carcere col benestare dei secondini.

Anche se la trama non è particolarmente originale – in fin dei conti di vendette mafiose e amicizie spezzate è piena la letteratura – il fumetto si riscatta nella scrittura di Tommaso Renzoni, che sebbene qui sia al suo primo fumetto, vanta già una carriera di successi come sceneggiatore per il cinema e la televisione. L’autore romano mostra di conoscere l’alfabeto della malavita quanto basta per rendere i suoi dialoghi credibili, concisi e coerenti con il contesto e il tono cupo e spietato dell’universo ‘ndranghetista.

Più incostante è invece la qualità dei disegni di Raffaele Sorrentino – al suo secondo libro dopo Habitat, pubblicato col collettivo Canemarcio. Accanto ad alcune buone soluzioni grafiche (il lancio dell’uovo “della discordia”, catturato con una sequenza frame by frame) e rese di dettaglio per gli ambienti (il bar, la pizzeria, le viste zenitali degli spazi edificati e coltivati) Fehida presenta infatti una debole caratterizzazione dei personaggi, poco riconoscibili nei diversi cambi di età e di fisionomia. La distinzione cromatica adottata per le due fazioni in lotta (rosso per i Mancuso e blu per i Romeo) non è purtroppo sufficiente a orientare la lettura che, tra un capitolo e l’altro, fatica a trovare il suo ritmo e si affida ai dialoghi per scorrere meglio. Bizzarra inoltre la scelta stilistica riguardante la capigliatura di Luca: il fumettista salernitano applica sulla testa del personaggio un pattern vettoriale ondulato, creando l’impressione distorta che stia indossando un copricapo, invece di una chioma riccioluta. Una soluzione che se fosse stata adottata per connotare i capelli di ogni personaggio sarebbe risultata forse meno straniante.

«Quindi come va a finire? Muoiono o non muoiono?» Il finale – lasciato volutamente aperto – sembra voler abbandonare la rassegnazione alla mafia come fatalismo o condizione endemica, per immaginare un po’ di luce oltre l’ombra abitata dai portatori del male. Raccontando un fenomeno complesso e spaventoso come quello della criminalità organizzata, Fehida riesce ad andare oltre la retorica nazionale che la vorrebbe assommata al pittoresco, al folcloristico. 

Le imperfezioni strutturali rimangono, ma vedremo se i prossimi esperimenti editoriali portati avanti dalla collana Cosmica di Minimum Fax – dove autori provenienti da esperienze diverse si incontrano per realizzare un’opera a quattro mani – sapranno dare frutti più maturi.

Fehida
di Tommaso Renzoni e Raffaele Sorrentino
Minimum Fax, febbraio 2023
brossurato, 184 pp., b/n

(acquista online)

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