News Ike Perlmutter duro contro Marvel dopo il suo licenziamento

Ike Perlmutter duro contro Marvel dopo il suo licenziamento

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In un’occasione più unica che rara, l’imprenditore Ike Perlmutter, ex-presidente di Marvel Entertainment e colui che rilevò Marvel Comics negli anni Novanta salvandola dalla bancarotta, ha concesso un’intervista al Wall Street Journal in cui ha parlato del suo addio forzato all’azienda, voluto dalla dirigenza di The Walt Disney Company.

Uomo dai comportamenti bizzarri, perentori e perfino razzisti (ai tempi di Iron Man 2 impose, per esempio, la sostituzione dell’esoso Terrence Howard nei panni di James Rhodes perché «nessuno se ne accorgerà, tanto i neri sono tutti uguali»), nell’intervista Ike Perlmutter ha voluto chiarire di essere stato licenziato a causa di divergenze tra lui e il resto della compagnia riguardanti la gestione degli affari.

Il dirigente ha lamentato innanzitutto il fatto che Disney abbia investito troppi soldi nelle produzioni cinematografiche Marvel, riducendo quindi il margine di guadagno, e che sia stato allontanato per aver provato a cambiare la rotta, tentando di far entrare l’investitore e azionista a lui vicino Nelson Peltz (o, in alternativa il figlio di Peltz, Matthew) nel consiglio d’amministrazione, con l’obiettivo di mettere alla porta l’attuale amministratore delegato Bob Iger e ridare la carica al precedente, Bob Chapek.

«La mia esperienza con qualsiasi grande corporazione è che, quando ci sono dei problemi, persone come Nelson Peltz sanno come risolverli» ha dichiarato Perlmutter al Wall Street Journal. «Nella mia vita ho imparato una cosa sulle persone creative: non puoi dare loro una carta di credito illimitata.» Per quanto riguarda la gestione degli affari in generale, il dirigente ha poi rincarato la dose: «Parlano sempre e solo di incassi al botteghino. A me interessa il profitto. Non mi importa quanto siano grandi gli incassi. Solo la gente di Hollywood parla di incassi».

«Se pensate che la teoria di Ike sia quella giusta, guardate a Inhumans, il leggendario flop ricordato per essere una poverata scadente, quello era un progetto voluto e supervisionato da Ike» ha chiosato però Heidi MacDonald in proposito su The Beat. «Comprammo la Marvel nel 2009» aveva commentato invece di recente Bob Iger su queste questioni. «Promisi a Ike che avrebbe continuato a gestire la Marvel dopo l’acquisizione. Non per sempre, di sicuro. Ma dopo l’acquisizione. E nel 2015 aveva intenzione di licenziare Kevin Feige […] e per me era un errore. Mi attivai per fare in modo che ciò non accadesse. Penso che Kevin sia un dirigente incredibilmente talentuoso, e i record dei Marvel Studios parlano per loro».

La situazione era tesa al punto che Warner Bros. offrì a Feige di diventare il supervisore dei film DC e così, per evitare che il produttore passasse alla concorrenza, nel 2015 la Disney scorporò i Marvel Studios da Marvel Entertainment, facendola diventare divisione cinematografica a sé che rispondeva direttamente ai vertici Disney, bypassando Perlmutter. A quest’ultimo restò il controllo delle divisioni editoriale (i fumetti) e televisiva della Marvel, fino al 2019, quando anche questi due settori finirono sotto il controllo di Feige. «Ike non ne fu felice» ha aggiunto Bob Iger. «E penso che quell’infelicità sia viva ancora oggi.»

Nell’intervista al Wall Street Journal Ike Perlmutter ha affermato che i dissidi con Feige erano soltanto di natura economica e che non aveva mai pensato di licenziarlo. Il pezzo del Journal cerca di mettere in buona luce Perlmutter, raccontando le sue iniziative benefiche o le decisioni imprenditoriali che portarono alla nascita del Marvel Cinematic Universe, consegnando un ritratto molto più sfaccettato e complesso di quanto fosse mai emerso finora.

Negli anni, infatti, si sono sprecati gli episodi che raccontano i comportamenti dispotici di Ike Perlmutter. Il giornalista di Collider Steven Weintraub ha testimoniato che «la quantità di storie dell’orrore che ho sentito riguardo a Ike Perlmutter vi scioccherebbe. Non avete idea di quanto sia una persona spregevole, oltre che un gran tirchio. Faceva sempre prenotare alla Disney i cinema più piccoli per risparmiare sulle anteprime stampa».

In un comunicato stampa, Perlmutter ha affermato che continuerà a far valere le proprie ragioni presso The Walt Disney Company, in qualità di azionista con il maggior numero di quote dell’azienda di Burbank.

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