
Colonna portante della corrente del gekiga – termine con cui, nel Giappone degli anni Sessanta, si voleva polemicamente prendere le distanze dal manga classico per affermare un racconto più adulto, drammatico e artistico – nel corso della sua carriera Yoshiharu Tsuge espresse un realismo pervaso da una vena onirica e angosciosa, sempre misteriosa, mai del tutto afferrabile, attraverso storie poetiche e disincantate che raccontavano la ribellione di un uomo che non sapeva o non voleva conformarsi alla società.
Nonostante la sua presenza cruciale per il fumetto, il lavoro di Tsuge è rimasto colpevolmente quasi del tutto inedito in Italia fino a maggio del 2017, quando la pubblicazione de L’uomo senza talento, valse alla casa editrice Canicola il premio Gran Guinigi a Lucca per la migliore iniziativa editoriale. Nato nel 1937 a Katsushika, nei bassifondi di Tokyo, nella più completa povertà, Tsuge è autore de Il libro dei sogni, una raccolta di undici racconti realizzati tra gli anni Settanta e Ottanta e pubblicata dalla stessa Canicola nel 2022.
il primo racconto, Nejishiki, che apre il volume, apparve per la prima volta nel numero 47 della rivista Garo, nel giugno del 1968. In Occidente uscì per la prima volta solo nel 2003 sulle pagine del numero 250 del The Comics Journal, rimanendo inedito in Italia fino al maggio del 2018, quando fu pubblicato su Linus e poi raccolto nel volume omonimo per Oblomov. Nejishiki è un racconto onirico e sconclusionato, aperto a molteplici possibili interpretazioni. Si apre con il protagonista, un giovane, brutto e già un po’ ingobbito, perso su una spiaggia.
Ferito a un braccio, il giovane vaga in cerca di un dottore, ma nel paese limitrofo alla spiaggia non se ne trovano. Se nella realtà si sposta in ambienti rurali poco identificati, nella sua mente allucinata sembra trovarsi altrove: sale su un treno che si materializza facendosi spazio tra le case, e che va all’indietro. E intanto perde sangue dalla ferita al braccio, che riesce a fermare solo con un posticcio rimedio artificioso e meccanico.

Anche Il padrone del Gensekan è un racconto già apparso nel volume pubblicato per Oblomov, dove persiste un’atmosfera onirica e soffocante. Un uomo arriva in un villaggio deserto in cui vivono solo pochi anziani e scopre di essere identico al precedente proprietario del Gensekan: forse l’uomo arriva da una vita precedente e rivive in loop l’incontro creato dall’inconscio con il proprio doppio.
In Passeggiata da sogno un uomo e una donna con una bimbetta camminano per una città deserta. Lui sembra gentile e premuroso con loro, ma poi aggredisce all’improvviso la donna, che accetta la violenza senza reagire. L’atto sessuale viene spesso raccontato come un gesto di violenza volto a esprimere un desiderio inconscio, come il frutto avvelenato di una società repressiva e disciplinata, mai del tutto appagato se non nella fantasia tossica dei protagonisti. Il realismo di Tsuge racconta sempre questo scontro tra una realtà destinata a non essere mai compresa e un desiderio destinato ad essere costantemente frustrato.
In Desiderio sotto la pioggia due sconosciuti attendono l’autobus al riparo dalla pioggia sotto una banchina. L’uomo induce la donna a denudarsi, adducendo una subdola scusa circa i pericoli della pioggia, per poterle fare violenza e poi separarsi da lei all’arrivo dell’autobus, come se nulla fosse mai accaduto. In questi racconti, le relazioni non sono mai paritarie, non sono mai frutto di un sentimento condiviso e maturo, ma esprimono sempre una consapevole volontà di dominio sull’altro, anche in un contesto di mediazione. Con i personaggi femminili i vari protagonisti instaurano relazioni cariche di tensione erotica, che sembrano non potersi esprimere se non tramite una fisicità brutale e al limite dell’aggressione.

In La notte ti inghiotte, un uomo è terrorizzato dall’oscurità al punto da tenere le finestre chiuse: è talmente ossessionato dal non fare entrare il buio nella sua stanza che non si cura del caldo sofferto dalla fidanzata, anzi la costringe a rimanere chiusa nella stanza e le fa violenza. Solo quando lei lo abbandona, comprende che avrebbe dovuto essere più gentile e viene sopraffatto dalle sue paure.
In Tecnica del totano secco, un ex lottatore usa l’omonima tecnica per bloccare i mariti delle donne e poi abusarne sistematicamente. In Il crimine di Yoshibo, il protagonista si ciba letteralmente di donne usando una pinzetta da un catalogo e cerca disperatamente di nascondere il suo segreto. Più che delineare in modo chiaro l’evolversi dell’azione, l’autore sembra voler trasmettere un’impressione sensoriale mediata da una forte carica emotiva, che rafforza le atmosfere oniriche delle narrazioni.
Altri racconti, per esempio Vita a Capo Komatsu, esprimono una volontà di evasione dal grigiore della vita quotidiana, spesso vista come mortalmente soffocante e repressiva (come in L’esterno si dilata). In Mani alla finestra, alcune persone che lavorano in un ufficio notano delle mani femminili spuntare sul davanzale di una finestra: appartengono probabilmente a una donna che aveva lavorato in quegli uffici durante la guerra e non era mai più stata rivista.
La vicenda sembra ricordare la necessità da parte del Giappone postbellico di ricercare la propria identità culturale tra le macerie dei bombardamenti, nei bassifondi delle città, nelle vite delle persone più umili. Qui è dove si conserva la verità degli eventi, nel confine sottile tra il crudo realismo dei corpi e il desiderio violento dei propri sogni infranti.
Il libro dei sogni
di Yoshiharu Tsuge
traduzione di Vincenzo Filosa
Canicola Edizioni, novembre 2022
brossurato, 224 pp., b/n
19,00 € (acquista online)
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