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MSCHF: rompere la pop culture per vendere roba

Tendenze e direzioni della pop culture viste da chi non riesce a farne a meno, anche se vorrebbe. "Sofisticazioni popolari": una rubrica di Fumettologica a cura di Marco Andreoletti. Il giovedì, ogni 15 giorni.

MSCHF boots
Gli stivali di MSCHF ispirati ad Astro Boy di Osamu Tezuka | Immagine via MSCHF

Tax Heaven 3000 non è il solito videogioco a cui dedichi troppe ore della tua vita. Grafica da visual novel, struttura da dating game, il tutto associato a un gameplay basato sulla dichiarazione dei redditi. E non si parla di tasse fittizie da pagare all’interno di un mondo di gioco alla The Sims – e non ci sarebbe stato niente di strano, visto che in commercio esistono simulatori di idropulitrice – ma delle vere imposte che l’utente dovrà pagare allo stato. Iris, la protagonista del gioco e richiamo all’IRS (Internal Revenue Service), tra un appuntamento romantico e l’altro ci aiuterà a compilare tutta la modulistica necessaria per evitare sanzioni o altri guai con il fisco. 

Slanciata e formosa come ogni waifu che si rispetti, sempre sorridente e pronta a sfoggiare la sua fiammante capigliatura rosa, diventerà ben presto la nostra figura di riferimento e unico appiglio in un dedalo fatto di aliquote e versamenti. Non è un caso se nell’edizione limitata del gioco è compreso un cuscino 50×160 cm con stampa della nostra eroina. L’accessorio perfetto per poterla abbracciare nei momenti di maggiore sconforto. 

Tax Heaven 3000 è il gioco ideale per single senza dipendenti a carico, ormai esausti di come – cito il sito ufficiale – i «servizi di dichiarazione dei redditi societari alla TurboTax siano diventati (a forza di estese attività di lobbying) colli di bottiglia predatori e parassitari che complicano deliberatamente il processo di dichiarazione dei redditi al fine di renderlo non navigabile dalla gente comune. Ci danno il loro veleno in modo che compriamo il loro antidoto!».

Il videogioco, seppure perfettamente funzionante e in vendita (per adesso solo in formato fisico, poiché a oggi risulta ancora bloccato su Steam), è in realtà l’ennesima provocazione del gruppo di artisti/designer/esperti di marketing MSCHF. Un collettivo di Brooklyn che negli ultimi anni si è fatto parecchio notare per le sue uscite sempre al limite tra provocazione e innegabile senso degli affari. Così tra una critica alla pervasività della cultura di massa, una all’ipocrisia statunitense o alla prigionia dell’intrattenimento a tutti i costi, i suoi prodotti riescono ogni volta a finire sold out in un mercato sempre più drogato da drop e uscite a effetto. 

Qualche mese fa si vedevano spuntare ovunque foto di un goffo ed esagerato paio di stivali ispirati all’Astro Boy di Osamu Tezuka. Stampati in un rosso così squillante da rendere davvero difficile ignorarli, enormi, privi di ogni forma di orpello se non il volume cartoonesco. Se durante lo scorso anno troppi brand hanno provato a vendere sneaker reali in un ambito virtuale – un tentativo di speculazione basato su metaverso e NFT oggi fortunatamente in caduta libera – i nostri mattacchioni hanno preferito uscirsene con un prodotto fisico ma che in foto pare un render. E neppure di qualità eccelsa. 

Inevitabile poi il riferimento alla cultura pop e al mondo nerd – come abbiamo già detto, l’influenza di Tezuka è palese – tanto per rigirare ulteriormente la lama nella ferita di una generazione di adulti che di crescere proprio non ne ha voglia. Sono gli stessi che per farsi il 730 hanno bisogno di un assistente virtuale che pare preso di peso da qualche manga pericolosamente tendente al moe. Tutto sagace e puntuale quindi, peccato che gli stivaloni nati come satira siano effettivamente in vendita e siano finiti ben presto sold-out, con buona pace di chi li pensava immettibili.

L’ossessione per la cultura pop all’interno del collettivo MSCHF è tanto palese quanto centrale, così non c’è da stupirsi se un’uscita del loro magazine fosse stata pensata in formato comic book. Il quinto numero della rivista era infatti composto da tre spillati nel più tipico stile Marvel o DC, ognuno dedicato a un diverso tema. Abbiamo The Shitpost Issue, Imposer Syndrome e Coup (inteso non come colpo di stato, ma come provocazione sul web), ognuno di 25 pagine. All’interno fumetti su ragazze che non riescono a smettere di ascoltare Enya, le avventure dei due improbabili supereroi Amazon Dash e Sidebox (inteso come scatolone da imballo marchiato Amazon) e adesivi ispirati ai Garbage Pail Kids. Il tutto interpretato in vaga chiave antagonista, con tanto di ironia anti-capitalista. 

Peccato che il tutto venisse venduto a circa 75 dollari. Addirittura i primi numeri del magazine potevano essere comprati solo dopo aver recuperato una password attraverso un’app dedicata, in una sorta di rincorsa all’hype drogata dallo stesso sistema che voleva esserne parodia. A conti fatti la forza più grande di MSCHF è l’aver capito come ormai mentalità alla Highsnobiety e universo nerd si muovano in un tutt’uno che riesce a unire nello stesso polpettone multicolore attaccamento morboso al mondo dell’infanzia e sneaker culture. Ne avevamo già parlato in questo articolo, ma nessuno dei brand citati ha la stessa sfacciataggine di questo manipolo di opportunisti che amano fare i cosplayer degli antisistema

E gli esempi non sono finiti. Grazie all’onda lunga di Stranger Things i giochi di ruolo vanno alla grande? Allora ecco messa in piedi l’iniziativa Guns2swords. La lore – tanto per rimanere in tema – è subito spiegata: si tratta di un servizio a pagamento per cui le nostre armi da fuoco dovranno essere spedite alla MSCHF, dove saranno fuse e trasformate in spade e restituite al mittente. Il tutto raccontato attraverso grafiche che paiono prese da qualche vecchio album power metal e celebrato ulteriormente da un set di carte Magic ufficiali, basate proprio sul progetto. Le potevate trovare in vendita – prima che finissero anche queste sold out – su Secret Lair. Dubito che gli acquirenti siano gli stessi che si emozionano guardando un video dove un tizio trova la carta di Magic più rara della storia. Me li immagino piuttosto sperare fortissimo di essere sorteggiati per poter entrare alla Supreme a comprare qualche t-shirt a tiratura limitata. 

Rimanendo in ambito pop ricordiamo come nel 2024 i diritti su Mickey Mouse dovrebbero decadere, rendendolo di libero dominio. MSCHF non ha perso tempo e nel 2021 ha aperto le prenotazioni per la prima action figure di Topolino non coperta da copyright. Chi è riuscito ad assicurarsi – pagando, naturalmente – un token riceverà la sua statuetta vinilica l’anno prossimo, esattamente nella data che definisce lo scadere della proprietà intellettuale. «Abbiamo fatto il primo artwork ufficiale non ufficiale del famoso topo» riporta il sito dedicato, dopo averci ricordato quanto la lotta alle lobby sia giusta e doverosa e quanto invece la libertà intellettuale sia preziosa e da difendere a ogni costo (in questo caso in realtà bastavano 100 dollari, ma vedo che le quotazioni dei token oggi arrivano anche a 429 euro).

Lo sforzo che gli artisti alla MSCHF compiono per sabotare la cultura pop dall’interno, mettendo al contempo l’accento sulle assurdità del capitalismo, è sicuramente notevole. Parliamo di gente che ha realizzato un videogioco dove occorre pagare 10 dollari per poterci fare un partita, mentre il primo in grado di concluderlo si prende tutta la borsa (a oggi di circa 71.400 dollari). A conti fatti un gioco d’azzardo camuffato da innocente prodotto da retrogaming, con in più l’idea che la nostra abilità ci possa dare l’accesso al succoso monte premi. 

Peccato che tutta questa feroce ironia perda rovinosamente di significato nel preciso momento in cui il carrozzone finisce inevitabilmente per alimentare la macchina dell’hype che tanto vorrebbe ridicolizzare. Se le tue produzioni antisistema sono sistematicamente in vendita a prezzi maggiorati su quella macchina da speculazioni che è StockX, è inutile che cerchi di farmelo passare come paradosso funzionale al tuo ragionamento.

Non stai rendendo la tua critica ancora più paradossale, stai semplicemente cercando nuovi investitori per mandare sold out le tue prossime uscite. Che non vengono regalate, ma vendute tramite un normalissimo shop online. Poco importa della grafica stordente, dei font stirati e dei colori sparati in faccia. Sempre di un carrello da riempire si tratta. Vuoi sfottere il mercato che ha reso enorme un fenomeno come i Funko Pop!, ma ti limiti a realizzarne la versione vagamente più edgy.

Puoi aver convinto la galleria Perrotin a esporre un tuo videogioco per Gameboy in cui ironizzi sul servizio di leva obbligatorio per la band kpop BTS, aver venduto gelati che ricordano i più famosi milionari del mondo stampando sul packaging «Eat the Rich» o esserti beccato una denuncia da Boston Dynamics per aver trasformato il loro robot Spot in un fucile da softball comandato in remoto da sconosciuti. Rimani sempre un rivoluzionario da Hypebeast, ennesima testimonianza di come oggi le sottoculture si siano trasformate in parentesi estetiche da social

Ne avevamo già parlato in questa rubrica, ma l’operato di MSCHF ne è una delle dimostrazioni più palesi. Quello della cultura popolare è un campo di battaglia dove si ha la pretesa di combattere senza uscire dalla propria comfort zone, con il risultato che il nostro spettro di interesse si va a ridurre sempre di più di stagione in stagione. Tanto da finire di trovare divertente l’idea di un simulatore di sedia.

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