
Il dialogo tra videogiochi e audiovisivo è ormai la colonna portante di buona parte dell’intrattenimento contemporaneo, in cui i flussi fra media diversi sono diventati un un core business importante, che non procede in modo univoco ma bidirezionale. Super Mario Bros. – Il film è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo di film che pesca a piene mani dall’immaginario dei videogame.
Il film animato – co-prodotto da Nintendo e da Illumination Entertainment di Chris Meledandri (Cattivissimo me, Minions, Sing) e diretto da Aaron Horvath e Michael Jelenic – rappresenta un aggiornamento una vera e propria icona pop dell’immaginario collettivo contemporaneo. Non si tratta del primo film tratto dal videogioco Super Mario: il primo tentativo fu del 1986, quando fu realizzato Super Mario Brothers: Peach-hime Kyuushutsu Dai Sakusen, diretto da Masami Hata e noto con il titolo internazionale Super Mario Brothers: The Great Mission to Rescue Princess Peach.
A questo seguì il più noto (per la sua dimensione cult) e non proprio riuscito film live action statunitense del 1993, Super Mario Bros., diretto da Rocky Morto e Annabel Jankel e interpretato da Bob Hoskins nei panni di Mario e John Leguizamo in quelli di Luigi. In entrambi i casi non si tratta di titoli clamorosi, anzi, niente che abbia sconvolto il mercato o la storia del cinema. Ci si aspettava molto da questo nuovo film animato, e il risultato è soddisfacente.
La storia è – per quei pochi che non lo sapessero – quella di Mario e Luigi, due idraulici di Brooklyn che si ritrovano catapultati in un mondo magico. Qui, Luigi sarà fatto prigioniero dal malvagio Bowser, il quale vuole conquistare i vari regni confinanti al suo e sposare la principessa Peach. Mario, nel tentativo di salvare suo fratello, diventerà una pedina fondamentale in questa guerra mastodontica.

Super Mario Bros. – Il film non è un capolavoro. Eccelle da un punto di vista tecnico ma, da quello narrativo, è piatto tanto quanto le dinamiche di gioco che contraddistinguono il videogame. Peach però non è più il premio ma un personaggio attivo, con una sua forza interiore, un suo coraggio, che non ci sta a essere una “semplice” principessa indifesa ma che, piuttosto, è intenzionata a combattere in prima persona per i suoi amati sudditi. C’è poi la figura di Luigi, che ha un suo percorso formativo specifico e un po’ diverso da come lo conosciamo. C’è lo stesso Mario, che è figlio delle insicurezze sociali contemporanee.
Per il resto, il film è totalmente in funzione del fan service. Non c’è niente, in Super Mario Bros. – Il film, che non trasudi citazioni, rimandi, assist a videogiochi o, più in generale, all’universo mediatico-narrativo che tutti noi conosciamo e non solo (il locale che si vede un paio di volte e che è frequentato dai due fratelli italo-americani si chiama Punch-Out, storico videogioco di pugilato nato in arcade e divenuto celebre con il NES; Mario rintanato nella sua cameretta gioca a Kid Icarus con un vecchio NES e via dicendo).
Questa tensione citazionista si riversa anche nella messa in scena. La regia e il montaggio sono al servizio di dinamiche che rimandano a quarant’anni di videogiochi, incrociandosi anche con i suoni e le musiche che hanno accompagnato le varie versioni videoludiche, da Mario Kart a Donkey Kong.
Dovevamo aspettarci di più? Dovevamo aspettarci una rivoluzione di fondo o uno sconvolgimento narrativo? No. Super Mario Bros. – Il film è esattamente quello che deve essere e, anzi, riesce nel difficile tentativo di funzionare da collante generazionale. Al botteghino, infatti, Super Mario Bros. – Il film sta facendo molto bene.
In sala si possono trovare cinquantenni, ventenni o bambini, tutti ugualmente divertiti. Questo perché il personaggio ha davvero rappresentato – in forme e modalità differenti – varie epoche, diverse generazioni di videogiocatori che, ora, si ritrovano tutti insieme a condividere il piacere generato da un film che mescola nostalgia e risate, intrattenimento e ricordi. Sembra poco, ma in un periodo di crisi delle sale cinematografiche è tanto.
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