Spirou. La speranza, nonostante tutto 3 e 4, di Émile Bravo (Nona Arte)
Ad aprile, Nona Arte ha pubblicato in una volta sola i due volumi conclusivi dello Spirou “realistico” di Émile Bravo, tra le serie francofone – e non solo – più interessanti degli ultimi anni. Si tratta del compimento di un lungo racconto iniziato ormai 15 anni fa con Diario di un ingenuo, in cui il fattorino d’albergo creato da Rob-Vel si trovava calato nel contesto realistico della Seconda guerra mondiale. Il conflitto, l’occupazione tedesca, la deportazione degli ebrei belgi l’hanno travolto nei primi due volumi della serie, e lui si è ritrovato coinvolto, inconsapevolmente, nei ranghi della Resistenza all’invasore.
La trama di La speranza, nonostante tutto è molto difficile da riassumere, perché il racconto è fatto di decine di episodi inanellati l’uno nell’altro, di personaggi che entrano in scena per poi scomparire e riapparire dopo decine di pagine, oppure che a un certo punto escono dal libro e non tornano più, scomparsi nei lager o spariti durante un rastrellamento della polizia. A tenere insieme questo mosaico è proprio Spirou, sempre in movimento, che non fa altro che darsi da fare per aiutare gli altri.
La forza del fumetto sta nel contrasto tra il suo protagonista e il mondo terribile in cui si muove. In qualche modo è lo stesso Spirou dei fumetti di Franquin e Fournier, star del fumetto per ragazzi francofono, positiva, solare e avventurosa, che condanna l’uso delle armi ed è convinto che tutto possa essere risolto a parole, con un po’ d’astuzia o al limite un cazzotto. Intorno a lui, però, non si muovono buffi sgherri di Zorglub e il Marsupilami, ma la gestapo, le SS, i belgi collaborazionisti da una parte, i partigiani dall’altra. Il realismo e la violenza contagiano anche Fantasio, disposto a un certo punto addirittura a distruggere un treno militare, incurante delle morti che la sua azione provocherà.
E se in alcuni passaggi il messaggio risulta un po’ stucchevole e catechistico – come quando l’eterno boy scout Spirou aggredisce Fantasio prima dell’episodio del treno, accusandolo del fatto che cedendo alla violenza diventerà egli stesso un carnefice come i loro nemici – queste punte di retorica rimangono casi isolati, persi in un mare di personaggi vivissimi e sfaccettati, resi interessanti da Bravo anche solo con un paio di vignette.